lunedì 31 ottobre 2016

Il Terremoto visto da Almerindo Duranti

di Almerindo Duranti

A Napoli il primo incontro nazionale dei Corpi Appendant del Rito di York


Massoneria e Tradizione: il Rito di York. A Lecce l'iniziativa del Capitolo Terra d'Otranto



Si è svolta a Lecce l'iniziativa del Capitolo Terra d'Otranto e del Gran Capitolo dell'Arco Reale in Italia - Rito di York. Il Gran Sacerdote Ciro Tadicini ha introdotto l'ospite della serata, Mauro Cascio, che ha relazionato sul tema: «Massoneria e Tradizione: il Rito di York». Nell'occasione è stato presentato anche il libro «Umberto Eco e la Massoneria», pubblicato di recente dalla Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno nella collana di studi curata dal Capitolo De Lantaarn. Sono stati portati ai presenti i saluti del Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dell'Arco Reale Tiziano Busca.

Il Rito di York torna in Friuli Venezia Giulia

Dopo 22 anni il Rito di York torna in Friuli Venezia Giulia, a Udine  (e prossimamente anche a Trieste) grazie all'infaticabile lavoro del Sommo Sacerdote Tiziano Busca. Una ulteriore tappa del percorso di crescita del Rito e di diffusione capillare del territorio che sta portando lo York a posizioni di primo piano, numerico ma anche culturale e spirituale, all'interno della comunione.

Lutto nel Rito di York

È passato all'Oriente Eterno il F.'. e Comp.'. del Capitolo Keystone di Ancona Roberto Bianconi. La fratellanza massonica marchigiana e il Rito di York si stringono spiritualmente attorno alla sua famiglia e rimpiangono un F.'. e un Comp.'. dalle grandi doti umane e iniziatiche

giovedì 27 ottobre 2016

In vendita i gadget del Rito di York



Sono sempre più numerosi in Italia e nel mondo i siti che vendono non solo paramenti massonici in generale e del Rito di York in particolare, ma anche gadget, dai sottobicchieri alla spilletta da giacca, dall'ombrello all'orologio. Gli appassionati oltretutto possono accedere ad una vasta scelta di oggetti particolari anche su ebay. Simboli della Commenda, dell'Arco Reale, del Concilio. L'unico limite è la fantasia.


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Il Sommo Sacerdote Tiziano Busca a Grosseto



Il Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dell'Arco Reale Tiziano Busca è stato a Grosseto. Ha presentato il suo ultimo libro, «Rito di York: storia e metastoria», pubblicato da Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno nella collana di studio curata dal Capitolo De Lantaarn. Nella stessa occasione ha insignito il Compagno Franco Bianciardi, 86 anni, del titolo di Sommo Sacerdote onorario.

«Massoneria e Tradizione: il Rito di York». Mauro Cascio a Lecce



Un open day del Rito di York per spiegare la sua particolarità, la ricchezza della sua simbologia iniziatica. Una iniziativa del Gran Capitolo dell'Arco Reale in Italia a Lecce domani sera alle 19.00, presso la casa massonica in piazzetta luce. Sarà ospite Mauro Cascio che oltre a parlare del suo ultimo libro, «Umberto Eco e la Massoneria» pubblicato da Tipheret nella collana curata dal Capitolo De Lantaarn, relazionerà sul tema «Massoneria e Tradizione: il Rito di York».

mercoledì 26 ottobre 2016

Filosofia e mistica

di Paolo Callari



La proposta di riflessione è il discernimento fra lo stato mentale immanente, proprio del filosofo, e quello trascendente, proprio del mistico.
Mettiamo la punta del compasso sulla parola Rito.
Rito, secondo l’enciclopedia Treccani, ha come esegesi la parola greca aritmos, che è numero, che è il sanscrito Rta, da cui origina la parola Torah, da cui deriva la parola Verità: quid est Veritas ? est vir qui adest.
Rito, peraltro, è ritmo, è l’alternarsi delle stagioni, del giorno e della notte, è il tempo dell’armonia, dell’accordo, è la musica che accoglie la forma letteraria conosciuta come salmo.
Da appassionato di Filosofia della Mente e di strategie di psicoanalisi fondate sul mutuo aiuto, in sperimentazione da noi in Italia, finanziato dal C.N.R. con il nome di modello del Dialogo Aperto, già operativo da trenta anni in Finlandia, la cui paternità spetta a Jaakko Seikkula che lo utilizza fin dagli anni sessanta, voglio specificare, come il rischio per chi precipita nel disturbo ossessivo compulsivo delle condotte magiche da ritualità, che nulla hanno a che vedere con la razionalità della poesia del salmo come canto d’amore verso l’Eterno o come sfogo contro il nemico, la più bella poesia scritta dal genere umano che è “Il Cantico dei Cantici”, sciupano l’orizzontalità della relazione affettiva in una presunta verticalità della mistica che potrebbe rilevare soltanto una collisione con il mondo circostante in quanto non bastevole alla personalità border line che vuole impegnare spazi infiniti piuttosto che accontentarsi dei limiti imposti da madre natura.
Come si può notare, la digressione è un anello aperto, come ci insegna la Filosofia della Mente, è un prodotto assimilabile ad una sollecitazione del nervo ottico, con le metodologie della programmazione neuro linguistica, atto ad essere da sfondo al contrasto delle riflessioni di discernimento che genererà per le tematiche in esso contenute.
Per quanto mi riguarda la Filosofia della Mente e la Programmazione Neuro Linguistica mi affascinano più della rischiosa mistica che, spesso, altro non è che l’acclararsi di un disturbo cognitivo comportamentale inclusivo della ripetizione ossessiva di formule e preghiere.

martedì 25 ottobre 2016

Il simbolismo alchemico di Maria

di Filippo Goti


L'Annunciazione del Botticelli

È indubbio come molti dipinti che ritraggono la narrazione sacra cristiana, e non a caso uso qui il termine cristiana in quanto mi riferisco a quella pluralità di espressioni religiose che sono nate dal cristianesimo (il quale è espressione spirituale e non formale), hanno valore e significato alchemico. Dove ovviamente, e correttamente, intendiamo l'alchimia come l'arte di mondare, separare, e trasmutare le varie componenti di quel mosaico cacofonico che è l'essere umano. L'arte sacra, con le sue codifiche avvenute dal VII secolo in poi, favorevolmente si è prestata a traghettare nel corso dei secoli messaggi iniziatici; e l'attento estimatore della stessa, a prescindere dal luogo e dal tempo, ha la possibilità di interpretare questi messaggi sapienziali tramite le forme, gli spazi, i colori intelligentemente miscelati dall’artista. Il quale artista è a sua volta 'iniziato' all'arte in 'botteghe', per tramite della continua frequentazione del maestro e del fertile connubio che in tali ambiti esisteva fra arte, scienza, cultura, e religione.
Scuole di arti e di mestiere, di cui fin troppo si sente la mancanza in un mondo di molteplici maestri senza chiavi, e che aiutavano il genio a esprimersi.

1. Il Rosso, il Blu e il Bianco nell'Arte Sacra

I capolavori del passato ci tramandano un'immagine della Madre di Gesù avvolta in un bianco splendente o in un blu che rimanda all'infinità del cielo, quando questi colori non sono entrambi utilizzati congiuntamente, assieme ad altri quali l'oro o il rosso. È però indubbio che è nel blu e nel bianco che i maestri dell'arte sacra hanno immortalato la Maria di cui stiamo trattando, intravedendo in essi lo strumento con cui veicolare il loro messaggio. Ovviamente nell’arte sacra i colori rivestono una particolare importanza, e sono a loro volta il frutto di sapienti miscelazioni di metalli ed estratti, in una sorta di alchimia meccanica, che è preludio di un’alchimia d’intelletto e di spirito. È quindi opportuno nel riferirmi alla preponderanza del bianco o del blu, legata ai sacri vestimenti, adottare i termini Maria Bianca o Maria Blu.
Nel linguaggio iconografico il bianco rappresenta la purezza, l'inizio di una nuova vita non macchiata dal peccato, oppure una vita che è stata preservata o mondata dalla corruzione terrena. Nei vangeli troviamo il bianco nella vesta battesimale, così come il Cristo è avvolto di bianco durante la resurrezione. Numerosi sono poi gli angeli che scendono sulla terra in bianche vesti, rappresentando essi il pensiero divino che in quanto tale non può che essere puro in sé stesso.
È quindi ovvio che la Maria Bianca rappresenti l'elemento della purezza così anche in rispetto ai dettami dogmatici quali l'Immacolata Concezione (Maria è stata concepita priva di ogni peccato e monda dalla corruzione della carne)  Nascita verginale (Maria ha concepito Gesù senza conoscere uomo)  Verginità perpetua (Maria non ha conosciuto uomini e non ha procreato dopo la nascita di Gesù).
Il Blu è l'altro colore con cui troviamo rappresentata Maria. Nel linguaggio sacro il blu, nelle sue varie gradazioni ed intensità, rappresenta il mondo spirituale come il rosso, ma con una profonda differenza. Mentre il Rosso è il colore dello Spirito, del divino in sé divino, il Blu rappresenta la creatura che liberandosi dalle passioni terrene, dalla corruzione di questo mondo, attraversa la soglia del divino. Troviamo questo colore quindi non solo nella rappresentazione di Maria, ma anche in quella degli Apostoli. Indubbiamente il blu rimanda anche all’idea stessa di vita, accogliendo in sé il colore delle acque e quello del cielo, ponendo l’accento quindi sulla natura umana e terrena della Maria. Mentre il bianco rimanda ad un’idea di staticità, il blu è un colore fortemente connesso al dinamismo, al mutare, alla trasformazione e alla vita impetuosa; per questo anche a mio avviso la sua affinità con il mercurio non può che essere piena.
Il Rosso è un colore che non di rado, seppur in misura inferiore al bianco ed al blu, accompagna le sacre rappresentazioni di Maria. Il Rosso è associato al fuoco spirituale, alla divinità amorevole che dall'alto dei cieli discende sulla terra, al sacrificio, all'azione di trasmutazione del fuoco. Il rosso è associato agli esseri spirituali, alle manifestazioni del divino tramite lo Spirito Santo, ed in genere è riservato allo stesso Gesù, in quanto la sua natura è anche divina. Qualora investa anche gli Apostoli o la stessa Maria, sottolinea come lo Spirito Santo sia disceso su di loro concedendo i suoi doni spirituali e ultrasensibili.
Il Rosso è il colore dei cherubini, i quali sono una schiera angelica posta oltre il trono divino, questo ad indicare la loro estrema vicinanza al potere e al pensiero divino.
Genesi 3,24: «E esiliò (il Signore Dio) l'uomo e pose a oriente del Giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante per custodire la via dell'albero della vita».
È un rosso, quello iconografico, che rappresenta un amore divino intenso a cui niente che è impuro si può opporre, un amore che è forza dirompente che tutto arde senza consumare ciò che è puro.

