venerdì 30 settembre 2016

Si è spento Vincenzo Olivieri

È passato all'Oriente Eterno il caro Fr.: Vincenzo Olivieri, della R:.L:. "Martiri di Belfiore" n. 61 all'Oriente di Mantova e Compagno del Capitolo "Acacia" n° 1 all'Oriente di Milano dal 15 settembre 2012 al 3 ottobre 2013, momento in cui si è trasferito a vivere a Mantova.

La cremazione del Fr.: Compagno Vincenzo avverrà Lunedì 3 ottobre 2016 alle ore 12.00 presso il Cimitero Monumentale, Via Cremona 40, località Castelnuovo Angeli (Mantova).

Prepariamoci alla fine del mondo

di Cesare Marco De Lorenzi



Questa potrebbe essere l’ultima mail con cui tedio i Fratelli, non perché ho deciso di smetterla con la mia, saltuaria, tendenza agli sproloqui, ma perché siamo arrivati al gran Giorno in cui tutto finisce per ri-iniziare.
E se questo fosse vero, cosa di cui dubito, avrei molti rimorsi e tantissimi rimpianti, non ultimo perché proprio adesso che ho deciso di candidarmi come Giudice della Circoscrizione Lombarda. Se non siamo al Gran Giorno del Giudizio, se puoi, ovvero se sei un Maestro della Circoscrizione Lombarda, pensa a votarmi alle prossime votazioni.
Ma non è tempo di campagna elettorale, bensì è tempo di informarVi che le Trombe del Giudizio stanno per Squillare, almeno così sembra secondo alcuni.
Noi siamo Uomini del Dubbio, vogliamo cercare, secondo le nostre capacità, di capire e ci poniamo domande, non sempre troviamo le risposte, ma ciascheduno di noi non si accontenta della “verità” che ci viene propinata.
Ma veniamo al fatto di questa mia.
Secondo alcuni profeti della sciagura, domani (oggi 30 settembre 2016) sarà il nostro ultimo giorno in questa forma terrena.
Il carissimo Fratello, Vincenzo Olivieri, della R.l. Martiri di belfiore n° 61 or. di Mantova ieri è stato cooptato all’Oriente Eterno, che la terra gli sia lieve, io, Cesare Marco Delorenzi, con tutta la Fraterna amicizia e compassione, non ho troppa fretta di tenergli compagnia.
Siamo tornati al Mille e non più mille, al giorno dell’Apocalisse annunciata, in verità era stata già annunciata anche per il 21 dicembre del 2012, secondo calcoli approssimativi basati sul calendario Maya.
Quali sono le teorie, tutte sempre e comumque teorie opinabili, che portano ad indicare l’approssimarsi della fine del mondo?
Una revisione dei calcoli basati sul sopra menzionato calendario Maya, pare, abbia evidenziato un errore di calcolo interpretativo che sposta la Fine del Mondo, sempre del mondo come noi lo percepiamo, al 2116. Autori del posticiparsi dell'apocalisse sono stati due fratelli Bohumil e Vladimir Böhm, il primo un matematico e il secondo un docente di storia e cultura Maya, che da tempo si occupano con approcci differenti della questione; i fratelli Böhm hanno scoperto che i calcoli che avevano portato a datare l'apocalisse al 2012 erano errati, e l'errore era stato compiuto dall’archeologo John Eric Sidney Thompson, il quale aveva dimenticato di considerare una lunga interruzione nel calendario Maya, causata da una lunga guerra che bloccò anche il conteggio dei giorni. Pertanto possiamo considerare la prossima settimana, e molte settimane a venire, come nostro patrimonio di vita.
In una trasmissione di Peter Venkman, mondo medianico, una donna ha affermato che la fine del mondo avverrà, è avvenuta, avviene o, usate il tempo verbale preferito, il 14 febbraio del 2016 o 2017, non è molto chiaro. La profezia della donna scaturisce dalla rivelazione che gli ha fatto un sedicente alieno incontrato nel bar di un hotel di Brooklyn che le avrebbe offerto da bere e utilizzando un "dispositivo di controllo mentale", convinta a seguirlo nella sua camera, questo è quanto la signora afferma di aver detto a suo marito. Anche se abbiamo dei dubbi sulla data, abbiamo la certezza della stramberia della storia e un dubbio sulla morale personale.
Nel 2011 un certo dottor Sal, pare Salvatore Conti, definendosi scienziato della NASA, affermò che quest’anno, 2016, i poli si sarebbero sciolti sommergendo tutta le terre emerse; in effetti quest’anno si è registrato un minimo storico della banchina polare con una riduzione marcata, mi pare del 12%, del pack, ma i miei piedi sono ancora all’asciutto.
Secondo la teoria apocalittica di David Montaigne, autore di “Antichrist 2016-2019: Mystery Babylon, Barack Obama & the Islamic Caliphate” il Presidente USA Barac Obama è l’Anticristo, secondo indizi biblici e le previsioni di uno studioso islamico del 17°secolo, e causerebbe la fine del mondo il 06.06.2016 partendo con un attacco contro Gerusalemme. Siamo al 30 settembre 2016, siamo ancora vivi e il mondo non ha ancora subito l’Apocalisse, non c’è stato un attacco contro Gerusalemme e vedo difficile che un presidente a fine mandato si impegni in un’azione così impegnativa come attaccare un alleato storico.
L'auto-proclamatosi profeta Ricardo Salazar sostiene che il 2016 sarà un anno piuttosto movimentato, nel quale vedremo nell'ordine: legge marziale negli USA (inizio anno); Cina che attacca il Giappone (febbraio); impatto con un asteroide di 9 km di diametro che causerà 1,2 miliardi di vittime (maggio); inizio della III guerra mondiale, con USA da una parte, Russia e Cina dall'altra (15, 16 o 17 giugno); fine della III guerra mondiale (25 ottobre, almeno durerà poco) con vittoria dell'alleanza russo-cinese, se ciò non bastasse, aveva pure predetto che ci sarebbe stato, sulla terra, un buco nero creato per errore dagli scienziati del CERN di Ginevra. Il "profeta" aveva anche previsto per il 2015 un terremoto devastante che avrebbe colpito USA e Giappone, una pioggia di meteoriti che avrebbe cancellato un terzo delle foreste della Terra e la distruzione di un asteroide con un'arma nucleare. Anche tutto questo non si è avverato, almeno per il momento.
Ultima previsioni sulla fine del mondo proviene direttamente dalla Bibbia, e precisamente da una a dir poco forzata interpretazione della cosiddetta "profezia delle 70 settimane" contenuta nel libro di Daniele. Scondo alcuni il periodo al termine del quale Gesù farà il suo ritorno e il mondo finirà è da intendersi come 70 cicli giubilari, ossia 3.431 anni. Periodo che, per qualche motivo, terminerà proprio nel 2016. A matematica spicciola, il libro di Daniele dovrebbe essere stato scritto due secoli prima di Cristo: in base a questo calcolo la fine del mondo dovrebbe quindi arrivare fra più di un millennio.

