mercoledì 14 dicembre 2016

Il Maestro e Margherita

di Quirino Tirelli



Il sole era appena tramontato, il cielo rosso era solcato da eteree nuvole nerastre.
L'aria era calda, una leggera brezza portava un po di sollievo dopo una giornata afosa.
Stormi di uccelli in lontananza sembravano incorniciare un quadro di Monet.
Era questo il magnifico panorama che si poteva godere stando seduti su una roccia a strapiombo su una valle lussureggiante. Querce secolari assumevano un colore nerastro con la luce dell'imbrunire.
Due persone erano sedute sulla roccia fissando l'infinito. Non esisteva tempo, non esisteva spazio, tutto sembrava fissato in quell'istante.
Fu allora che Lei lo guardò negli occhi e cominciò a parlare.
Margherita – Non ho mai provato nulla del genere, sento di non aver più paura di nulla. Neanche la morte riuscirebbe a tubarmi in questo momento.
Maestro – So di cosa parli Margherita! Anche io riesco a percepire una calma interiore in questo momento, una calma irreale che mi infonde una pace ed una serenità inumana.
Margherita – Vorrei che questo momento non finisse mai, mi sento parte di qualcosa più grande di me.
Maestro – Sono i momenti come questi che danno un senso alla nostra vita. Tutto sta nel riuscire a far sì che questi momenti durino il più a lungo possibile, tutta la vita.
Margherita – È possibile far durare questi momenti tutta la vita?
Maestro – Certo! Ma non è facile. Ogni essere umano, almeno una volta nella vita, riesce a percepirsi, anche se per brevi attimi, parte del tutto. Per brevissimi istanti la coscienza universale attraversa le nostre identità rivelandoci l'essenza delle cose. Tutto però svanisce come il ricordo di un sogno appena ci si sveglia. Il lavoro che il saggio fa è proprio questo. Cercare di rendere questi momenti di consapevolezza sempre più lunghi.
Margherita – In cosa consiste questo lavoro per allungare il più possibile questi momenti?
Maestro – Devi sapere, cara Margherita, che questo è il punto nodale su cui si basano tutte le religioni, le correnti filosofiche e i filoni esoterici. Se togliamo la scorza dell'apparenza, tutto si riduce a questo problema. Prolungare il più possibile questi momenti. Anche se all'apparenza le tecniche che ognuno usa possono sembrare diverse, alla fine quello che si fa è sempre la stessa cosa.
Margherita – Cosa?
Maestro – Il segreto sta proprio in questo. Non fare nulla per fare tutto. Alcuni la chiamano meditazione, altri preghiera, altri ancora si affidano a riti strani. Se in principio tutte queste cose sembrano funzionare, dopo un po', ci si ritrova sempre al punto di partenza, con un pugno di mosche in mano.
Margherita – Ora però mi stai confondendo. Ti confesso che non sto capendo più nulla. Prima mi dici che questa sensazione che ho provato prima è possibile prolungarla per tutta la vita. Poi mi dici che alcuni usano delle tecniche per prolungare questa sensazione, poi però, allo stesso tempo, mi dici che queste tecniche non servono a nulla, che non bisogna fare nulla.
Maestro – Sì, Margherita, hai ragione. Capisco che le mie parole possono sembrarti sibilline.
Margherita – Sì, hai usato il termine giusto, Sibilline!
Maestro – Il punto chiave sta nel ricordo.
Margherita – Il ricordo? Che cosa vuoi dire?
Maestro – Come ti ho detto prima, questa sensazione che stai provando tu in questo momento, la provano tutti, almeno una volta nella vita. Tuttavia, però, moltissimi la dimenticano, peggio ancora, alcuni non hanno neanche consapevolezza di questa sensazione. Eliminando quelli che non hanno proprio consapevolezza, ci soffermeremo su quelli che hanno consapevolezza di questa sensazione ma la dimenticano.
Margherita – Va bene
Maestro – Bene, dicevo che il segreto sta proprio nel ricordo della sensazione. In un primo momento il ricordo sarà sbiadito ma poi, focalizzandolo, riusciremo a ricordare i particolari e via via riusciremo a ricreare quella sensazione. Certo essa sarà un surrogato ma manterrà vivo quel fuoco interiore che arde senza mai esaurirsi. Una volta che si riesce a fare questo accade qualcosa di magico.
Margherita – Qualcosa di magico?
Maestro – Sì! Accade che molto spesso la sensazione ricompare. Questa volta però essa lascerà un ricordo più vivido e duraturo. Da questo ricordo più vivido si può partire, come la volta precedente, generando una sensazione surrogata più particolareggiata e simile all'originale. E così via, continui ricordi che inducono, come per magia, il ripresentarsi della sensazione, fino a che, alla fine, questa sensazione non pervada costantemente la nostra vita.
Margherita – Bellissimo! Ma che me ne faccio di questa sensazione? Mi spiego meglio. Sì è vero, questa sensazione mi fa stare bene, mi sento parte del tutto, riesco a percepire che non esistono più distanze tra me e te, tra me e ogni altra cosa del creato, che io sono te e tu sei me e che noi due siamo tutto. Ma poi?
Maestro – Ecco, è a questo punto che inizia il viaggio nel paese delle meraviglie!
Margherita – Che vuoi dire?