2. Il Sale e Mercurio

Prima di procedere è bene ricordare come gli alchimisti solevano attribuire ai vari elementi, fasi dell'opera, colori ed oggetti, dei significati ed attributi spesso intercambiabili, in guisa della scuola di appartenenza o delle necessità comunicative. In quanto se variabile poteva essere il processo con i suoi elementi, il risultato dell'Opera non doveva mutare: la trasmutazione in oro del grossolano, la separazione di ciò che è puro da ciò che è impuro. Del resto l’arte alchemica è per l’appunto un’arte, e come tale non può e non deve essere imbrigliata in schemi fin troppo meccanici e ripetitivi, volendo essa stessa rompere le catene ove l’umana natura ci ha costretto. Via umida e via secca sono termini didattici, è male coglie a colui che pensa di imporre una manichea separazione fra le stesse. Nel processo alchemico spesso ci rendiamo conto che brucia maggiormente l’acqua, resa corrosiva, rispetto al fuoco a fiamma lenta. Il quale processo alchemico è costellato di rischi difficilmente calcolabili, poiché investe una serie quasi infinita di elementi, quasi mai inerti, di combinazioni e permutazioni.
Terminate le considerazioni precedenti, non rimane che chiederci a quali elementi dell'opera alchemica è associata Maria Madre?
Seguendo la logica dell'arte sacra, che vuole una Maria con addosso bianche vesti, o una Maria con la tunica o il velo blu, possiamo quindi introdurre il concetto della Maria Bianca e della Maria Blu. La prima riconducibile al Sale e la seconda al Mercurio,che come ricordava Gerhard Dorn (XVI secolo) il blu, nelle sue varie sfumature, è il colore del mercurio.
Il sale è elemento alchemico associato al corpo e alla materia per la sua qualità di cristallizzarsi, di raccogliere in forma i suoi elementi essenziali. Il sale nasce dall'evaporazione delle acque per mezzo del fuoco. Questa sua duplicità (acqua e fuoco) la ritroviamo nelle sue caratteristiche ambivalenti di elemento che induce conservazione, ma anche di distruzione tramite corrosione. Il Sale va quindi dosato secondo i bisogni e le necessità,  e così come il sale volgare in virtù della cristallizzazione si organizza in forma, così il sale filosofico è quell'agente che sul piano sottile dispiega la forma adeguata attorno allo spirito. Questa la Maria Bianca, vergine e pura, che a seguito dell'annunciazione, concepisce Gesù: dando quindi forma all’essenza.
Matteo 1:18
La nascita di Gesù Cristo avvenne in questo modo. Maria, sua madre, era stata promessa sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Luca 1:34
Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?»
Luca 1:38
Maria disse: «Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola». E l'angelo la lasciò.
 Come in precedenza suggerito la Maria Blu è associata al mercurio. Questo elemento per gli alchimisti è la semenza del metallo, attraverso cui è possibile, con l'aggiunta delle adeguate misure e qualità ignee dello zolfo, conseguire ogni altro metallo, fra cui ovviamente l'oro alchemico. Il mercurio è associato al femminile, alla passività, all'umidità, e alla fertile indifferenziazione. Il mercurio corrisponde quindi ai fluidi, all'acqua, ma anche al seme (per la tradizione occidentale il seme femminile, mente lo zolfo corrisponde al seme maschile). Il Mercurio non da forma a ciò che non è forma, niente esso attiva e raccoglie in se. In quanto il mercurio per sua primaria natura è polimorfo, ed assume esso ogni forma insita nel suo essere semenza metallica.
« Tre giorni dopo, ci fu una festa nuziale in Cana di Galilea, e c'era la madre di Gesù. E Gesù pure fu invitato con i suoi discepoli alle nozze. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". Gesù le disse: "Che c'è fra me e te, o donna? L'ora mia non è ancora venuta". Sua madre disse ai servitori: "Fate tutto quel che vi dirà". C'erano là sei recipienti di pietra, del tipo adoperato per la purificazione dei Giudei, i quali contenevano ciascuno due o tre misure. Gesù disse loro: "Riempite d'acqua i recipienti". Ed essi li riempirono fino all'orlo. Poi disse loro: "Adesso attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono. Quando il maestro di tavola ebbe assaggiato l'acqua che era diventata vino (egli non ne conosceva la provenienza, ma la sapevano bene i servitori che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: "Ognuno serve prima il vino buono; e quando si è bevuto abbondantemente, il meno buono; tu, invece, hai tenuto il vino buono fino ad ora". Gesù fece questo primo dei suoi segni miracolosi in Cana di Galilea, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui. »
(Vangelo secondo Giovanni 2,1-11)
L'angelo dell'Annunciazione e il Gesù delle nozze di Cana altro non rappresentano che lo zolfo, (il terzo elemento alchemico alla basa di ogni sostanza ed elemento, principio attivo e maschile), che combinandosi in modo ed intensità diverse determina nel primo caso il concepimento del Lapis-Cristo, e nel secondo caso la trasmutazione della materia (nel primo caso lo zolfo impone al sale di cristallizzarsi, nel secondo caso è il mercurio che ha azione di reagente o di acceleratore alla sua azione). Ovviamente i tre elementi sono comunque e sempre presenti, seppur in dose diverse in ogni processo, ed anche la loro apparente assenza va letta come non azione esplicita, ma potenziale. Così come nel simbolismo dell'arte sacra la successione dal bianco al blu, o dal blu al bianco per la madonna altro non è che la volontà di far risaltare la purezza come elemento necessario alla divinazione, oppure la sua condizione di privilegiata fra le creature e da cui la purezza. Nell'immaginario alchemico si procede dall'interno verso l'esterno (questa la successione, in quanto le prime fase sono interiori al crogiuolo), indica le fasi dell’Opera, e le dosi necessarie agli elementi dell'Opera. Così se è il bianco a costituire il vestito e successivamente abbiamo un velo azzurro, è suggerito come sia necessario prima immettere il sale nel crogiolo e successivamente il mercurio, oppure come nel caso dell’annunciazione abbiamo un Angelo, significa che la Lapis Bianca, rappresentata da Maria, deve essere ancora sottoposto alla forza dello Zolfo, al fine di concepire il Lapis Cristico.
Ai tanti che sostengono come la Maria Maddalena è sempre raffigurata di rosso, mentre Maria Madre di Gesù di bianco o blu, è bene ricordare che questo confronto ha ben poco senso, in quanto si pretendere una valutazione qualitativa, laddove questa non vi è rappresentando le due Marie momenti e vie diverse dell’Opera stessa. Del resto l'arte sacra ci tramanda innumerevoli opere dove Maria Madre ha vestimenti di color rosso, questo ad indicare come l'elemento spirituale inevitabilmente arda in lei, anche se l'iconografia classica si predilige porre maggiormente l'accento sul bianco ed il blu. E' pur bene riflettere, quando siamo davanti ad una sacra rappresentazione dei secoli passati, quale indumento assume il colore bianco, blu o rosso, e quale processione questi colori rappresentano: la veste è legata alla corporeità, il velo all'intelletto, il manto al diaframma fra ciò che è dentro e ciò che sta fuori.