Se facciamo qualche giochino aritmetico con il numero della Bestia (666) ovvero 666+666+666+6+6+6 otteniamo proprio 2016 ovvero siamo nell’Anno del Diavolo. Nel 1820 la beata Anna Caterina Emmerik ebbe una visione durante la quale le fu rivelato che Satana sarebbe stato liberato dal giogo che lo incatenava all’inferno settanta, ottanta anni prima della fine del millennio e sarebbe stato libero per circa un secolo; questo vuol dire che siamo alla fine del periodo di libertà di Satana, come ho scritto prima siamo nell’Anno di Satana. Papa Leone XIII durante la celebrazione dell aS.S. Messa del 13 ottobre 1884 ebbe una visione, anche lui e, forse, che il Papa comunichi con il suo Superiore potremmo credere. Nel racconto della visione si dice che Leone XIII abbia assistito ad un colloquio tra Gesù e Satana, in cui Satana affermava, chiedeva, che avrebbe potuto distruggere facilmente la Chiesa se avesse avuto più potere su coloro che si mettono al suo servizio e, soprattutto, se avesse avuto cento anni di libertà, il racconto dice che il Signore concesse a Satana il tempo e la libertà. Entrambe le visioni concordano. Come protezione abbiamo la preghiera di San Michele Arcangelo, scritta da Papa Leone XIII per la protezione della Chiesa che, fino alla riforma nata dal Concilio Ecumenico Vaticano II°, doveva essere recitata dopo ogni Santa Messa. Inoltre sempre Papa Leone XIII ormulò il Rito dell’Esorcismo minore per proteggere e liberare tutti coloro che fossero colpiti dall’influenza del demonio.
«San Michele Arcalgelo, difendici nella battaglia contro le insidie e la malvagità del demonio, sii nostro aiuto. Te lo chiediamo supplici che il Signore lo comandi. E tu, principe della milizia celeste, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime. Amen».
Ed arriviamo ad oggi venerdì 30 settembre 2016. Una rara evenienza astronomica, la Luna Nera, viene considerata da alcuni quale inequivocabile segno dell’imminente Apocalisse. Astronomicamente avremo un’eclissi di Luna, il lato illuminato della Luna finirà nel cono d’ombra della terra, per cui risulterà quasi invisibile nel cielo notturno, fenomeno che si verifica all’incirca ogni 32 mesi e noi, alla nostra latitudine e longitudine dovremmo poter vedere alle 01 11’ di sabato. Ad allarmare i teorici dell’armagedon, sarebbe la concomitanza con un altro fenomeno avvenuto a settembre: il primo giorno del mese ha portato con sé una eclissi di sole ad anello, in cui la luna è in linea con la Terra e il Sole, facendolo apparire appunto come un anello di luce. Secondo le cassandre o i mitomani, nel vangelo di Matteo, capitolo 24:29, si legge: «Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà e la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno scrollate». Parrebbe che la prima parte della profezia si è avverata all’inizio di questo mese con l’eclissi solare, e venerdì sarà il giorno in cui “la luna non darà più la sua luce”. Quei segni ci stanno comunicando l’imminente arrivo di Dio. Ci stiamo avvicinando alla fine del nostro mondo e la fine della vita sulla Terra per ogni essere umano. Ogni giorno, dobbiamo avvicinarci al nostro Salvatore Gesù Cristo. Nessuno potrà sfuggire a quello che sta arrivando sulla Terra.
Da uomo del dubbio, non penso che oggia sia il giorno dell’apocalisse, se mai lo fosse, non posso far altro che piegarmi al volere del G.A.D.U., comumque da Massone Cristiano accolgo il suggerimento di Papa Leone XIII e recito:
San Michele Arcalgelo, difendici nella battaglia contro le insidie e la malvagità del demonio, sii nostro aiuto. Te lo chiediamo supplici che il Signore lo comandi. E tu, principe della milizia celeste, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime. Amen

giovedì 29 settembre 2016

Conto alla rovescia per il convegno dello York


La Massoneria nel mondo arabo e musulmano



Il giornalista René Naba in un interessante articolo sulla Massoneria nel mondo arabo e musulmano. Uno spaccato poco conosciuto di una esigenza spirituale, figlia del Logos, che non conosce frontiere e non è limitata dalle culture.

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mercoledì 28 settembre 2016

I transiti dell'amore



Quando pensiamo alle “relazioni” l’attenzione si focalizza sul concetto di relazione per poi dirigersi e rimanere centrata sulla sua connotazione, sia essa sentimentale, amicale, professionale, ecc. Rischiamo di farci sfuggire il verbo che regge quel concetto e che in realtà pone le basi per fare la differenza. Essere nella relazione, starci pienamente dentro osservandola nel suo dispiegarsi, impegnandoci per la sua crescita e guardando l’altro con gli occhi dell’Anima. Ma al tempo stesso essere nella relazione: essere, esprimere ed evolvere pienamente se stessi. Ogni relazione che ci coinvolge è anche una relazione con noi stessi: se manca questa, è impossibile l’altra.
In un week-end interamente dedicato alle relazioni, potremo imparare a cogliere il dono inestimabile che ogni relazione porta con sé grazie all’insegnamento di Marina Borruso, nel corso del seminario Il dono delle relazioni, sabato 1° ottobre, e a riconoscere il momento migliore per instaurare, reindirizzare, trasformare o chiudere costruttivamente una relazione durante il seminario di Paolo Crimaldi, I transiti dell’amore, domenica 2 ottobre.

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martedì 27 settembre 2016

Umberto Eco e la Massoneria. Il nuovo libro di Mauro Cascio



Ci siamo. Ecco un nuovo libro che nasce, cresce e che vivrà insieme a noi. Per dimostrare una cosa semplice, all'apparenza, ma che che semplice in realtà non è: che la Massoneria non è quel luogo infame dove si concepisce ogni complotto, inclusi detersivi, scie chimiche, vaccini, o dove si custodisce la realtà dei cerchi nel grano. La Massoneria è, da secoli, la chiesa della Filosofia, senza dogmi, senza assolutismi e senza padroni. «Solo che se lo dico io nessuno mi dà retta», dice Mauro Cascio. «Ma forse scomodando Umberto Eco...».

Ecco il perché di «Umberto Eco e la Massoneria», l'ultimo lavoro del filosofo pontino pubblicato da Tipheret nella Collana di De Lantaarn, il capitolo di studio del Rito di York. «La passione di essere nel mondo. Questa è la Massoneria. Con la voglia di interrogarlo, di rubargli il segreto del suo senso e di stupirsi. Questo fanno i 'muratori', oggi, e lo fanno insieme: costruiscono edifici di comprensione e questo si chiama, a rigore, 'Spirito'. Umberto Eco non ne ha fatto parte, è stato sempre in un angolo, a raccontare, a criticare, a studiare. E restituire la sua voce è un contributo prezioso, significa fare i conti con se stessi, anche a sporcarsi, anche a farsi male. Ma sono rischi che ogni operaio del pensiero ha già messo in conto».

In uscita a ottobre.

Online l'ultimo numero di RY E-M@gazine



È online il nuovo numero di RY E-M@gazine, un momento di riflessione sulle attività rituali e culturali del Rito di York. In questo numero uno speciale relativo all'ultima Grande Assemblea di Rimini con gli interventi di Tiziano Busca, Mario Pieraccioli e Guido Vitali rispettivamente Sommo Sacerdote del Gran Capitolo dell'Arco Reale, Gran Maestro dei Criptici e Gran Commendatore della Gran Commenda dei Cavalieri Templari. Da segnalare anche gli articoli di approfondimento, quello di Marco Rocchi e quello di Vittorio Vanni. Per leggere il tutto è sufficiente cliccare nella copertina qui di fianco.

lunedì 26 settembre 2016

I sette giardini mistici



«La nostra coscienza procede per atti successivi: percepisce, classifica, sintetizza, immagina; ma Gesù non si indirizza tanto all’una o altra delle nostre facoltà quanto alla coscienza centrale. Lui viene verso di noi dall’unità, ci mostra l’unità e si esprime nel linguaggio dell’unità; se fa talvolta delle distinzioni è per riguardo alla nostra miopia, ma lui, non vede che l’Unità Assoluta». In uscita per Tipheret, a cura di Filippo Goti e con una prefazione di Mauro Cascio un piccolo classico del Martinismo: i «Sette giardini mistici» di Paul Sédir. Di Sédir la Tipheret aveva già pubblicato «Meditazioni per ogni settimana».

venerdì 23 settembre 2016

Il divano è meglio di Freud



Il prossimo 28 settembre alle 15.30 presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli in via Monte di Dio 14 sarà presentato il libro di Gianfranco Buffardi «Il divano è meglio di Freud» (Franco Angeli) con Armida Mucci, Viviana Lo Schiavo, Anna Desiato, Antonio Scala, Ferdinando Brancaleone. Un modo per tornare anche a parlare delle professioni di aiuto, dallo psicologo al consulente filosofico. La diversità dei modelli di approccio impone anche una diversità di metodo, a cui concorrono fattori specifici, legati a quel modello. Ogni professione di aiuto riconoscere alcuni fattori aspecifici, non legati ad alcun modello e presente nella maggior parte delle metodologie operative. Questo incontro, e questo libro, ne vogliono essere un efficace inventario, tenuto conto della saggistica sull'argomento e della esperienza personale dell'autore. L'incontro, organizzato dall'ISUE, l'Istituto di Scienze Umane ed Esistenziali ha il sostegno culturale dell'IFACE e dell'AssoISUE.