Maestro – È a questo punto che riuscirai a vedere le cose come davvero sono, è a questo punto che capirai la realtà, senza più filtri che ne distorcono la reale essenza.
Ti racconto una storia. Una volta, tanto tempo fa, tutte le anime del mondo erano unite e formavano  una specie di lastra di vetro. In questa lastra di vetro veniva a specchiarsi, ogni giorno, la bella Asura. Gelosa della sua bellezza Deva, sua sorella, decise di rompere quella lastra. Fu allora che il tutto si frantumò e si creò l'infinito. Le schegge di vetro della lastra originaria cominciarono da quel momento un movimento incessante di espansione e contrazione. Ogni scheggia di vetro portava in se l'immagine della bella Asura. Ogni scheggia, da quel giorno, con un moto pulsante continuo, cercò di ricongiungersi con le schegge complementari per ricomporre la lastra originaria. Come un enorme puzzle. Quando una scheggia di vetro riesce a trovare la sua complementare e a ricongiungersi con essa succede qualcosa di fantastico. Si forma una tessera più grande del puzzle originario rivelando ancora di più la bellezza di Asura. La gelosia di Deva, però, non ha mai fine. Contribuendo a rivelare la bellezza di Asura, questo processo è costantemente osteggiato da Deva che rende il ricongiungimento difficile e doloroso.
Margherita – È bellissima questa storia che mi hai raccontato. Ci sono però delle cose che non mi sono chiare.
Maestro – Dimmi cosa non ti è chiaro!
Margherita – Tu hai detto, in pratica, che le anime del mondo sono delle schegge che derivano dalla rottura di una lastra originaria, rottura dovuta alla cattiva Deva. Lo scopo di ogni anima, di ogni scheggia, è quello di trovare altre tessere del puzzle che riescono a combaciare con i propri bordi in modo da ricostruire una parte della lastra originaria. Giusto?
Maestro – Esatto Margherita
Margherita – Ma questo presuppone che ogni scheggia, ogni tessera del puzzle, ogni anima, può avere più schegge complementari, più anime che possono combaciare sui diversi lati?
Maestro – Esatto è proprio così
Margherita – Questo un po' mi delude
Maestro – Perchè ti delude?
Margherita – Siamo stati abituati a pensare che ogni anima debba avere una sola anima gemella, una sola scheggia che con lei si incastri, tu invece mi dici che non è così.
Maestro – Esatto, è proprio così. Devo infatti dirti un'altra cosa riguardante le varie tessere del puzzle. Ti ho detto prima che ogni scheggia porta dentro di se il riflesso della bella Asura. Questo riflesso, però, non è uguale in ogni scheggia. Ogni riflesso contenuto nelle infinite tessere del puzzle è diverso. Pur portando l'informazione principale, la bellezza di Asura, ha delle peculiarità, delle caratteristiche, delle sfumature, che rendono la scheggia unica ed irripetibile. Quindi non solo i bordi sono unici ma anche il contenuto, il riflesso che essa contiene ha delle caratteristiche uniche. Così accade che una volta che si è ricongiunta con una scheggia complementare, una delle varie schegge a lei complementare, il riflesso di Asura risulta essere più particolareggiato, più definito. Succede però anche un'altra cosa. Succede che la scheggia risultante non risulta essere più il frutto di due schegge, di due tessere del puzzle, diventa una nuova tessera, una nuova parte del tutto, che, in continuo movimento, cerca la sua complementare. Una volta che si è avuto l'unione, la fusione, si crea una nuova identità, un nuovo tassello, che cerca il suo complementare. Questo processo di fusione, inoltre, è irreversibile. Non solo la fusione dei bordi  ma la fusione ed il completamento del riflesso di Asura rende irreversibile il processo.
Margherita – Affascinante. Ma è possibile ricostruire la lastra intera? E una volta ricostruita la lastra cosa succede?
Maestro – Certo che è possibile ricostruire la lastra. La ricostruzione della lastra originaria, dell'anima del mondo, è un processo ineluttabile. Anche se la cattiva Deva è sempre all'opera  essa non riuscirà mai ad impedire la ricostituzione, riuscirà solo a rallentare l'intero processo. Una volta ricostruita la lastra cosa succederà? Succederà che l'invidia di Deva prevarrà nuovamente e questo porterà alla ulteriore rottura della lastra. Questo è un processo ciclico che si ripete da sempre e si ripeterà per sempre.
Margherita – Toglimi però un'ultima curiosità. Esisterà un momento, prima dell'ulteriore distruzione, dopo il completamento della lastra, in cui il riflesso di Asura sarà completo. Questo vuol dire che in questo momento l'anima del mondo conoscerà la bellezza di Asura?
Maestro – Cosa vuol dire conoscere la bellezza di Asura? Alla fine nella lastra di vetro c'è solo un riflesso.
Margherita – I tuoi discorsi mi hanno confuso ed anche un po' spaventato. Ti prego fermiamoci per oggi. Voglio godermi ancora questa bellissima sensazione e perdermi nei tuoi occhi.
Maestro – Anche io lo voglio, amore mio.
I due non parlarono più e rimasero fermi a guardarsi. Anche la luna, che in quel momento faceva capolino nel cielo, sembrava incantata dall'energia che si irradiava da quei due corpi.