L'opera alchemica, così come gli elementi alchemici, non è un ferreo alternarsi di operazioni fra loro slegate, ma è un costante e circolare calcinare, separare, riorganizzare, sublimare e trasmutare. Dove i vari elementi raccolgono attribuiti e qualità, seppur in intensità diversa, gli uni dagli altri.
Il sale e i suoi cubici cristalli sono tratti dall'acqua grazie all'azione del fuoco, ma è esso stesso fuoco che brucia sulla carne viva, che corrode gli elementi, che assorbe l'umido. Così come il mercurio assorbendo il sale, si purifica a sua volta, risultando capace di mondare da ogni incrostazione opprimente e velante l'oro.
Vale qui in ultima analisi il detto che solamente chi ha l'oro può fabbricare l'oro.
Nel secolo XV apparve ad opera di un francescano errante di nome Ulmannus un testo alchemico dal nome Libro della Santa Trinità (1415-1419), che associa alle varie fasi ed elementi alchemici temi proprio della mistica e dell'iconografia cristiana. In questo testo alchemico, ancora oggi largamente indecifrato, si narra come l'Uomo sia nato dall'azione congiunta di un duplice Sole: Il Sole Spirituale ed il Sole Nero. Seppur non è questa la sede di narrare delle similitudini fra questo testo e la sapienza gnostica, rimanendo nel solco del presente lavoro è interessante notare come il Sole Spirituale sia un Rebis formato da Gesù "la pietra maschile della purezza", e da Maria "la pietra femminile della Grazia", la loro unione avviene nella plenitudine del Dio Padre "la pietra oleosa". Nel libro della Santa Trinità si sottolinea come anche Maria è consunstanziale al Padre, e non solo Figlio, in quanto anche lei sarebbe nata nello Spirito Santo. Dando quindi vita ad una matrice il cui dissolversi e coagularsi è il punto di origine di ogni essere ed ogni creazione. È interessante notare come la Maria tratta nell’immagine a corredo sia avvolta in vesti di un blu intenso, sottolineando quindi il suo carattere squisitamente mercuriale. Essa viene incoronata, sacralizzata, dal Cristo verde (sale), e dal Padre rosso (zolfo), durante un’azione congiunta.
Nel rinascimento i circoli neoplatonici, i mistici cristiani, si espressero attraverso ardite, quasi surrealiste, visioni del rapporto esistente fra Creatura e Mondo Divino, per cui non possiamo stupirci che in tale fervore culturale e sapienziale le vie proposte all’Opera Alchemica ricordano più un percorso individuale, che una strada maestra per molti.
3. Conclusione
Abbiamo visto, in questo lavoro introduttivo, come arte sacra, misticismo ed alchimia sono depositi dello scibile iniziatico fortemente connessi, e malgrado questo lavoro non intenda fornire espliciti suggerimenti operativi ma promuovere solamente delle riflessioni, è indubbio come un'Opera Reale non possa essere privata di questi apporti, così come del genio individuale.
Il tendere della Maria dal bianco al blu, dal sale al mercurio, da ciò che è cristallino a ciò che è metallica semenza, dal mondo organico a quello metallico, non è altro che il mutare di ogni elemento su questo piano. Elemento che in virtù della presenza della scintilla divina, zolfo, del fuoco trasmutatore, modifica il proprio stato e composizione in guisa di un'opera in perenne corso e senza soluzione di continuità. Così se è il sale che si rende forma e raccoglie lo Spirito disceso dal mondo superiore, in quanto su questo piano tutto deve avere una forma, ciò avviene perchè sussiste il mercurio passivo e femminile che incontra il mercurio maschile ed ativo, in modo tale che alla semenza divina pura in quanto pura essenza, si unisce la semenza femminile di una pietra pura poiché preservata dalla corruzione. Così è la Maria Blu, in cui l'elemento mercuriale ha maggior rilevanza e presenza, che agisce nelle nozze di Cana, spingendo il figlio a manifestarsi e compiere il Miracolo. Del resto non è compito del mercurio, adeguatamente attivato dal sale, mondare e rendere espresso il Lapis, qui rappresentato dal Lapis-Cristo ?
Come la stessa Alchimia tramanda ed insegna gli elementi sono finiti a fronte di infinite combinazioni e permutazioni. Così il singolo elemento sottoposto all’azione ripetuta degli altri elementi, più e più volte modifica la propria composizione e qualità. Così la Maria Bianca e la Maria Blu possono essere intese come l’espressione di un unico elemento che ha attraversato varie fasi di lavorazione.
È quindi la prospettiva e la scienza alchemica che si riveste di elementi cristiani, oppure è il nucleo essenziale del mistero cristiano ad essere uno scrigno alchemico?

venerdì 21 ottobre 2016

Massoneria e Cristianesimo



«Massoneria e Cristianesimo» raccoglie tre saggi di Arturo Reghini apparentemente slegati tra loro per argomento e concezione; in realtà sono tutti attraversati da un unico fil rouge quello del ritorno alla Tradizione, la riscoperta dei valori fondanti dell’iniziazione, l’origine dei significati simbolici. Per ciò nel primo saggio «Massoneria e cristianesimo» si affronta il rapporto tra religione e Massoneria; in «La resurrezione iniziatica e quella tradizionale», ricerca la fonte reale della ritualità e i significati che essa sottende. In «Cagliostro», infine, dimostra come il Conte non sia poi quell’impostore famoso, che è generalmente ritenuto grazie alla disonesta, sistematica, accanita diffamazione organizzata ai suoi danni dai paladini della carità cristiana. Prossimamente per Tipheret - Gruppo Editoriale Bonanno.

giovedì 20 ottobre 2016

Le capitali dell'Italia verso l'Europa: online la registrazione integrale del convegno del Rito di York a Genova



«Le capitali dell'Italia verso l'Europa» è il titolo del convegno organizzato dal Rito di York, nell'ambito di una serie di iniziative dal titolo significativo: 1717-2017, trecento anni di libero pensiero. Come la Massoneria, oggi, riesce a declinare nel mondo la sua storia e la sua tradizione? Questa è la domanda a cui hanno tentato e tenteranno di rispondere studiosi di varia estrazione e formazione. Nello specifico, a Genova, si è parlato di identità, di possibilità mancate, in un'Europa che è nata da un sogno e che si è trovata stritolata dal Mercato, dall'interesse economico-finanziario. Vi proponiamo integralmente la registrazione.

Giornalista 

Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Liguria

Università di Milano

Senatore

Università di Siena

Gran Maestro Onorario Grande Oriente d'Italia

Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dei LLMM dell'Arco Reale - Rito di York


mercoledì 19 ottobre 2016

Il Sommo e l'Altissimo

di Almerindo Duranti


«Umberto Eco e la Massoneria»: Mauro Cascio a Lazio Tv



Il filosofo pontino Mauro Cascio è stato intervistato dal Tg di Lazio Tv in occasione dell'uscita, per Tipheret, del suo ultimo libro «Umberto Eco e la Massoneria» (nella collana curata dal capitolo di studio del Rito di York De Lantaarn).

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martedì 18 ottobre 2016

Il Tao, il Logos, la Massoneria

di Quirino Tarelli

In  principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio. 
Egli era in principio presso Dio: 
tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste. 
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini; 
la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta. 

Quando in questi versi si fa riferimento al Verbo, si fa riferimento alla Genesi, al Fiat Lux. Nel Vangelo secondo Giovanni, quindi, si fa riferimento alla Luce. Dio, quindi, è Verbo. In ambito esoterico, però, bisognerebbe dire, più correttamente, LOGOS. Dio, quindi, è LOGOS e dal Logos (dal pensiero) si genera la Luce (la Conoscenza).
Quando i massoni entrano nel tempio cosa cercano? La luce! E come la cercano? Con il pensiero, con il ragionamento. Anche l'uomo quindi È; come fa ad essere? Con il pensiero, così come è pensiero Dio. C'è però una differenza sostanziale tra l'essere divino e l'essere umano. Dal Logos Divino si genera la conoscenza mentre il Logos Umano è alla continua ricerca della conoscenza. Dio si muove dalla Luce all'oscurità mentre noi ci muoviamo dall'oscurità alla Luce. Come ci insegna la filosofia Orientale, però, il bianco e il nero (lo yin e lo yang) si compenetrano tra loro e non possono esistere l'uno senza l'altro. Ecco quindi che noi non possiamo esistere senza il divino ed il divino, di conseguenza, non può esistere senza di noi. Il Logos Divino È in quanto Noi siamo. Questo è il motivo per cui i massoni non possono essere atei. Essere ateo, per un massone, equivarrebbe al non essere. Sia Dio sia l'uomo, quindi, sono incompleti e hanno bisogno l'uno dell'altro per completarsi.
“Non è possibile costruire un sistema assiomatico omnicomprensivo che sia allo stesso tempo in grado di provare tutte le verità matematiche e nessuna falsità”.
“Se un sistema assiomatico può dimostrare la sua stessa coerenza, allora esso deve essere incoerente”
Questi due enunciati sono stati estrapolati dal teorema di incompletezza di Goedel (anche noto come teorema di Dio). È stupefacente come, partendo da due ambiti in apparenza lontanissimi tra loro, il Vangelo e la Matematica, si possa giungere alla stessa conclusione.
I due Logos (Divino ed Umano), quindi, viaggiano in direzioni diametralmente opposte:


               




Ci si potrebbe chiedere se questi due Logos si incontrano e, se si, dove e cosa succede quando questi due Logos si incontrano. I due Logos in realtà non potranno mai incontrarsi. Essi sono separati da una membrana impermeabile. Questa membrana impermeabile è la nostra realtà. Anche se impermeabile, però, questa membrana è trasparente e consente di vedere cosa c'è al di là. Quello che però si vede non corrisponde al vero perchè, come una lente, essa deforma l'informazione che traspare dall'altro lato. Se però ritorniamo al simbolo del Tao (yin yang)




Possiamo renderci conto che, anche se separati da una membrana, il bianco (la Luce) contiene un po di nero (oscurità) ed il nero (oscurità) contiene un po di bianco (Luce). Questo processo di contaminazione è un retaggio dell'atto creativo, dell'istante in cui tutto fu. Per un solo istante la membrana consentì il passaggio di una scintilla divina attraverso minuscoli pori per un effetto osmotico. La stessa cosa successe all'incontrario, sprazzi di oscurità riuscirono a passare nella luce, generando il male. È attraverso questa scintilla di luce che noi possiamo ricostruire la realtà deformata che ci pervade attraverso la membrana. Con un processo di osservazione e comparazione (induzione e deduzione) possiamo salire i gradini della scala senza pioli che ci fanno progredire nel nostro percorso spirituale.
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venerdì 14 ottobre 2016