giovedì 22 settembre 2016

Oggi l'equinozio d'autunno

di Cesare Marco De Lorenzi



Oggi, 22 settembre 2016, alle ore 16,21 (ora legale italiana) in Italia,  accade l’equinozio d’autunno. Ovvero per un osservatore italiano, che si immagini sulla linea immaginaria dell’equatore, il sole si trova allo Zenit, ovvero del tutto sopra la sua testa. l’Equinozio, come il solstizio, è un momento, un attimo di allineamento.
La parola “equinozio” deriva dal latino e vuol dire “notte uguale”, riferendosi alla ripartizione della giornata in 12 ore diurne e 12 notturne che accade ogni anno solo due volte, in occasione appunto degli equinozi di primavera e d'autunno. Questa divisione del giorno in due è correlata al fenomeno delle stagioni sulla Terra. Il pianeta ruota su un asse con un angolo di 23,5 gradi rispetto al piano orbitale; ciò significa che mentre la Terra compie la sua orbita di 365 giorni, i due emisferi sono via via più o meno inclinati rispetto alla direttrice dei caldi raggi del Sole.
Sin dall’alba della vita l’equinozio d’autunno, carico di fascino, suggestione e mistero, ha rappresentato un evento importante per i popoli. Nella tradizione druidica l’equinozio d’autunno è chiamato Alban Elfed (Luce d’autunno) o Elued (Luce dell’acqua).
Esso rappresenta la seconda festività del raccolto, segnando la fine della mietitura, così come Lughnasad ne aveva segnato l’inizio… una festività dedicata a varie cerimonie religiose in cui si ringraziava la terra per i suoi doni ma di questi rituali non è rimasta nessuna documentazione. In Grecia tutte le cerimonie più significative si verificavano durante il mese dell’equinozio. In questo periodo, chiamato dai Beoti, Demetrio o Cererino, Atene celebrava le grandi Tesmophorie, in onore di Demetra, dea del grano. A queste seguivano le Eleusine, che si tenevano ad Eleusi.
Ai Grandi Misteri Eleusini tutti erano invitati, al di là dell’appartenenza sociale, purché parlassero la lingua greca e non fossero assassini. Vi si recava moltissima gente, anche grazie ad un periodo di tregua di 55 giorni, stabilito proprio per facilitare la partecipazione. Si trattava di una drammatizzazione del mito della discesa agli Inferi di Persefone, quindi una esperienza di buio e di tenebre, cui seguiva una esperienza di luce, una trasformazione dello stato interiore nella direzione dell’unificazione con la divinità. Pare, infatti, che alla fine del rito si contemplasse una spiga di grano. In seguito, la rinascita della vegetazione era l’aspetto mitico rivissuto nei Piccoli Misteri primaverili, segnati da purificazioni, digiuni e sacrifici; ma era un aspetto considerato “piccolo”, minore, rispetto alla fase dei Grandi Misteri in cui si poneva il seme spirituale della nuova nascita, il seme che deve morire per dare nuovamente origine alla vita.
Secondo il celebre “Ratto di Proserpina”, Persefone venne rapita da Ade, dio degli Inferi e del sottosuolo, invaghitosi di lei e deciso a farne la sua sposa e regina. Demetra, madre di Persefone e dea della terra e della fertilità, disperata per la sparizione dell’amata figlia, smise di generare le forme di vita terrestri che davano sostentamento ai viventi, gettando l’intera creazione nel panico, compresi gli stessi dei. Quando sembrò che Demetra fosse riuscita a riottenere la figlia grazie alla intercessione di altre divinità tra cui Ecate; Ade fece mangiare a Persefone un seme di melograno, cibo infero, legandola così per sempre al sottosuolo e a dover periodicamente tornare da lui. Fu così che i nostri antichi predecessori spiegarono lo scorrere delle stagioni, poiché autunno e inverno sono lo specchio della disperazione di Demetra nei sei mesi in cui Persefone, divisa tra l’amore della madre e quello del suo sposo oscuro, è costretta a tornare negli inferi; mesi in cui la terra è triste e piena di nostalgia, rifiutando di generare.
Nella mitologia celtica, l’Equinozio d’autunno è indicato col nome di Mabon, il giovane dio della vegetazione e dei raccolti, il cui simbolo chiave è la cornucopia, la cesta senza fondo dalla quale sgorga, come una cascata, tutto il cibo che si desidera. Indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato da Culhwch, cugino di Re Artù mentre altre leggende raccontano che venne salvato da un gufo, un’aquila ed un salmone. A causa del soggiorno ad Annwn, Mabon rimase giovane per sempre. Il suo rapimento è l’equivalente celtico del rapimento greco di Persefone: un simbolo evidente dei frutti della terra immagazzinati in luoghi sicuri per poi essere sacrificati per dare la vita agli uomini.
Non a caso Mabon è il tempo del seme, ossia è il tempo di raccogliere dagli ultimi frutti ben maturi i semi che serviranno l’anno successivo a darci da mangiare, essiccandoli all’aria e all’ombra, conservandoli al buio e all’asciutto in sacchetti di carta con scritto il nome, aspettando la primavera per piantarli. Mabon è il tempo delle radici officinali da raccogliere per le tisane invernali (es. tarassaco, Angelica, Mandragora); è il tempo dei tagli, delle potature, del compost. Mabon fu identificato dai Romani con Apollo Maponus, simile all’alter ego celtico in tutto e per tutto: è l’aspetto giovanile e luminoso del Dio, anch’egli cacciatore come la sorella Diana e dallo spirito silvano.
L’equinozio d’ autunno era importante anche per i Romani. In questo giorno nacque l’imperatore Augusto nel 63 a. C. Egli fece costruire la più grande meridiana di Roma. Grazie a questo immenso orologio solare l’altare della pace, l’Ara Pacis, era in linea proprio con l’equinozio di autunno. Così, nel giorno del compleanno dell’imperatore, l’ombra dell’obelisco si allungava verso l’altare, creando simbolicamente un’unione tra l’imperatore, il sole e l’emblema della pace romana. Anche per l’imperatore Costantino questa data era particolarmente importante.
Egli decise di celebrare il 24 settembre la vittoria contro Massenzio. Durante la battaglia di ponte Milvio, nel 312 d. C., l’imperatore mise fine al regno del figlio di Massimiano, consacrandosi come promotore della cristianizzazione dell’Europa. In realtà Massenzio fu sconfitto il 28 ottobre, ma Costantino fissò la celebrazione della vittoria nel giorno dell’equinozio di autunno per marcare l’importanza dell’evento. Intorno al III secolo d. C. gli equinozi iniziarono anche a prendere le sembianze di statue. Erano raffigurati dai portatori di fiaccole, spesso posti accanto al dio Mitra. Cautes portava la fiaccola verso l’alto, Cautopates verso il basso. Il primo rappresentava l’equinozio di primavera, quando il sole si alza sopra l’equatore e la forza della vita aumenta; il secondo rappresentava l’equinozio di autunno, quando il sole scende sotto l’equatore e la forza della vita diminuisce. A entrambi erano anche associate due costellazioni. A Cautes quella del Toro, a Cautopate quella dello Scorpione. Entrambi gli animali erano solitamente posti di fianco le due figure.
Per la tradizione cristiana la figura legata a quest’importante momento di passaggio è quella di San Michele, la cui festa si celebra il 29 settembre. Il suo nome deriva dall’espressione ebraica “Mi-ka-El” (chi è come Dio). L’arcangelo Michele è ricordato per aver difeso la fede contro le orde di Lucifero, il quale, ribellandosi al Creatore, si separa dagli angeli e precipita negli Inferi. Dal mondo bizantino, il culto dell’Arcangelo Michele dilagò rapidamente ovunque, diffuso soprattutto dalla popolarità che godeva fra i soldati: a San Michele Arcangelo è infatti attribuito uno dei compiti più importanti, quello della lotta contro le Forze del Male. In Europa, lungo l’ideale asse della via francigena, numerose sono le dediche presenti nella toponomastica e nella sacralizzazione di luoghi posti su monti e altipiani, dove vennero eretti importanti edifici di culto, in Italia in particolare si trovano la Sacra di S. Michele in Piemonte e Montesantangelo in Puglia. È comunemente rappresentato alato in armatura con la spada, elemento di con cui sconfigge il demonio, spesso nelle sembianze di drago. La spada, metaforicamente, squarcia il buio, portando luce.

Ebrei e Massoneria negli Usa prima del 1810

di Marco Rocchi



Un interessante saggio (in inglese) del 1910, apparso sulla rivista"Publications of the American Jewish Historical Society", per analizzare i rapporti tra ebrei e Massoneria negli Stati Uniti prima del 1810.

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martedì 20 settembre 2016

«Rivogliamo Palazzo Giustiniani». In un libro la ricostruzione del contenzioso



Il Grande Oriente d’Italia rivuole almeno una piccola porzione di Palazzo Giustiniani, la sua storica sede che il Fascismo gli confiscò e che lo stato italiano non gli ha mai restituito. Un lungo interminabile contenzioso che rappresenta una ferita aperta nel cuore di tutti i liberi muratori. Ad annunciare che il Grande Oriente d’Italia non si arrenderà ma è deciso ad andare avanti è stato oggi il Gran Maestro Stefano Bisi, che nell’ambito delle celebrazioni del XX Settembre, ha tenuto il 19 settembre una conferenza stampa al Vascello nel corso della quale ha  presentato il dossier – che è diventato un libro, “Palazzo Giustiniani, una questione ancora aperta”, pubblicato da Fefè editore, a cura del professor Carlo Ricotti e di Elisabetta Cicciola, che ha curato la raccolta dei documenti,  con la sua prefazione – sull’esproprio che ebbe luogo  nel gennaio del 1926.

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La Torah, luce di tutti i mondi



Norman Garbaty, Torah (particolare)

Hajjim nacque a Volozhin in Lituania nel 1759: fino alla morte nel 1821 fu il rabbi del villaggio. Fondò una casa di studio, che diventerà il modello di tutte le accademie talmudiche del diciannovesimo secolo. Scrisse un solo libro, L’anima della vita (edizioni Qiqajon, Bose, a cura di Alberto Mello), che uscì postumo nel 1824. Combatté gli eccessi della mistica cassidica, sviluppando la lettura dello Zohar e degli scritti di Izchak Luria.

Al contrario del Dio della Genesi, nel momento della creazione il Dio di Luria si contrasse, si ritirò, si limitò, si chiuse nella propria profondità oscura, rinunciando a una parte della propria estensione. Nello spazio abbandonato, lasciò un residuo della luce divina, il reshimu simile alle gocce d’olio o di vino rimaste in una bottiglia vuotata. Con la violenta concentrazione in sé stesso, Egli volle conoscersi nella propria inattingibile profondità. Questo sovrano gesto di contrazione diede origine all’universo. Se Dio non si fosse concentrato, l’universo non sarebbe mai nato: Egli volle che noi fossimo formati dalla stessa sostanza divina. Dunque il mondo è doppio: totalmente pieno di Dio e vuoto di Lui; disceso direttamente da Lui e abbandonato da Lui; luogo di gioia e di esilio.

Dopo di essersi concentrato in sé stesso, Dio si espanse e si manifestò, ispirato dalla forza dell’amore, e gettò nello spazio la luce delle sue emanazioni, le dieci Sefirot. Questa luce era troppo accecante perché lo spazio potesse sopportarla; e venne contenuta e fasciata in dieci vasi. Non tutti i vasi erano identici. I primi tre erano puri e perfetti: gli altri di specie inferiore. La forza della pura luce divina non sopportava qualsiasi adombramento. I vasi delle sette Sefirot inferiori si frantumarono; e le scintille divine si sparpagliarono in ogni angolo della creazione — negli uomini, negli animali, nei laghi, nei fiumi, nelle pietre, nelle piante velenose. Le scintille erano dovunque, ma esiliate, spesso prigioniere delle potenze demoniache. Tutto venne macchiato, spezzato, frantumato. L’albero della vita si separò dall’albero della conoscenza: l’elemento maschile da quello femminile; la Torà venne lacerata in seicentomila lettere. Da un lato, la rottura dei vasi faceva parte del provvidenziale processo di emanazione e rivelazione di Dio: dall’altro le scintille si mescolarono e contaminarono.

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Online un documento straordinario. Il Royane's hand-book



Proponiamo oggi ai lettori del Blog dell'Arco Reale, sempre attenti e sempre desiderosi di studio e approfondimento, il Ronayne's hand-book of Freemasonry, un manuale di Massoneria che qui è offerto in una edizione del 1923. Per scaricarlo basta cliccare qui.
(Marco Rocchi)

lunedì 19 settembre 2016

«Testa e cuore per un nuovo illuminismo dell’uomo». L'allocuzione del Gran Maestro

di Stefano Bisi
Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia



Una comunità che celebra la Libertà e la Bellezza di un patto, di una Repubblica voluta da tanti uomini di diverse provenienza e idee politiche che, mettendo il cuore sopra la testa, mettendo da parte fortissime divisioni ideologiche, egoismi e smanie di potere, riuscirono a creare dalle macerie della non Ragione e dell’odio, e grazie alla Resistenza e alla Liberazione, una nuova casa comune. Riuscirono a far sorgere il meraviglioso edificio della Libertà e dell’Unità, dell’Uguaglianza e della Solidarietà. Della pace e del ripudio della guerra.

Mettere il cuore sopra la testa, come hanno fatto e stanno facendo i volontari delle terre colpite dal terremoto, può servire per grandi imprese e per sublimare gesti d’amore. I volontari sono una luce che attraversa il buio. Ma bisogna cercare di usare sempre testa e cuore. Ha usato testa e cuore Pietro Bartólo, questo piccolo grande coraggioso medico che è diventato un’icona di Lampedusa nel mondo con la sua infaticabile azione a salvataggio dei migranti e che ogni giorno salva vite umane.

Hanno usato testa e cuore pure i giovani imprenditori dell’Elba che partendo dal nulla, da un sogno, da una idea, sono stati capaci di realizzare un’impresa ormai conosciuta a livello internazionale e che ha prodotto centinaia di posti di lavoro. Testa e cuore ha dimostrato di avere Domenico, il ragazzino calabrese che stamani durante il convegno ha emozionato tutti noi con le sue parole, la sua voglia di volare in alto, più in alto delle difficoltà e degli ostacoli.

Testa e cuore ci sono voluti per far nascere la Repubblica 70 anni fa. E ci vorranno anche in futuro. In Europa e nel mondo. Anche qui solo testa e cuore forse potranno evitare il naufragio dell’Umanità.

Noi Liberi Muratori del Grande Oriente d’Italia, e lo diciamo ad alta voce, siamo state fra le poche Istituzioni che hanno raccolto l’appello del Capo di Stato, Sergio Mattarella, a celebrare con continuità questa ricorrenza dei 70 anni, e lo abbiamo fatto talmente bene che perfino il sito del Ministero dell’Interno ci ha copiato il nostro logo celebrativo che da gennaio ha accompagnato ogni convegno organizzato dal Grande Oriente nel giro d’Italia per la Repubblica che abbiamo percorso e che non si è ancora concluso. Un episodio, quello del logo, che al di là del plagio, ci ha reso orgogliosi, perché noi massoni abbiamo contribuito alla rinascita dell’Italia ed alla edificazione dei suoi pilastri.

Siamo partiti da Reggio Emilia, la patria del tricolore e di Meuccio Ruini, massone e presidente dell’Assemblea dei 75 che redasse la Carta Costituzionale. A Rimini, nel corso della Gran Loggia, abbiamo allestito la mostra su “L’Aurora della Repubblica”, ricordando la battaglia per il referendum attraverso la stampa ed i manifesti. Poi i convegni di Colle Val d’Elsa, dove con gli Imam di Firenze e Perugia abbiamo affrontato il tema dell’integrazione nella diversità; di Terni in cui si è discusso dell’articolo 1 e del problema del lavoro, il convegno di Macerata, di Lipari dove il 25 aprile si è parlato di Libertà e valori; e ancora Reggio Calabria, Piombino, e Siena e ancora Genova, Firenze, Sassari, Trani, Radicofani.

Siamo stati a Torre Pellice, nella grande terra dei Valdesi a ricordare Paolo Paschetto, valdese e Fratello massone, l’autore dell’emblema che rappresenta da 70 anni la nostra amata Repubblica. Ne abbiamo onorato la memoria, parlando di un simbolo, e i simboli, quello della Stella della Repubblica, che deve brillare ai nostri occhi e rafforzare le basi del nostro agire individuale e collettivo, sancire sempre nelle coscienze la superiorità del Bene Comune, rispetto agli interventi e agli interessi di parte.

La prima delle virtù repubblicane, è bene ricordarlo sempre, è la ricerca del bene comune. Noi Liberi Muratori vogliamo estendere la nostra fratellanza a tutti gli uomini.

Noi, Grande Oriente d’Italia, non facciamo politica di partito e non intendo prestarmi a strumentalizzazioni e parlare di un prossimo referendum che riguarderà tutti e che ci chiamerà a esprimere un voto sulla riforma costituzionale. Ogni massone è libero di votare secondo la propria opinione e secondo la propria coscienza. Una cosa voglio dirla. Il mondo sta cambiando, tante cose stanno cambiando con una velocità incredibile. Quante volte è necessario fare degli aggiornamenti continui al telefonino che ci sono richiesti dal sistema? Tantissime. Qualche volta cambiamo e ci troviamo meglio, altre volte decidiamo di non fare aggiornamenti.

L’importante è mantenere saldi i principi fondamentali della Costituzione. Guai a pensare di modificare quegli alti principi che ci hanno permesso, grazie alla lungimiranza e all’alta preparazione giuridica di tanti padri nobili , di trascorrere 70 anni di serenità costituzionale e sociale. Bisogna essere oggi più che mai uniti e solidali, responsabili nel fare quelle cose che possono migliorare la vita di tutti i cittadini sempre nel rispetto del principio di uguaglianza. Ricordando sempre quello che disse Piero Calamandrei in un suo celebre discorso agli studenti milanesi che andrebbe fatto sentire a tutti, specialmente a chi vuole dividere: “È un testamento di 100mila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.