Istruzioni per maghi erranti



«Errare è umano». Fermatevi un momento su voi stessi. A quanti è già scappato il pensiero: «E perseverare è diabolico»? O magari: «E perdonare è divino»? La nostra mente ha già preso il largo con le sue riflessioni, osservazioni, intuizioni, e forse con essa ha preso il largo anche la nostra Anima, con la bussola direzionata in una direzione ben precisa. Ma a quanti è venuto in mente che errare può anche significare girovagare, viaggiare, spostarsi, cambiare? Un maggiore centratura su noi stessi, in ogni singolo istante, ci consente di vedere se siamo su binari prestabiliti, offrendoci la possibilità di cambiare strada e seguire la direzione che maggiormente realizza la nostra Essenza. Imparare a vedere nitidamente la realtà nel suo complesso, e non solo in una pre-determinata prospettiva, ci dà un immenso potere: quello di rendere le nostre scelte davvero libere e le nostre azioni realmente efficaci. Tutto sta a imparare come sfuggire alle concatenazioni necessitate di pensieri, ai condizionamenti, alle sovrastrutture così radicate da rendere la nostra vista interiore miope e sfocata: e possiamo darci da fare subito, con i metodi e le tecniche che potranno essere appresi e messi in pratica durante il seminario Istruzioni per maghi erranti 2.0, domenica 16 ottobre 2016.

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giovedì 13 ottobre 2016

Considerazioni sulla Catena d'Unione in Massoneria

di Paolo Callari

La Catena, dai 'Quaderni' di Ivan Mosca

Per intervenire in questo blog mi accingo alla trattazione di una tematica tanto diffusa quanto interpretata in maniera diversa: La Catena d’Unione. Ho ritenuto opportuno utilizzare come supporto pezzi artatamente scelti a conforto delle mie ipotesi. Ho preferito porre domande ai lettori del pezzo più che imporre risposte perché non condivido le modalità perentorie di chi, ponendosi come Maestro, piuttosto che l’ incarico temporaneo di Maestro Venerabile, lo esprimo in maniera colorata sgargiante per motivare i lettori di questi “appunti del pellegrino sul pianeta Terra”, è in cerca di spalle sulle quali mettersi a cavalcioni ed utilizzare gli uomini come troni vivi per il suo regno caduco e temporaneo, piuttosto che Rendere, come la Scotia della colonna, l’acqua al cielo.

1) Per la Legge di Gravitazione Universale ogni fotone rimane al suo posto a motivo dello spazio curvo che ne promuove o evita la collisione, come ogni corpo celeste rimane appiccicato al suo posto, come il fenomeno della Croce di Einstein è il nome dato all'immagine prodotta dalla galassia ZW 2237 +030 e del Quasar G2237 +0305 collocato direttamente dietro ad essa. La galassia, scoperta dall'astronomo John Huchra e distante 400 milioni di a.l. dalla Terra, agisce da lente gravitazionale nei confronti della luce emessa dal quasar circa 8 miliardi di anni luce dietro ad essa, producendo così la caratteristica immagine a croce.
2) Gli uomini altro non sono che un aggregato di atomi che cercano di integrarsi all’armonia che governa l’Universo;  
3) L’Entropia è il principio che regola lo scambio di energia nell’ Universo. Il concetto di entropia ha potuto grazie a questa generalizzazione essere esteso ad ambiti non strettamente fisici, come le scienze sociali, la teoria dei segnali, la teoria dell'informazione e conoscere quindi una vastissima popolarità;
4) Il genere umano, unico e solo tipo di animale presente sul pianeta Terra che nei millenni ha sviluppato le conoscenze tecnologiche, le scoperte scientifiche, l’arte, la poesia, le religioni, in base a questa relazione con se stesso, ha costruito idoli umani, uomini dei;
5) Lo spirito, il corpo: cosa è lo spirito se nessuna particella subatomica è un concetto “evanescente” come quello di “spirito” ?
6) Il mondo della conoscenza può concedersi di eccedere il margine certo della scienza e rischiare di sforare per le proiezioni oniriche, che lasciano vedere nelle macchie di Rorschach figure di animali, umane, ciò che altro non è che una macchia di inchiostro ?
7) Il mondo animale, pneumatico, a differenza del mondo vegetale, nel quale la fotosintesi clorofilliana consente una modalità di vita sulla Terra immediatamente integrata alla entropia universale, deve piuttosto fare ricorso al mantra, tecnica respiratoria: mi sono chiesto se i meridiani energetici altro non siano che forme inibite di quei canali che consentono alle foglie di alimentarsi di luce e di ossigeno per produrre zuccheri, decadute nell’uomo pneumatico perché, in quanto tale, deve alimentarsi di cibo;
Ciò premesso allego tutto ciò che potrà essere a supporto della mia ipotesi che nulla esiste al di fuori della Materia, pertanto la trasmissione iniziatica nell’ordine di Melchisedech altro non è che una scintilla di energia che attecchisce nei terreni fertili.

SUPPORTI DOCUMENTALI

1)Negli Atti apocrifi di Giovanni si legge che Cristo, prima di essere arrestato, disse ai propri discepoli: «...e occorre che noi si formi un cerchio, tenendoci per mano, gli uni con gli altri, chi non è partecipe della catena, non conosce ciò che sarà, contèmplati in me che parlo e poiché Ti è dato di vedere ciò che io opero, mantieni il silenzio sui miei misteri»;
2)  La Comunione degli Angeli e i Santi e il culto delle reliquie “Angeli, Archangeli, Troni et Dominationes, Principatus et Potestates, Virtutes caelorum, Cherubim atque Serafim…intercedite pro nobis”.
3) Inno alla materia (Teilhard De Chardin)

Benedetta sii tu, aspra Materia, sterile gleba, dura roccia, tu che cedi solo alla violenza e ci costringi a lavorare se vogliamo mangiare.
Benedetta sii tu, pericolosa Materia, mare violento, indomabile passione, tu che ci divori se non t’incateniamo.
Benedetta sii tu, potente Materia, Evoluzione irresistibile, Realtà sempre nascente, tu che, spezzando ad ogni momento i nostri schemi, ci costringi ad inseguire, sempre più oltre, la Verità.
Benedetta sii tu, universale Materia, durata senza fine, Etere senza sponde, - triplice abisso delle stelle, degli atomi, e delle generazioni, tu che travalicando e dissolvendo le nostre anguste misure, ci riveli la dimensione di Dio.
Benedetta sii tu, impenetrabile materia, tu che, ovunque tesa tra le nostre anime ed il Mondo delle Essenze, ci fai languire dal desiderio di forare il velo senza cucitura dei fenomeni.
Benedetta sii tu, mortale Materia, tu che, dissociandoti un giorno in noi, c’introdurrai necessariamente nel cuore stesso di ciò che è. Senza di te, o Materia, senza i tuoi attacchi, senza i tuoi strazi, noi vivremo inerti, stagnanti, puerili, ignoranti di noi stessi e di Dio. Tu che ferisci e medichi – tu che resisti e pieghi – tu che sconvolgi e costruisci – tu che incateni e liberi – Linfa delle nostre anime, Mano di Dio, Carne del Cristo, o Materia, io ti benedico.
Ti benedico, o Materia, e ti saluto, non già quale ti descrivono, ridotta o sfigurata, i pontefici della Scienza ed i predicatori delle Virtù, ma quale tu mi appari oggi, nella tua totalità e nella tua verità.
Ti saluto, inesauribile capacità d’essere e di trasformazione in cui germina e cresce la Sostanza eletta.
Ti saluto, universale potenza di ravvicinamento e d’unione, che lega tra di loro le innumerevoli monadi ed in cui esse convergono tutte sulla strada dello Spirito.
Ti saluto, sorgente armoniosa delle anime, cristallo limpido dal quale è tratta la Gerusalemme nuova.
Ti saluto, Ambiente divino, carico di potenza Creatrice, Oceano mosso dallo Spirito, Argilla impastata ed animata dal Verbo incarnato.
Credendo di rispondere al tuo irresistibile appello, gli uomini spesso, si precipitano per amor tuo nell’abisso esterno dei piaceri egoistici.
Un riflesso li inganna, oppure una eco.
Per raggiungerti, o Materia, bisogna che, partiti da un contatto universale con tutto ciò che, quaggiù, si muove, sentiamo via via svanire  nelle nostre mani le forme particolari di tutto ciò che stringiamo, sino a rimanere alle prese con  la sola essenza di tutte le consistenze e di tutte le unioni.
Se vogliamo possederti, bisogna che ti sublimiamo nel dolore dopo averti voluttuosamente stretta fra le nostre braccia.
O Materia, tu regni sulle vette serene ove i santi pensano di evitarti, - Carne così trasparente e nobile che non ti distinguiamo più da uno spirito.
Portami su, o Materia, attraverso lo sforzo, la separazione e la morte.- portami dove sarà finalmente possibile abbracciare castamente l’Universo

mercoledì 12 ottobre 2016

Elementi protocristiani e gnostici nei segni massonici: il segno di riconoscimento di Apprendista

di Domenico Fragata



Il linguaggio dei simboli si presta a svariate interpretazioni, più ampia e profonda è la nostra visione e più vasto sarà il panorama di significati possibili da cogliere. In questo lavoro mi sono dedicato allo studio del segno di riconoscimento di apprendista che, nella sua semplicità , cela e rivela numerosi significati occulti che coinvolgono diversi aspetti della tradizione massonica.  Il segno di riconoscimento non è di certo un banale saluto bensì un simbolo che identifica un gruppo di persone che dovrebbero riconoscersi nel medesimo orizzonte di valori ed ideali.