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venerdì 16 settembre 2016

I valori antichi e moderni della Massoneria




Un nuovo titolo proposto da Tipheret, Gruppo Editoriale Bonanno. Spiega l'autore: «La riflessione, contenuta in questo libro, riguarda le nuove criticità dovute alla crisi mondiale e al ridimensionamento della democrazia, non solo nel nostro Paese, congiuntamente a una crisi di quei valori che, nel novecento, avevano influito, tanto positivamente nelle diverse società, rendendole più coese, solidali e democratiche.
Infatti, valori quali: la tolleranza, l’uguaglianza, la fratellanza, il libero arbitrio, la solidarietà e la democrazia liberale, hanno realizzato, in passato, a vari profondi cambiamenti e sono tutti valori massonici.
Oggi, in un mondo inaridito nei sentimenti e dove prevalgono alcuni disvalori, la Massoneria può svolgere, ancora, la sua funzione, proprio facendosi portatrice del patrimonio ideale di solidarietà e coesione, che sono insite nel suo Dna.
La spiritualità, l’idealità, l’associazione, sono per molti, in questo momento storico che stiamo vivendo, forme di pensiero che ricorderebbero solo un nostalgico passato che non ritornerà, ma i cultori della “Tradizione” sanno che oggi sono ancora più attuali e necessari.
Pertanto, proprio la Massoneria dovrebbe adeguare la sua funzione ai tempi bui sul piano valoriale per rideterminare una nuova era dei “lumi”. Essa può ritornare ad essere veicolo di cambiamento, attraverso la sua filosofia di libertà e di libero pensiero. Purtroppo questo processo di cambiamento da parte dell’Istituzione si scontra con l’antimassoneria che è sempre più viva e tende a delegittimarla. Ho voluto precisare quali sono gli insegnamenti massonici proprio per sfatare i tanti miti negativi che tendono a svilirla.
Infine, per capire meglio il modo con cui la Massoneria fa ragionare, ho affrontato alcuni dei dualismi presenti nel percorso iniziatico. Questi dualismi servono ad abituare i suoi affiliati a riconoscere, che ogni valutazione fatta da altri ha lo stesso diritto della propria ad essere esternata, e così diventa una grande scuola, non solo educativa, ma anche formativa dei principi della tolleranza, del dubbio e della laicità».

La prefazione è di Luigi Pruneti.

giovedì 15 settembre 2016

Riprendono i lavori del Grande Oriente d'Italia



Dal 17 settembre, e per quattro giorni consecutivi, il Grande Oriente d’Italia rinnova le sue tradizionali celebrazioni per l’anniversario del XX Settembre 1870 con una serie di iniziative che fino a martedì 20 settembre ricorderà l’evento storico che sancì Roma Capitale festeggiando in simultanea i 70 anni della Repubblica Italiana. Il 17 settembre giunge infatti a Roma ‘Repubblica70’, la rassegna culturale del Grande Oriente d’Italia che dall’inizio dell’anno celebra il settantesimo anniversario della Repubblica. Da nord a sud, numerose città, luoghi simbolo dell’Italia, hanno ospitato e ospiteranno incontri nei prossimi mesi per parlare di fatti e personaggi della nostra storia più recente e sensibilizzare gli abitanti della nazione, soprattutto i più giovani, a conoscere l’identità e i fondamenti della comunità in cui vivono.

Il programma avrà inizio al Vascello, avamposto garibaldino nella battaglia per la Repubblica Romana e sede nazionale del Grande Oriente a Roma, la mattina del 17 settembre (ore 10:30) con il convegno pubblico “Per l’Italia, per la Repubblica” che sarà occasione per dialogare sul clima dei nostri tempi con l’idea di una società aperta, libera da confini fisici e ideali. Intervengono: Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa in prima linea nell’assistenza e nella cura dei migranti, noto anche per il ruolo di protagonista in “Fuocoammare”, film di Gianfranco Rosi vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino; Omar Chessa, costituzionalista dell’Università di Sassari; Marco Ventura, docente di diritto canonico, diritto ecclesiastico e diritto e Islam all’Università di Siena; Fabio Murzi, imprenditore, uno dei titolari di ‘Acqua dell’Elba’, che parlerà di lavoro e innovazione nel nostro paese. Ospite particolare del Grande Oriente sarà Domenico Buccafurri, quattordicenne di Reggio Calabria, uno dei vincitori della decima edizione della Borsa di Studio “Giuseppe Logoteta” bandita dall’omonima loggia reggina del Grande Oriente d’Italia. Domenico ci porterà il suo pensiero, i suoi desideri e le sue aspirazioni in questo mondo di grandi cambiamenti. Le conclusioni del dibattito saranno del Gran Maestro Stefano Bisi.

Sempre il 17 settembre, dalle ore 16, l’ingresso al Vascello è consentito solo su invito. In scaletta: l’incontro con il Gran Maestro e la Giunta “Insieme nel Giardino della Fratellanza” dedicato agli iscritti del Grande Oriente e dalle 17,30 ci sarà l’inizio dei festeggiamenti pomeridiani con la serata “Italia, democrazia e libertà” che avrà il momento centrale con il discorso programmatico del Gran Maestro Stefano Bisi per la ripresa dei lavori massonici dopo la pausa estiva. Il Gran Maestro chiuderà la manifestazione intorno alle 20.

Fonte: GOI

mercoledì 14 settembre 2016

Inno al Logos - Seconda parte

di Filippo Goti



Il termine "logos" può essere tradotto in molteplici modi, in quanto storicamente ha assunto connotazioni diverse. Non è quindi importante stabilire il senso originale di tale termine, quanto piuttosto i significati che esso ha di volta in volta rivestito nella riflessione filosofica greca e, più in generale, occidentale. Presso i filosofi dell’antica Grecia "Logos" poteva indicare sia il "discorso" (lat. ratio, o-ratio), sia il "calcolo". Già per Eraclito, però, è necessario distinguere tra logos o ragione individuale e logos universale: tutti gli uomini, partecipano a una "legge universale", a un "ordine universale" (altro significato di "logos"), se solo distolgono lo sguardo dalle cose terrene e caduche. Questo Logos universale, è identificato anche con il "fuoco" divino, che vive dentro tutti gli uomini. Con Platone il "Logos" diventa la capacità di fare dei discorsi veri, in grado di resistere al fuoco confutatorio della dialettica. Nel "Sofista" le idee partecipando tanto dell'identico, quanto del diverso, comunicano tra di loro e rendono possibile quella "complicazione", "comunicazione" che sola assicura il discorso (logos), ossia il pensiero. Con Platone si ha quindi il passaggio tra "discorso" e "ragione": il logos diventa la capacità di fare discorsi veri. Platone poi distinguerà la conoscenza come formata da diversi gradi di perfezionamento ("Immaginazione"/eikasìa; "credenza"/pìstis; "ragione"/diànoia; "intellezione"/nòesis). Lo spostamento del significato semantico del termine "logos" dal senso originario eracliteo ("fuoco divino" "Ragione universale") a quello platonico ("discorso vero") è perfezionato da Aristotele che fonda la "logica" poiché scienza del pensiero e del linguaggio. Per Aristotele, sul piano spirituale, è invece fondamentale l'intelletto "attivo", il nous, facoltà comune all'uomo e a Dio, che permette di pensare quel pensiero che Dio ha di se stesso (Etica Nicomachea). Per Plotino si deve distinguere tra la mera ragione "calcolante" (loghismòs) e la capacità di cogliere l'altro pensiero (logos) che determina l'impulso ascetico come cammino di progressivo distacco verso l'Uno, ma la facoltà capace d'identificarsi con l'Uno è l'"intelletto", lo "spirito", il noùs. Fu comunque Filone d'Alessandria, ebreo ellenizzato, a elaborare le originarie concezioni giudaiche, identificando il pneuma (spirito) con il noùs (intelletto attivo aristotelico e del neoplatonismo). il ruah biblico fu quindi identificato con il nòus greco ed ecco il perché della celeberrima espressione "All'inizio era il Verbo". Infatti la Sapienza di Dio è identificata da Filone con il mondo delle idee platoniche o degli archetipi contenuti nella mente di Dio. Questi pensieri divini ed eterni sono contenuti dall'eternità (dall'inizio) nella mente di Dio, che egli chiama logos, Ragione divina che governa il mondo (concetto per la verità anche stoico). All'"inizio era il Verbo" si riferisce proprio alla mente di Dio che contiene prima della creazione stessa, gli archetipi eterni.