La Squadra

“Mi sforzerò di vivere con amore e sollecitudine sulla livella per mezzo della squadra”… Incisione ritrovata su una squadra di rame del 1517

Il simbolo massonico sul quale si struttura il significato del segno d’apprendista è la squadra, in latino definita norma che significa regola, modello o esempio.
Il termine stesso trae la sua origine dal tardo latino exquadrare che significa squadrare, rendere quadrato. Nel simbolismo cosmologico la squadra designa lo spazio terrestre, la materia che, a livello numerologico, corrisponde al  numero 4, sintesi ordinata degli elementi Fuoco, Terra, Aria e Acqua. La squadra è lo strumento che verifica l’operato del maglietto e dello scalpello, deve consentire all’apprendista di controllare se la sua pietra interiore sta divenendo effettivamente cubica e perfetta.  Secondo il manoscritto Graham la scienza di Dio si riassume nella squadra, mentre il manoscritto Dumfries indica che la massoneria è un opera di squadra; il che viene realizzato dall’apprendista in modo gestuale. Ogni gesto rimanda dunque al continuo sforzo che il massone deve fare per giungere agli ideali di integrità e rettitudine.

Motivazioni Simbolico Iniziatiche

Il segno di riconoscimento nel cerimoniale è descritto nel seguente modo:
«Stando all’ordine ritirare la mano destra orizzontalmente dalla gola verso la spalla destra, lasciandola poi cadere verticalmente lungo la gamba, in tal modo nel suo movimento si disegna una squadra».
Questi movimenti oltre a disegnare una squadra rappresentano anche una decapitazione.
La prima volta che osservai questo segno non potei fare a meno di chiedermi quale fosse il nesso fra il simbolo della decapitazione e la Massoneria.
Certamente una prima spiegazione la si può trovare nel rituale d’iniziazione nel quale il massone giura: «Preferirei farmi tagliare la gola piuttosto che rivelare i segreti che mi sono stati confidati».
Nonostante questa argomentazione continuarono a sussistere in me numerosi interrogativi che mi portarono ad un’intuizione e, di conseguenza, ad un’altra domanda: qual è il legame tra la Massoneria e Giovanni Battista (che fra tutti è il decapitato più illustre)?
Dati gli innegabili riferimenti al Battista nella libera muratoria ho deciso di approfondire l’argomento per comprendere quali fossero i rapporti fra il segno di riconoscimento e questa eminente figura del proto-Cristianesimo.
Nel libro “Simbolica Massonica” di Irene Mainguy viene citato un passaggio che recita:

Domanda – A chi è dedicata la vostra Loggia e perché la chiamate Loggia di San Giovanni?
Risposta – È dedicata a San Giovanni e la chiamiamo così perché questo santo fu il primo a praticare la virtù e la carità, e a mostrarci la vera Luce.

Nel rituale è evidente che la richiesta del profano di entrare a far parte della loggia è strettamente legata al simbolo della Luce. Dopo che l’esperto ha bussato alla porta del tempio, molteplici volte e con vigore, il copritore apre la porta e, dopo averla richiusa, si avvicina al primo sorvegliante riferendogli:

«È un profano che chiede la Luce».

Di certo non è un caso che la massoneria celebra nel solstizio d’estate, zenit di massima luce, Giovanni Battista.
Il profano che desidera essere ammesso alla libera muratoria, chiedendo la Luce, viene iniziato sotto la protezione del “santo Iniziatore” che simboleggia lo splendore della Luce.
Tramite questi semplici collegamenti risulta evidente la centralità e l’importanza della figura del Battista nel panorama simbolico della massoneria.

Il contesto storico

In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. 2 Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui». Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. 4 Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla!». 5 Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta. Mt 14
 Studiando la storia e l’origine della massoneria non possiamo non addentrarci nelle vicende dell’ordine templare. Dati gli innegabili legami fra i due ordini credo sia necessario chiedersi che rapporto c’è, o c’è stato, fra la figura di Giovanni Battista e i Cavalieri del Tempio.
La storia narra che Ugo di Payns fondò, insieme ad altri otto cavalieri, l’ordine informale dei Poveri Cavalieri del Cristo e del Tempio di Salomone che venne accolto in terra santa sotto la protezione di re Baldovino secondo. Il re sistemò i nove cavalieri presso l’ala orientale del suo palazzo che confinava con le rovine del tempio di Salomone fatto costruire da Erode.
Secondo lo storico francese Gaetan Delaforge: La missione reale dei cavalieri consisteva nel fare ricerche in quell’area, onde riportare alla luce certi resti e manoscritti che serbavano racchiusa l’essenza delle arcane tradizioni del giudaismo e dell’antico Egitto, alcuni risalenti all’epoca di Mosè.
 Al momento, comunque, l’unico dato certo sui rotoli è che uno di questi contiene un diagramma con dei simboli che riportano specificatamente alla misteriosa eresia Giovannita, una corrente di pensiero gnostica per mezzo della quale i Templari potrebbero essere stati iniziati in Terra Santa. Secondo alcuni studiosi il popolo ebraico attendeva due Messia, o Prescelti, che i protocristiani identificarono nelle figure di Giovanni, il Messia Sacerdote, e Gesù, il Re Messia incarnato. In «Iside Svelata», Madame Blavatsky  rivela: «Loro [i Cavalieri Templari] all’inizio erano i veri Cavalieri di Giovanni il Battista, che piangeva nel deserto e viveva di miele selvatico e locuste». Il cabalista Eliphas Levi, nel libro «Storia della Magia» spiega: «I Templari avevano due dottrine: una era celata e riservata ai leader, essendo quella del Giovannismo, l’altra era pubblica, essendo la dottrina cattolica romana. Solo i capi conoscevano lo scopo dell’Ordine che i subalterni seguivano senza diffidare».  Così, Levi confermò l’affiliazione dei Templari con i Giovanniti gnostici ma andò un passo avanti indicando che erano principalmente i Gran Maestri e i capi dell’Ordine ad essere consapevoli delle attività eretiche dei Cavalieri. Questa nozione è stata corroborata dalle trascrizioni compilate dal Concilio Papale durante la caccia ai Templari mostrando che i capi dell’ordine dei Cavalieri Templari, quando erano interrogati circa uno dei loro più importanti riti Giovanniti, quello dell’adorazione della testa di un idolo chiamata Baphomet, ne erano a conoscenza. Il custode della testa era, all’epoca, Hughes de Peraud, il secondo in comando sotto il Gran Maestro Templare Jacques de Molay, che portò segretamente la testa da una comunità templare all’altra ogni qualvolta c’era un’iniziazione o una cerimonia per cui era richiesta la sua presenza. Secondo alcuni studiosi il Baphomet dei Templari era la testa decapitata di Giovanni il Battista; il “Messia” della tradizione Giovannea. Ma cos’era in realtà il Baphomet? È possibile avere una chiara indicazione del significato reale di questa parola traducendola in codice Atbash. Usando questo metodo, semplice e largamente praticato dall’esegesi ebraica, la parola baphomet può essere tradotta con Sophia. Anche considerando solo questo breve spunto di riflessione è possibile scorgere la matrice gnostica della ritualità templare conservatasi negli alti gradi dei riti massonici. Quasi sicuramente le derivazioni gnostiche del culto giovannita, praticato dai templari, confluirono in massoneria  e ne strutturarono a tal punto la ritualità e la gestualità da generare un segno di riconoscimento che ne facesse esplicito riferimento. 

Antropologando: un convegno sulle origini antropologiche e psicologiche di favole, miti, leggende



Si svolgerà a Pesaro, presso la sala del consiglio comunale e dalle 16.00, venerdì 14 ottobre l'ottavo convegno sulle origini antropologiche e psicologiche di favole, miti, leggende nelle diverse realtà delle varie tradizioni culturali e religiose, da un'idea di Luigi Maria Bianchini.
Con l'ideatore interverranno Francesco Domenico Goglia, Cristiano Andreani, Paola Rigetti, Tommaso di Carpegna Falconieri, Massimo Mazini, Lorenzo Fiori, Elisabetta Pascucci, Pierpaolo Loffreda.

lunedì 10 ottobre 2016

Si è chiuso a Genova il Convegno del Rito di York

Il tavolo dei relatori

Un appuntamento prestigioso, con un parterre d'eccezione. L'idea è quella di esplorare, con una serie di convegni, la storia e il suo significato. La storia della Massoneria, con la sua anima iniziatica e con gli indirizzi che spesso ha dato a fatti ed eventi. Indirizzi pre-ideologici e pre-culturali perché la Massoneria non è ideologia e non è cultura, ma è laboratorio, è officina, è il luogo dove le idee si costruiscono insieme. I muratori sono costruttori di sogni possibili. Il sogno è il confine dell'utopia, ma se tutti cominciassero a sognare di professione, l'utopia sarebbe realtà e il cielo diventerebbe terra.  Un ciclo di conferenze, dicevamo, per parlare di 300 anni di libero pensiero. Nella cultura e nei cuori dell'uomo. a'incontro ha visto interventi di protagonisti assoluti del mondo dello studio quale il Prof. Aldo Mola, storico, Vinicio Serino, antropologo, Renzo Brunetti, avvocato, Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d'Italia.
C'è questa realtà che si chiama Europa, "sognata" da Altiero Spinelli a Ventotene, fallita a metà, fallita perché non si è stati capaci di interpretare i bisogni veri della gente e la cosa è stata imposta dall'alto, dal mondo della finanza, facendo perdere quote di sovranità e di democrazia in nome della burocrazia fredda di Bruxelles. È Bruxelles anzi la capitale mancata, come ha sottolineato il sen. Mario Mauro, già Ministro della Difesa. L'incontro, moderato dal direttore di Primocanale Beppe Sciortino e presieduto da Tarciso Tallu, è stato chiuso da Tiziano Busca, Sommo Sacerdote del Rito di York. Presto sul nostro Blog saranno disponibili gli atti del Convegno.