Erroneo però sarebbe tradurre, ricondurre, o semplicemente associare il Logos a mediazione, o numero. Poiché esso non media fra Creatore, Creato, e Creatura, è egli stesso una creazione, e veicolo a sua volta di creazione. Mediare implica una reciproca volontà di sintetizzare due posizioni antitetiche, o comunque distanti. Può forse il Creatore, l'Origine Immanifesta, abbandonare la propria perfezione a favore di una condizione comunque deficitaria rispetto alla precedente ? Sicuramente ciò non è possibile. E' la creatura che trascendendo la creazione, e quindi se stessa, tende alla perfezione, e non certo il Creatore all'imperfezione. Ancora il Logos non è numero, o più precisamente non è solamente numero, giacché è anche strutturazione e regola: insieme. Cosa altro è il verbo se non un soffio di vita, articolato in espressione si compiuta ma anche dinamica. Il logos è l'aria che nasce dal fuoco del puro intelletto divino, che raffreddandosi si muta in delicata rugiada, a sua volta destinata a dare vita all'elemento terra.
 Il verbo è vita, senza ancora forma ma portatore in se di ogni idea e matrice di vita. Nel simbolismo cabbalistico la Lux Increata promana dai tre veli negativi, e s’infonde dando forma nel Grande Anziano (Kether), ed esso da vita alla creazione, ancora animata dal soffio divino, e dalla presenza divina. Assumendo quindi sembianze di un'onda sismica che si coagula nuclei, e successivamente da essi, assumendone le peculiarità, s’irradia verso altre direzioni. Il verbo assume significato di presenza divina, tanto che è detto che essa non si ritiri dalla Creazione, altrimenti questa seccherebbe come un canale in cui non scorre più acqua.
Per gli egizi il Ptah era il verbo, la parola dell'inconoscibile Nut. Il dio che forgia, e da vita ad Autum, il Re Sole. Il rapporto fra questa divinità e la misterica egizia può essere dedotto attraverso la lettura di un passo rinvenuto in una stele di Shabaka, sovrano della XXV dinastia: "Perché ogni parola divina ha origine a seconda di ciò che il cuore di Ptah ha pensato e che la sua lingua ha ordinato. Allo stesso modo furono create le fonti di energia vitale. Ancora possiamo leggere: "Ptah-Tatenem mise al mondo per prima cosa gli dei". Ptah striscia fuori dal grande lago oscuro, dalla fonte inconoscibile della vita, e solamente quando da essa è distinto, posto oltre i suoi limiti, ascende al ruolo di divinità creatrice, di Artigiano che crea e modella la materia, assumendo però le sembianze di Atum. Nel tempio di Menfi, città votata a Ptah, il gran sacerdote del dio porta il titolo significativo di Decano dei Mastri Artigiani, perché in quel recinto sacro erano tramandati gli insegnamenti delle arti operative e speculative: architettura, scultura, medicina, arti magiche, falegnameria, e oreficeria. Ptah deposita ogni segreto della creazione, che poi trasfonde sia a livello celestiale, che terreno ad altri artigiani, che modellano e riproducono in funzione delle proprie capacità.
Per gli gnostici alessandrini il Logos è il pensiero, il verbo divino, la Sophia, la prima ipostasi, che separata dalla coscienza che l'ha partorita, produce effetti. Essa determina un duplice disconoscimento fra Ente pensate, pensiero, e azione sottostante. L'organizzazione della materia, la creazione nel suo complesso, è frutto di un pensiero che non riproduce la totalità, l'unità, della fonte prima. Determinando una difformità fra creazione, pensiero, ed ente pensate (il quale è altro rispetto alla sorgente), sia un abbandono insostenibile, che provoca nell'uomo cosciente un ardente desiderio di ritorno, di abbandono della manifestazione poiché imperfetta.
 3. L'inno al Logos
In Principio era il Verbo. Il Verbo è l'inizio del tempo, il Verbo è il crinale che separa l'assoluto dall'irreversibilità della creazione stessa, poiché è un principio distintivo e separativo, che ammette un prima e un dopo. All’inizio era il Verbo, senza il Verbo non vi è stato un inizio ma cos’è il verbo ? Il verbo non è solamente un suono articolato, e non è neppure una semplice parola, ma è bensì la contestualizzazione e trasmissione di un’azione. Il Verbo assume quindi un aspetto dinamico, un imprimere forza, una manifestazione di volontà.
In Principio era il Verbo può essere interpretato in termini assoluti ed in termini relativi, nel primo caso si esclude che vi fosse altro prima del Verbo, ma come vedremo questo è incongruente con il seguito dell’Inno, nel secondo caso dobbiamo vedere questo Principio come la manifestazione di una Nuova volontà ordinatrice e creatrice, che si va a sovrapporre o rettificare altro.
Il passo Il verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio, può essere tradotto anche con il Verbo era presso il Dio (Padre), il Verbo era dio. Questo perchè in greco viene fatta distinzione fra Theos accompagnato dall'articolo determinativo (e che si riferisce al Padre) e Theos senza tale articolo che significa potenza, o dio, ma non dio Padre. Quindi se invece che una traduzione contestuale, si predilige una traduzione letterale, dobbiamo vedere il Logos come una divinità a se stante e non identitaria con Dio Padre. Ciò sarebbe in accordo con la teologia gnostica delle ipostasi, cioè delle creazioni sottostanti, ma anche con il dogma della Trinità. In entrambi i casi ci troviamo di fronte ad un elemento distintivo del Vangelo di Giovanni, che introduce la questione teologica in quella che per gli altri Vangeli è la semplice narrazione della vita e della morte di Gesù.
Che questo passo sia cruciale è evidenziato anche da traduzioni ebraiche, che nell’ottica dell’attesa messianica  indicano come il testo greco si riferisce al logos, e alla sua funzione, attraverso pronomi impersonali.  In tale ottica il Logos viene degradato da persona a semplice strumento o manifestazione o attributo divino. Quindi da agente di creazione, esso diviene strumento e leva di creazione. Ciò risponde ad una triplice esigenza. La prima quella di ricondurre il Vangelo di Giovanni, e il cristianesimo, all’interno dell’alveo della tradizione religiosa ebraica, la seconda è quello del perdurare dell’attesa messianica attraverso la rimozione del Logos incarnato in Cristo. Infine la terza negando la persona del Logos, si negano i presupposti tradizionali nel canone cristiano alla Trinità, e questo in accordo con la visione unitaria e monolitica di Dio da parte degli Ebrei.
Anche il passo tutto è stato fatto per mezzo di lui apre le porte ad un interrogativo: se tutto è fatto attraverso il Logos, come fa il Logos ad esistere al di fuori della sfera del Dio Padre ? Il Logos è un principio creatore increato ? Già in questo Prologo siamo in presenza del binomio teologico Generato e Creato ?! Oppure questo suggerisce una duplice creazione, aprendo così le porte allo gnosticismo dualista, o in alternativa alla teogonia ipostatica di Valentino ?! Sicuramente il Logos di Giovanni appare molto simile al Demiurgo Platonico, che posto al centro dell'Universo e del Tempo plasma la materia infondendo in essa sostanza tratta dal mondo delle idee. La forte attinenza del Prologo con la filosofia greca si ha anche nel concetto stesso di Logos creatore, che è sovrapponibile a quello stoico dove troviamo il logos spermatikòs: un principio igneo che diffonde la vita nella materia. Il Logos assume quindi le caratteristiche di un agente trasmutativo, così come in alchimia è il fuoco, unico fra gli elementi, che può determinare per sua presenza o assenza il cambiamento di stato degli componenti dell'universo.
 In tutta risposta i traduttori di cultura e religione ebraica si richiamano ad una traduzione del 1526 ad opera di Tyndale  “Tutte le cose sono state fatte da esso, e senza di essa, neppure una delle cose fatte è stata fatta.  In essa era la vita e la vita era la luce degli uomini.” Dove ovviamente non si vede il Logos come una persona divina, ma bensì come la parola divina e quindi un semplice attributo del Dio Padre.
 E' ancora interessante notare come in alcune comunità gnostiche questo passo veniva tradotto come:" Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui, il Niente è stato fatto di tutto ciò che esiste." In questo caso siamo innanzi ad un'impostazione gnostica dualistica prossima quindi al manicheismo o al catarismo (espressione gnostica tarda) che suggerisce non solo una doppia creazione, ma anche una differenza qualitativa fra le due creazioni in quanto non provenienti dalla stessa radice: Una che proviene dal Logos divino, ed una che proviene dal Nulla.
Impostazione dualistica che sembra avvalorata dai passi seguenti dove si parla delle Tenebre che non accolgono la Luce. Ovviamente la riflessione che scaturisce è se il Logos è Luce e tutto è stato creato tramite il Logos, chi ha creato gli uomini e le tenebre ?! Dove per i primi l'accogliere il Logos è discrimine fra vita e morte spirituale, e per le seconde che non lo accolgono di preesistenza in quanto la luce non può genere le tenebre, così come le tenebre non possono generare la luce.
Inoltre non possiamo notare l’interessante rapporto che l’estensore dell’Inno ha con il tempo e la sua linearità. Il tempo così importante per noi moderni, tanto da essere alla base del nostro processionare lungo la vita, con le sue cadenze socialmente imposte, per l’autore di questo brano pare essere una porosa membrana deflorata da logos, e dagli altri attori. Tutto ha inizio con il Logos, questi è l’agente che crea, però successivamente troviamo che sullo sfondo del tessuto narrativo si agitano già uomini e tenebra: i primi in attesa di luce e vita, e la seconda animata da spirito di sopraffazione. E’ un tempo diverso ?! Oppure un Logos diverso ?! Oppure ci troviamo innanzi ad elementi tipici della speculazione di Basilide che ci narra di un Cristo Igneo che di manifestazione in manifestazione ne assume la forma ad essa maggiormente indicata ?! Dove il tempo assume la duplice veste di elemento relativo all’insieme in cui il Logos agisce, e movimento esterno all’insieme del Logos stesso. Per gli antichi greci il tempo era circolare, tutto si ripeteva all’infinito. Nella tradizione ebraica il tempo ha un inizio, ma non ha una fine, in quanto l’assoggettamento dell’uomo alla volontà di Dio è un atto dovuto a prescindere il senso di questa legge e la finalità della medesima: un semplice meccanismo. Nella forma religiosa del cristianesimo esiste un tempo degli uomini che ha fine con la seconda venuta del Cristo, che è al contempo principio del tempo di Dio. Infine nello gnosticismo il tempo che cadenza la vita degli uomini ha fine relativamente al singolo gnostico che raggiunge la Gnosis, la quale lo pone oltre il flusso spazio temporale assumendo forma e contenuto di redenzione. Nell’Inno al Logos abbiamo che quest’ultimo irrompe nella vita degli uomini, alterando in coloro che lo accolgono la percezione del circostante. (Continua)
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martedì 13 settembre 2016