Il senatore Mario Mauro con Tiziano Busca



Successo a Taranto per il convegno sul Cristo Velato




Una importante iniziativa culturale, organizzata dal Centro Studi Europeo Pasca presso il Salone di Rappresentanza della Provincia di Taranto. L'idea è quella di far vedere che una spiritualità diversa è possibile. Savino Giannelli, presidente del Centro Studi, ha anche notato che molti tra gli intervenuti sono giovani. «Lo prendo come buon auspicio», ha detto. La curiosità può essere la molla della conoscenza. L'incontro era dedicato al Cristo Velato soprattutto, e quindi alla Cappella di San Severo e al Principe Di Sangro, figura enigmatica e affascinante e così tanto ha dato alla nostra cultura. Forse più di quanto comunemente si creda. Il Cristo è lì a dare un messaggio, e su questo si è magistralmente speso Vincenzo Cacace. Gli altri due relatori, Gianluca De Martino e Mauro Cascio hanno invece fatto cenno al contenuto degli esperimenti del Principe, con ampli riferimenti alla Cristologia e al Rosacrucianesimo. Cascio ha portato i saluti del Rito di York e del Sommo Sacerdote Tiziano Busca. L'incontro è stato moderato da Giuseppe Giacino.









venerdì 7 ottobre 2016

Ci siamo. Domani il convegno del Rito di York a Genova: 150 anni di storia e Massoneria per quale futuro?



Sabato 8 ottobre a Genova alle ore 16.00  presso il Salone delle Feste –Palazzo Imperiale si terrà un convegno pubblico promosso dai Capitoli Liguri del rito di York unitamente al Gran Capitolo dei Massoni dell’Arco Reale sul tema: «Torino, Firenze, Roma – le Capitali dell’Italia verso l’Europa, 150 anni di storia e massoneria per quale futuro?».

La manifestazione segue una iniziativa promossa, sempre a Genova,  dal GOI e dal Gran Maestro Stefano Bisi per le celebrazioni sulla ricorrenza del 70mo anniversario del Repubblica.

Il programma della manifestazione, con la presenza del Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Liguria, Carlo Melani, intende contestualizzare, in questo anno di celebrazioni sui 70 anni della Repubblica, un lungo processo di identità nazionale che ha visto un passaggio anche della Capitale Italiana da Torino a Firenze a Roma.
Un percorso vissuto dove il ruolo della massoneria è stato di stimolo  e di progetto in una visione solidale, libera e di sviluppo con lo spirito di offrire risposte sul piano democratico e di opportunità per l’Uomo nei suoi bisogni culturali economici sociali.

In questo “viaggio dell’anima” sulla scia della modernità e del progresso la massoneria ha offerto forti contributi di idee e di uomini che ancora oggi, come il sindaco di Roma Ernesto Nathan  Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, sono ricordati per i valori etici, morali, sociali che hanno espresso nella loro funzione politica.

Il convegno ha una doppia lettura che vuole essere portata alla attenzione dei cittadini: uno spaccato storico culturale e sociale delle varie epoche che saranno oggetto del contributo di studiosi quale il Prof. Aldo Mola, storico, Vinicio Serino, antropologo, Renzo Brunetti, avvocato, Gran Maestro Onorario del GOI.
Questa “via alchemica” che ha visto la trasformazione del nostro Paese è stata intrisa di speranze e delusioni ove anche il “sogno” di Altero Spinelli, gli Stati Uniti di Europa, sembra infrangersi contro gli egoismi nazionali e la supremazia della finanza rispetto ai valori ed ai bisogni della società.
È infatti Bruxelles: la capitale mancata la seconda ed attuale lettura delle problematiche che oggi viviamo con il contributo che al convegno sarà portato dal Sen. Mario Mauro, già Ministro della Difesa.
L’incontro moderato dal Direttore di Primocanale Tv Beppe Sciortino, è presieduto da Tarciso Tallu.

Tiziano Busca, Sommo Sacerdote del Rito di York, nel presentare la manifestazione ha sottolineato: «Partiamo con una spinta importante nata dalle tante manifestazioni che il Gran Maestro e il GOI stanno facendo in ogni angolo di Italia. È questo sforzo del GOI un contributo culturale che va sottolineato e che non ha lo spirito della testimonianza o della celebrazione, è invece il desiderio di ribadire, con forza, che questo Paese ha bisogno di ritrovare tutti gli elementi di unità perchè il sogno e la ricchezza di una società non possono disperdersi tra i tanti egoismi e le tante particolarità.
Penso che come mai, in un luogo come Genova - dove il mare ed il porto hanno sempre assunto la immagine di luogo senza confine e di libertà,  le parole di Antoine de Saint-Exupéry siano evocative di un impegno etico della libera muratoria: “Se vuoi costruire una nave, non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente per raccogliere legna e preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata, in loro, questa sete, si metteranno subito al lavoro per costruire la nave”. Una lettura della tradizione per un progetto di rinnovamento».

«De Rivelata Sophia»: domani il seminario a Taranto


Si svolgerà domani alle 17.00 a Taranto, nel Salone di Rappresentanza della Provincia, in via Anfiteatro 4, il seminario «De Rivelata Sophia», organizzato dal Centro Studi Europeo "Pasca". Con Savino Giannella, Vincenzo Cacace, Gianluca de Martino. Interverrà Mauro Cascio, che porterà i saluti del Rito di York. Modera Giuseppe Giacino. 

giovedì 6 ottobre 2016

L'avvocato del diavolo. Breviario di autodifesa del massone



Luigi Pruneti da oltre vent'anni si occupa di antimassoneria, ha scritto sull'argomento libri, saggi, e quasi un centinaio di articoli. Inoltre ha partecipato a contradditori, dibattiti, confronti con agguerriti esponenti del vasto e variegato fronte antimassonico. In questo volume egli mette a disposizione del lettore le sue conoscenze e la vasta esperienza elencando le accuse ricorrenti contro la massoneria e rispondendo in maniera adeguata ad ognuna di esse. Ne fuoriesce un libro capace di stupire e piacevole da leggere ma anche un vero e proprio manuale di autodifesa per il massone. Il Breviario è, infatti, buono per azzittire il vicino di casa imbevuto dei soliti stereotipi, ma è anche valido per mettere all'angolo “avversari” più preparati ed informati, capaci di citare Benedetto Croce o di fare riferimento agli atti della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla loggia “Propaganda massonica”. Prossimamente per Tipheret editore - Gruppo Editoriale Bonanno

mercoledì 5 ottobre 2016

Inno al Logos - Terza parte: Protennoia trimorfica

di Filippo Goti



Il tema del pensiero, del Logos, della luce dell’intelletto che si contrappone alla tenebra dell’ignoranza, risulta essere uno dei pilastri centrali della speculazione delle scuole gnostiche alessandrine. Lo gnostico è colui che anela la redenzione e la salvezza tramite la conoscenza che tutto modifica. Ecco quindi che di seguito propongo un testo barbelo gnostico che mostra una sorprendente similitudine con il Prologo del Vangelo di Giovanni. I Barbelo gnostici ritenevano che la caduta pneumatica, così come la risalita verso la casa del Padre (il Pleroma) fossero determinati da un'espressione divina femminle (Barbelo, Sophia, Zoe, ecc..) introducendo così il conflitto fra conoscenza ed emozioni, fra ragione ed errore. La Protennoia Trimorfica è stata ritrovata tra i codici di Nag Hammadi (codice XIII, trattato I), ed è collocabile nei primi anni del secondo secolo dell'era cristiana.

«Io sono la Protennoia, il Pensiero che dimora nella Luce, io sono il movimento che dimora nel Tutto, colei in cui il Tutto pone le proprie fondamenta, la primogenita tra coloro che vennero all’esistenza, colei che esiste prima del Tutto, colei che è chiamata con tre nomi, che esiste di per sé, essendo perfetta. Io sono invisibile all’interno del Pensiero dell’Invisibile Uno e sono rivelata in ciò che è incommensurabile e ineffabile. Sono incomprensibile, stando all’interno dell’incomprensibile. Mi muovo in ogni creatura. Sono la vita della mia Epinoia, ciò che dimora in ogni Potenza e in ogni eterno movimento, all’interno di Luci invisibili, all’interno degli Arconti e degli Angeli, dei Demoni e di ogni anima che dimora nel Tartaro, di ogni anima materiale. Io dimoro in coloro che vennero all’esistenza. Io mi muovo in ognuno e scendo nel profondo di tutti. Io vado rettamente e risveglio colui che dorme, sono la visione di coloro che sognano nel sonno. Io sono l’Uno invisibile all’interno del Tutto. Io sono colei che consiglia coloro che sono nascosti E conosco il Tutto che esiste nel nascondimento. Io sono senza numero al di là di ognuno. Io sono incommensurabile e impronunciabile, eppure se lo desidero mi manifesterò, interamente, perché sono lo Splendore del Tutto. Io esisto prima del Tutto e sono il Tutto perché esisto in ognuno. Io sono una voce che parla sommessamente. Io esisto dal principio nel Silenzio. Io sono ciò che è in ogni voce e la voce che è nascosta in me, nell’incomprensibile illimitato pensiero all’interno dell’illimitato Silenzio. Io discesi nel centro degli inferi e risplendetti sopra l’Oscurità. Io sono colei che versò l’acqua. Io sono colei che è nascosta nelle acque radianti. Io sono colei che illuminò gradualmente il Tutto col mio Pensiero. Io sono unita alla Voce Ed è attraverso me che la Gnosi si manifesta. Io dimoro negli ineffabili e negli incomprensibili. Io sono la percezione e la Conoscenza, emettendo una Voce per mezzo di Pensiero. Sono la Voce reale e parlo in ognuno ed essi la riconoscono dato che in loro dimora un Seme. Io sono il Pensiero del Genitore e fu innanzitutto attraverso me che la Voce venne, cioè la Conoscenza di cose che non hanno fine. Io esisto come Pensiero per il Tutto, in armonia col Pensiero, inconoscibile, irraggiungibile. Io manifestai me stessa – Io – tra tutti coloro che mi riconoscono, perché io sono colei che è unita ad ognuno nel Pensiero nascosto e nella Voce esaltata. Tale Voce viene dal Pensiero nascosto, incommensurabile dimora nell’Incommensurabile. È un mistero, irrefrenabile per la sua incomprensibilità, invisibile a tutti coloro che sono manifesti nel Tutto. È luce che dimora in Luce. Noi soli siamo separati dal mondo manifesto dato che siamo salvati dalla nascosta saggezza dei nostri cuori per mezzo dell’ineffabile e incommensurabile Pensiero. Colui che è nascosto dentro di noi paga i tributi del suo frutto alle acque di Vita. Allora il Figlio che originò attraverso questa Voce, che procede dall’alto, egli che possiede dentro di sé il nome che è una Luce, rivelò le cose imperiture e tutte le cose sconosciute furono rese note e queste cose, difficili da interpretare e segrete, egli rivelò, e per coloro che dimorano nel Silenzio con il primo Pensiero, egli predicò loro. A coloro che dimorano nell’Oscurità egli si rivelò, a coloro che dimorano nell’Abisso, egli si mostrò, a coloro che dimorano nei tesori nascosti, egli disse i misteri ineffabili e li illuminò, tutti figli della Luce, su dottrine irripetibili. La Voce che origina dal mio Pensiero, esiste come tre stati, il Padre, la Madre, il Figlio, come un suono percettibile. Essa possiede la Parola dentro di sé – Parola dotata di ogni gloria. Possiede tre mascolinità, tre potenze, tre nomi, esistendo come Tre – tetrangolati – nascosti nel silenzio dell’Ineffabile».

Nessuno può con sicurezza affermare che l’Inno al Logos ha influenzato la stesura di questo scritto, e neppure che questo scritto ha influenzato la stesura dell’Inno al Logos. Possiamo però affermare che fra i due scritti ci sono delle profonde assonanze, che suggeriscono come al tempo della loro stesura esistessero numerose casse di risonanza per queste visioni filosofiche, che in seguito sarebbero state violentemente combattute dalla stessa Chiesa.”


Conclusioni

Malgrado la brevità dei passi che compongono l'Inno al Logos abbiamo potuto apprezzare la molteplicità di feconde riflessioni che da essi scaturiscano, di cui in questo breve lavoro ho potuto evidenziarne solamente una misera parte.
L'autore dell’Inno sembra non essere estraneo a concetti cari alla filosofia greca, e allo gnosticismo alessandrino. Questo Logos fecondo che dona la vita, richiama la filosofia stoica ma anche il concetto di Demiurgo Platonico. Le Tenebre che cercano di sopraffare la Luce, e il non mischiarsi della seconda con le prime richiamo lo zoroastrismo, l'antica religione dei Magi, dove Luce e Tenebre erano in lotta fra loro, e il fuoco rappresenta la vita e la conoscenza.
Così come la generazione del Logos richiama prepotentemente gli scritti dei maestro gnostici Valentino e Basilide, che vedevano nella conoscenza la via e la forma di redenzione e rettificazione dell’uomo.
  A prescindere dalle varie riflessioni, che ognuno di noi può trarre dall'Inno al Logos, dobbiamo chiederci se questa sua capacità di svelare infiniti scrigni di sapienza dipenda da una chiara volontà del suo estensore, oppure sia frutto del caso, ed inoltre che scopo è stato inserito il Vangelo di Giovanni in seno alla raccolta del Nuovo Testamento, tenuto conto della sua difformità rispetto ai sinottici?
 Il sottoscritto non crede molto al caso, specialmente quando abbiamo innanzi a noi un testo che è il frutto di una serie di stesure successive, e che oramai fa parte del canone sacro cristiano da quasi duemila anni. Gli studiosi sostengono che la compilazione del Vangelo di Giovanni si durata oltre cinquanta anni, possiamo però ipotizzare che nel corso di questo periodo vi siano stati degli apporti e delle inclusioni, e che il Vangelo di Giovanni sia solamente ciò che sta attorno al Prologo, così come il Prologo è un’appendice all’Inno al Logos. Opera che ha come fine quello di raccogliere  elementi filosofici e metafisici, all'interno di una narrazione che in qualche modo incontrasse la capacità di lettura e di ascolto dei semplici, e non turbasse troppo il sonno dei censori. Una volta che questo Vangelo ebbe conquistato il cuore delle comunità dei fedeli, la sua inclusione nel canone fu necessaria, e non più ostacolabile, e da quel momento la sua preservazione garantita.  Un’astuta operazione, attraverso la quale la narrazione delle opere e della storia di Gesù non sono altro che il cavallo di troia, lo strumento, attraverso cui traghettare nel cuore della nascente e vincente religione elementi filosofici si destinati ai pochi uomini di conoscenza, ma che necessariamente dovevano essere salvaguardati dal crollo imminente del mondo greco-romano, e traghettati nella nuova era. Attraverso una nuova forma narrativa, oppure inseriti all’interno di una nuova forma narrativa che ne garantiva la capillare diffusione attraverso la ripetizione orale e rituale.
 Possiamo ancora vedere questa operazione nell’ottica delle anime del cristianesimo primitivo, quella ebraica e quella greca alessandrina, raccolte e cristallizzate nel canone. Dove la prima, meno colta, dispone di un numero maggiore di testi, e la seconda, legata alla conoscenza e al misticismo, di un numero minore ma qualitativamente superiore. In questa prospettiva possiamo vedere il Canone nuovo testamentario come la composizione, o ricomposizione, di quel mosaico che erano le comunità cristiane dei primi secoli della nuova era: la testimonianza eterna all'interno della tradizione scritta non solo dei vari rapporti di forza, ma anche delle varie radici spirituali.
 Già questo schema era presente nell'insegnamento di Gesù, dove al numero degli apostoli si contrapponeva il ruolo di prediletto di Giovanni, e dove coesistevano diverse provenienze e sensibilità spirituali ed umane. A San Pietro il compito di guidare il gregge, a Matteo, Luca e Marco quello di incarnare l'insegnamento morale quindi legato ad una visione orizzontale e normativa, mentre a Giovanni quello di offrire il fiore della mistica e della filosofia a coloro che erano in grado di coglierlo. Del resto la duplicità dell'insegnamento religioso è insita nella religione cattolica, dove il culto e la fede sono riservati al popolo, e l'amministrazione del culto e la teologia riservati alla classe sacerdotale.
 Rimane adesso un'ultima riflessione da proporre al paziente lettore. L'Inno al Logos disegna una creazione basata sull'intelletto, che si manifesta nel Logos vivente, capace di portare vita e luce laddove prima albergavano le tenebre. Possiamo quindi affermare che siamo innanzi ad una seconda genesi, non più basata sul diletto di un fare meccanico in guisa del piacere della divinità così come appare nel'apertura dell'Antico Testamento; quanto piuttosto una creazione frutto di amore e ragionamento. Nella precedente genesi la divinità vede a posteriori ciò che è buono e giusto rispetto al proprio giudizio, nell’Inno al Logos tutto è vita e luce.
 Sorge adesso un ultimo dubbio, considerazione, o semplice ronzare dell'intelletto. Le tenebre che cercano di sopraffare la luce del logos portatore di vita, non saranno state il frutto della precedente creazione legata ad un cieco ed umorale fare ? Rientrando così nel solco non solo della Tradizione barbelo gnostica a cui appartiene anche il testo gnostico in precedenza proposto, ma alimentando la speculazione di Marcione attorno al Dio Buono del Nuovo Testamento, e al Dio degli Ebrei. Altrimenti che senso avrebbe l’Inno al Logos, e le contraddizioni che sono tali solamente se cerchiamo di vedere in esso una forma ellenizzata della genesi dell’Antico Testamento ?
Forse non possiamo affermare che il Vangelo di Giovanni sia un testo gnostico, ma sicuramente possiamo affermare che numerosi sono gli indizi che portano a ritenere tale l’Inno al Logos. Andando così a tratteggiare un mondo spirituale e filosofico molto frastagliato e confuso, e ponendo la nascita del cristianesimo in un limbo non necessariamente riconducibile alla nascita e predicazione di Gesù
In conclusione ciò che sicuramente possiamo affermare è come attraverso l'Inno alla Luce l'estensore del testo, pare voglia separare in modo vigoroso la radice ebraica-messianica dalla radice greca alessandrina della deità generata. Liquidando così l'intera questione del retaggio ebraico come non necessaria non solo alla teologia cristiana, ma alla radice stessa della spiritualità cristiana.

martedì 4 ottobre 2016

Umberto Eco e la Massoneria: Mauro Cascio a Radio Radicale



«Umberto Eco e la Massoneria» è l'ultima fatica di Mauro Cascio, pubblicata per la collana Tipheret curata dal Capitolo di Studi De Lantaarn, una iniziativa editoriale ormai al settimo titolo fortemente voluta dal Sommo Sacerdote Tiziano Busca. Il filosofo pontino è stato intervistato questa mattina da Radio Radicale.