Parte domani il nuovo webinar dello York

La biblioteca di Villa Medici Il Vascello

Un appuntamento quello del webinar organizzato dal nostro Blog che ha coinvolto tante persone, dentro e fuori il Rito di York. Un momento di condivisione e crescita importante, per capire la Qabalah, il suo ruolo, i suoi rapporti con la Massoneria, ma anche per mettere a fuoco il simbolismo di gradi, per esempio, come il Maestro del Marchio o l'Arco Reale. Domani alle 20.00 parte un secondo ciclo di lezioni, dedicate questa volta al «Libro della Formazione». Per seguire il corso (tutte le lezioni vengono registrate per gli iscritti e rese disponibili a partire dal giorno dopo) occorre essere invitati, scrivendo all'indirizzo arcorealerdy@gmail.com

lunedì 12 settembre 2016

Dalla biografia di Benedetto XVI un nuovo attacco alla Massoneria

di Marco Rocchi



Di recente è stata pubblicata una biografia ufficiale di papa Ratzinger, ad opera di Elio Guerriero. Immancabile l'attacco alla Massoneria, identificata come mandante degli attacchi mediatici a Benedetto XVI. Per leggere l'estratto del libro col riferimento in questione clicca qui

Massoneria da ridere: la riapertura dei lavori

di Almerindo Duranti

venerdì 9 settembre 2016

I 70 anni “ufficiali” del canto degli italiani

di Mirko Crocoli





Un’estate ricca di eventi sportivi; gli europei di calcio e soprattutto i meravigliosi Giochi Olimpici di Rio de Janeiro. Ci commuoviamo all’unisono quando sale in alto il tricolore e vola in cielo il tanto amato “canto degli italiani”. Tiro a segno, tuffi, nuoto, scherma, fioretto, canottaggio, tutto appare come un sogno e ogni medaglia strappata con sudore e fatica è – per ognuno di noi – fonte inesauribile d’orgoglio. In quel contesto la politica si unisce, le divergenze ideologiche si annientano, il credo religioso scompare e – come per magia e (è giusto dirlo) grazie ai massoni – l’unione italica ci accomuna affettuosamente.

Nonostante ciò, non si riesce ancora a capire perché qualche “ben pensate” ce l’abbia ancora a morte con i tanto odiati “fratelli” massoni d’Italia. Quelle stesse persone che spesso siedono caldi e comodi sugli scranni più alti del nostro potere, che si alzano in piedi boriosi con fasce al petto e che muovono i labiali per mostrare la loro conoscenza della bella melodia, in realtà, sembrano disprezzare e discriminare l’antichissimo ordine iniziatico, pur sapendo benissimo che il nostro amatissimo Paese si nutre – sin dal risorgimento – di quei sani valori su cui poggia da secoli la Massoneria.

L’intero comparto sportivo non paga gli sbagli di un singolo atleta dopato, coloro che salvano le vite nelle corsie di ospedali giustamente non vengono demonizzati in toto per l’inettitudine di un singolo medico distratto e improvvisato, la classe politica si indigna quando viene alla luce la corruzione di qualche “mariuolo” isolato e l’imprenditoria che paga le tasse si sente ovviamente irritata dal finanziere che evade in paradisi fiscali. Non si capisce dunque perchè, in base alla teoria sbagliatissima della generalizzazione, la Massoneria (quella eccellente) viene da anni ghettizzata come se fosse il male assoluto della nostra società. Appaiono – inspiegabilmente – due pesi e due misure.

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giovedì 8 settembre 2016

La vita, il viaggio, l'iniziazione

di Antonio M. Abiff



La vita poi, non è che un viaggio, è vero, e come tutti i viaggi,  dovrebbe cominciare con un passo  e con un certo peso materiale. Ma lei, per eccellenza, non sembra avere meta ne destinazione;  comincia con un pianto disperato,  quasi come sapesse a che va incontro.  Aumenta il suo bagaglio ad ogni passo, nutrita di illusioni e di speranze, oppressa da bisogni e da morale,  si forgia di rinunce alla fucina della delusione.
Disseta il suo vagare a fonti di piacere, oppio e trastullo del momento, per poi tornare ad essere tormento. E alle stazioni di ogni conoscenza prende coscienza della vastità dei vuoti che si portan dietro le parole, del tedio delle fedi indotte, della mutevolezza delle idee.
Comprende il respirare lento di chi tace e fa dell'ignoranza una risorsa. Sedersi in cima al mondo e guardar giù è un modo di affrontare questo viaggio. E non invocazioni e non preghiere: la libertà non è che consapevolezza e accettazione muta di non essere che nulla..

Una riflessione di Meister Eckhart



Meister Eckhart dice: «Prima di nascere, IO SONO dall'Eternità». Beato colui che nello spazio-tempo si rende conto del suo Essere Eterno. «Egli è nel mondo, ma non è di questo mondo».

Il Martinismo secondo Amadou



Queste 10 istruzioni manoscritte destinate agli uomini di desiderio, nelle quali vengono illustrati i principi fondamentali dell’Ordine Martinista e del sistema Martinezista, si sono salvate dalla vendita della biblioteca di Amadou subito dopo la sua morte. Sembrerebbero l’estratto in bella copia di appunti presi nel corso di conferenze, o “tavole”, tenute durante riunioni dell’Ordine stesso. Lo stile è quello della “lezione a braccio”, con digressioni numerose, ritorni al medesimo argomento con parole differenti e nuove esemplificazioni. Certi concetti vengono dati come conoscenze assodate (ci si rivolge a dei Fratelli Iniziati), il linguaggio è decisamente esoterico e non sempre di facile comprensione. Fra qualche settimana in uscita per Lamed, la collana della Tipheret ed. tutta dedicata agli studi martinisti.

mercoledì 7 settembre 2016

A Pinerolo una delle logge più antiche d'Italia



Il Gran Maestro Stefano Bisi sarà a Pinerolo sabato 10 settembre ospite della Loggia Mario Savorgnan d’Osoppo (587) della città. L’occasione è una tornata rituale nella nuova casa massonica di Pinerolo, nel cuore del centro storico, al piano nobile di un palazzo ottocentesco che si affaccia sulla Piazza di S. Donato, di fronte alla facciata della cattedrale della città subalpina, che nel medioevo fu capitale piemontese del Principato degli Acaja-Savoia. Pinerolo è conosciuta a livello internazionale per essere stata la sede tra Ottocento e Novecento della Scuola Militare della Cavalleria italiana, culla della moderna equitazione sportiva. La Massoneria sorse a Pinerolo con la fondazione di una prima Loggia nel 1758, una tra le più antiche d’Italia.