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La Teologia del­la Prossimità o del B­uon Samaritano...

di Paolo Callari­




La rivoluzionarietà d­el messaggio dei Vang­eli non smette di ess­ere una spada. L’Orto­dossia delle Chiese O­rientali, del credo M­usulmano, del “sionis­mo” di matrice Ebraic­a, permangono forti r­ispetto ad un Cristia­nesimo, che, pur fraz­ionato in venticinque­ religioni di-verse n­ell’arco dei secoli, ­trova matrice comune ­in quella Parola, in ­inglese “Word”, che d­iventa Spada, (in ing­lese “S-Word), Matteo­ 10,34.
Fragile, se non friab­ile, leggere le criti­che dei giornalisti A­ntonio Socci, Bruno V­espa, Giuliano Ferrar­a, che mirano unicame­nte a fare mercato pe­r i propri editori ri­spetto alle tematiche­ trattate più attinen­ti al fatto sociologi­co, ed in tal proposi­to voglio ricordare l­a «Filologia dell’Odi­o» come magistralment­e narrata da Umberto ­Eco nelle pagine di P­anorama nel 2011, che­ ad argomentazioni se­nsate dal punto di vi­sta teologico.
Molto più forte, a mi­o avviso, ricordare l­’opera «La Chiesa del­ Paracleto», di Vince­nzo Soro, risalente a­l 1922. Opera scomoda­ per i mercati editor­iali del tempo presen­te perché mai più ris­tampata.
L’ipotesi di Vincenzo­ Soro è quella delle ­Chiese Gnostiche, scu­ole filosofiche conte­mporanee alla esperie­nza umana del Gesù st­orico, seppellite dal­la sociologia delle r­eligioni, che permane­ nell’ostracismo alla­ Chiesa di Francesco.
Le Chiese Gnostiche,­ oramai sbiadite dal ­tempo del consumismo ­e della robotizzazion­e delle produzioni in­dustriali, coeve al C­risto storico, potreb­bero essere immaginat­e, in quanto scuole filosofiche, un cenaco­lo che educa i suoi p­er una via “Pietrina”­ più che “Paolina”.
Vincenzo Soro, in est­rema sintesi, altro n­on propone che una “C­onfederazione di Chie­se” che non metta gli­ uni contro gli altri­ ma li unisca sotto u­n unico “Pax Pleroma”­, piuttosto che lasci­arsi mettere in confl­itto dagli “arconti”.­
Nella parabola del “B­uon Samaritano” il pro­tagonista non dichiar­a alcun credo religio­so: le religioni rima­ngono un fatto squisi­tamente sociologico p­ertanto pertinente al­la storia di un terri­torio piuttosto che d­el pianeta.
Il Valli tratta in ma­niera inoppugnabile c­ome la Croce e L’Aqui­la altro non sono che­ i simboli del potere­ temporale della Chie­sa e dell’ Imperatore­.
Il simbolo dei Cristi­ani era “Il Buon Past­ore”.
La Chiesa di Francesc­o è quel Cristianesim­o che restaura il mes­saggio originale dei ­Vangeli, peraltro nel­ Vangelo di Giovanni,­ o “Vangelo della Glo­ria”, di Crocifission­e non se ne parla qua­nto piuttosto di resu­rrezione, creando i d­issapori che la stamp­a non fa altro che es­agerare come prevedib­ile in una umanità re­tta dagli “arconti”.
Pertanto l’Anticristo­ non è Francesco ma c­hi, piuttosto che leg­are i popoli sotto un­ unico amore, li attr­ae attraverso l’odio ­mettendoli uno contro­ gli altri, lebbrosi ­e lazzaretti di esseri umani da arginare e da emarginare, una storia molto lontana dalla Teologia della Prossimità o del "Buon Samaritano".

La felicità parte da dentro





Nei bei momenti siamo felici. Può darsi che ci sia una ragione che ci innesca questo stato di profondo benessere: una situazione, una persona, un obiettivo raggiunto, un oggetto conseguito, oppure niente. Ci sono anche momenti in cui questa meravigliosa sensazione nasce così, senza un motivo apparente. In tutti questi casi noi diciamo che “siamo felici”, a ricordare a noi stessi che la felicità è dentro di noi, è uno stato del nostro essere, ci appartiene in ogni momento. Tutto sta a innescarla, in un movimento che però parte sempre e comunque dalla nostra anima. Ebbene, divenendo consapevoli che questo movimento parte da dentro, possiamo imparare ad accendere la fiamma della felicità in ogni istante in cui lo vogliamo davvero.
Sono molte le strade per raggiungere questa piena consapevolezza del nostro potenziale: lavorando a partire dalla propria interiorità, attraverso la meditazione, e il seminario intensivo di Mindfulness ad approccio immaginale del 9-11 Ottobre è una preziosa occasione, per neofiti o esperti di meditazione, per apprendere come riuscirvi. Oppure lavorando attraverso il nostro corpo, come può insegnarci il Qi Gong, nel corso condotto da Andrea Panatta che inizia il prossimo martedì 4 Ottobre.

Vedi le proposte di Spazio Interiore

lunedì 3 ottobre 2016

Tutto pronto per il convegno del Rito di York a Genova. Tiziano Busca: «Per navigare serve prima di tutto la nostalgia del mare»


Sabato 8 ottobre a Genova alle ore 16.00  presso il Salone delle Feste –Palazzo Imperiale si terrà un convegno pubblico promosso dai Capitoli Liguri del rito di York unitamente al Gran Capitolo dei Massoni dell’Arco Reale sul tema: «Torino, Firenze, Roma – le Capitali dell’Italia verso l’Europa, 150 anni di storia e massoneria per quale futuro?».

La manifestazione segue una iniziativa promossa, sempre a Genova,  dal GOI e dal Gran Maestro Stefano Bisi per le celebrazioni sulla ricorrenza del 70mo anniversario del Repubblica.

Il programma della manifestazione, con la presenza del Presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Liguria, Carlo Melani, intende contestualizzare, in questo anno di celebrazioni sui 70 anni della Repubblica, un lungo processo di identità nazionale che ha visto un passaggio anche della Capitale Italiana da Torino a Firenze a Roma.
Un percorso vissuto dove il ruolo della massoneria è stato di stimolo  e di progetto in una visione solidale, libera e di sviluppo con lo spirito di offrire risposte sul piano democratico e di opportunità per l’Uomo nei suoi bisogni culturali economici sociali.

In questo “viaggio dell’anima” sulla scia della modernità e del progresso la massoneria ha offerto forti contributi di idee e di uomini che ancora oggi, come il sindaco di Roma Ernesto Nathan  Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, sono ricordati per i valori etici, morali, sociali che hanno espresso nella loro funzione politica.

Il convegno ha una doppia lettura che vuole essere portata alla attenzione dei cittadini: uno spaccato storico culturale e sociale delle varie epoche che saranno oggetto del contributo di studiosi quale il Prof. Aldo Mola, storico, Vinicio Serino, antropologo, Renzo Brunetti, avvocato, Gran Maestro Onorario del GOI.
Questa “via alchemica” che ha visto la trasformazione del nostro Paese è stata intrisa di speranze e delusioni ove anche il “sogno” di Altero Spinelli, gli Stati Uniti di Europa, sembra infrangersi contro gli egoismi nazionali e la supremazia della finanza rispetto ai valori ed ai bisogni della società.
È infatti Bruxelles: la capitale mancata la seconda ed attuale lettura delle problematiche che oggi viviamo con il contributo che al convegno sarà portato dal Sen. Mario Mauro, già Ministro della Difesa.
L’incontro moderato dal Direttore di Primocanale Tv Beppe Sciortino, è presieduto da Tarciso Tallu.

Tiziano Busca, Sommo Sacerdote del Rito di York, nel presentare la manifestazione ha sottolineato: «Partiamo con una spinta importante nata dalle tante manifestazioni che il Gran Maestro e il GOI stanno facendo in ogni angolo di Italia. È questo sforzo del GOI un contributo culturale che va sottolineato e che non ha lo spirito della testimonianza o della celebrazione, è invece il desiderio di ribadire, con forza, che questo Paese ha bisogno di ritrovare tutti gli elementi di unità perchè il sogno e la ricchezza di una società non possono disperdersi tra i tanti egoismi e le tante particolarità.
Penso che come mai, in un luogo come Genova - dove il mare ed il porto hanno sempre assunto la immagine di luogo senza confine e di libertà,  le parole di Antoine de Saint-Exupéry siano evocative di un impegno etico della libera muratoria: “Se vuoi costruire una nave, non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente per raccogliere legna e preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata, in loro, questa sete, si metteranno subito al lavoro per costruire la nave”. Una lettura della tradizione per un progetto di rinnovamento».
 
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