Fonte: GOI

martedì 6 settembre 2016

Un convegno su Francesco Maria Santinelli, l'alchimista che incantò Newton

Marco Rocchi

Con il Patrocinio della Provincia di Pesaro e Urbino e il Collegio dei MMVV delle Marche del Grande Oriente d'Italia si svolgerà a Urbino, presso l'aula consigliare, un convegno dedicato a Francesco Maria Santinelli a 350 anni dalla prima edizione della sua opera, la «Lux Obnubilata». Interverranno con il presidente del Collegio Fabrizio Illuminati, Marco Rocchi (Università di Urbino), Davide Riboli (Accademia delle Belle Arti di Urbino), Francesco Sberlati (Università di Bologna), David Gullentops (Università di Bruxelles), Elisabetta Cerigioni (Università di Urbino), Giovanni Caputo (Università di Urbino), Claudio Bonvecchio (Università dell'Insubria)

Il Libro della Formazione. Dal 14 settembre il nuovo webinar del nostro blog



Dopo la serie introduttiva dedicata alla Qabalah e alla sua influenza sul simbolismo della Massoneria in generale e alle camere del Rito di York in particolare, un nuovo ciclo di lezioni online dedicate al «Libro della Formazione», uno dei testi più importanti della tradizione ebraica. Il webinar inizierà il prossimo 14 settembre alle 20.00 e si terrà ogni mercoledì. Le lezioni saranno come di consueto registrate e rese disponibili a partire dal giorno dopo. Il corso prevede anche degli approfondimenti di supporto, sempre online, e dei materiali didattici in Pdf. Per informazioni e per iscrizioni: arcorealerdy@gmail.com

venerdì 2 settembre 2016

Crisi e qualità di vita. Strategie di cura tra etica e scienza




La crisi è strumento dell’esistenza. La storia affronta crisi su crisi ed evolve. L’esistenza del singolo è scandita dalle crisi: nascita, svezzamento, crisi puberale, adolescenziale, crisi sentimentali, lavorative, affettive, senescenza. La società vive in costante pericolo di crisi, economiche, sociali, politiche, ideologiche. Il pensiero è, in parte, pensiero “critico” e l’etimo non può essere misconosciuto: la storia del pensiero filosofico è una storia di crisi, la storia del pensiero scientifico è una storia di crisi che, a volte, si trasformano in “rivoluzioni”.
All’idea di crisi, però, è comunemente associata quella difficoltà economica, finanziaria e sociale che ormai caratterizza molti momenti della nostra esperienza contemporanea: investe solo gli aspetti negativi di un rallentamento se non inversione della tendenza al progresso sociale e culturale, cancella ogni possibile accezione positiva ed evolutiva.
La scuola in etica della scienza “Stefano Buffardi”, VI edizione, intende aprire a queste possibilità sopite: proprio dalla considerazione che parte di questa difficoltà a leggere la crisi anche in funzione di un’evoluzione esistenziale, si rivolge sia al dibattito di culture che all’esperienza del singolo. I 4 momenti formativi saranno, quindi, differenziati in un evento congressuale, due momenti esperienziali - uno formativo ed uno esercitativo - una discussione finale con una modalitàche ricalca quella del dialogo nei cafe philo e che abbiamo indicato con “dialogo collettivo”.
L'appuntamento è a Vitulano dal 16 al 17 settembre in collaborazione con l'ISUE e l'IFACE. Per informazioni: info@isue.it

giovedì 1 settembre 2016

Inno al Logos (prima parte)

di Filippo Goti





Il Nuovo Testamento offre molteplici spunti di riflessione attorno a quegli elementi caratterizzanti di ciò che oggi riteniamo essere il cristianesimo, ma che in quel limbo magmatico dei primi secoli dell’era cristiana era un movimento dalle mille espressioni, caratterizzato da una forte conflittualità teologica interna.  Ecco quindi che, direttamente o indirettamente, il Nuovo Testamento dona, per coloro che sanno dove posare l'intelletto, evidenze attorno a questa genesi eterogenea del cristianesimo; e alla conflittualità che inevitabilmente si è determinata nel momento in cui la forma spirituale cristiana è stata raccolta in una forma religiosa asservita ad un disegno politico. Ecco quindi la moltitudine di forme rituali attraverso cui preservare e trasmettere il sacro, frutto di una diversa prospettiva di lettura e di un’implementazione della “novella del cristo” sul precedente strato culturale/filosofico/misterico; l’alternativa fra una struttura piramidale con al vertice una classe sacerdotale oppure una gestione comunitaria ed elettiva del sacro; il ruolo della donna così diverso nelle comunità di estrazione giudaica da quella di radice gentile; ed infine la scelta fra una vocazione al settarismo o al proselitismo. Tutto questo, e molto altro ancora, non è frutto di una qualche fantasiosa lettura del fenomeno cristiano, purtroppo troppo spesso confuso con quello cattolico, ma emerge splendente e con vigore dalla lettura del Nuovo Testamento. Il Cristianesimo è un fenomeno magmatico e carsico, altra interpretazione è falsa.
Oltre a quanto sopra esposto che a diverso titolo investe la forma, o meglio le forme del cristianesimo, abbiamo anche un'evidenza eterogenea che riguarda la sostanza stessa del cristianesimo, tanto da determinare nel corso dei secoli a seguire, e fino ad oggi, attriti e incongruenze che solamente attraverso l'arte dell'ignoranza o dell'ipocrisia si possono in qualche modo pacificamente e orizzontalmente appianare. L'arte del non vedere, per non dolersi, non riguarda solamente le faccende comuni degli uomini, ma anche delicati problemi religiosi; i quali continuano evidentemente a scavare nel profondo degli animi umani, portando a più riprese a crisi di rigetto, a causa di innesti radicalmente incompatibili.

Nell’ambito del presente lavoro, lasciando i temi sfiorati in precedenza, ci occuperemo di un tassello importante lungo la strada della comprensione di quella che io chiamo la 'Questione Giovannita'. Evidenzieremo all’interno del Nuovo Testamento quel corpus d’insegnamenti filosofici e metafisici che non sono riconducibili all'ebraismo di Pietro o Giacomo, bensì pertinenti a una dimensione intellettuale contigua alla filosofia greca e alla metafisica alessandrina, a una sensibilità verso la radice spirituale delle cose tutte, piuttosto che alla cronaca auto celebrativa della vita di Gesù e delle persone a lui più vicine.
In precedenti lavori abbiamo posto l’accento sull’importanza della'Questione Giovannita', e di come all'interno della sfera religiosa cristiana si siano affrontate due diverse scuole di pensiero, due sensibilità verso il sacro, e di come questa rappresenti, che lo si comprenda o meno, il fondamento della mistica, così come dell'esoterismo cristiano.
Nel presente lavoro andremo quindi ad analizzare, senza lasciarci lusingare da voli pindarici e fornendo sempre degli utili elementi di raffronto, il cuore stesso del'insegnamento Giovannita. Una perenne memoria, di profonda “formazione”, che è stata inserita all'interno del Nuovo Testamento, e più precisamente nel prologo del Vangelo di Giovanni. 
Essa prende il nome di Inno al Logos.



Inquadramento Storico

La tradizione attribuisce il quarto vangelo a Giovanni il discepolo che Gesù amava maggiormente, anche se gli esegeti moderni indicano come estensore del Vangelo un erudito greco di Efeso facente parte di una scuola o comunità giovannea. Scritto in greco e composto di ventuno capitoli si suppone che esistita una prima versione in aramaico, o almeno un nucleo che poi è stato tradotto in greco, e che ad oggi è andato perduto.

Il manoscritto più antico contenente un brano del Vangelo secondo Giovanni è il Papiro cinquantadue, che può essere datato attorno al 120 d.c., questo non significa che il Vangelo di Giovanni sia stato scritto in tale data, ma solamente che ad essa si riferisce il documento più antico che lo contiene, e che quindi non esclude versioni precedenti. Il testo è conservato presso la John Rylands Library di Manchester, Inghilterra.
 Gli studiosi sono in forte disaccordo attorno alla prima stesura del Vangelo di Giovanni, alcuni tendono a collocarlo fra la fine del primo secolo dell'era cristiana e l'inizio della seconda, altri invece considerano che tale data non possa essere molto distante dagli anni della vita di Gesù. Poiché l'estensore pare dia per scontata a Gerusalemme l'esistenza della piscina di Betzaeta, ma ciò non sarebbe possibile dopo l'anno 70 in quanto la città, e con essa la piscina, furono distrutti dai romani. Sicuramente il testo ha subito una serie di rielaborazioni, aggiunte, che hanno prolungata la gestazione, e che possono attribuirsi ad una duplice necessità. Da un lato fornire un nuovo paradigma religioso agli ebrei-cristiani e agli ellenici-cristiani, e dall'altro di rendere meno traumatica la sua esistenza accanto ai sinottici. Dobbiamo considerare come l’azione di proselitismo e divulgazione di alcuni apostoli, a cui si aggiunse quella di Paolo di Tarso, aveva portato il cristianesimo nel mondo dei gentili, mentre la caduta di Gerusalemme aveva scaraventato gli ebrei nel mondo greco-romano. Esisteva quindi la necessità di fornire degli elementi di dialogo e integrazione a queste due diverse comunità di cristiani. Ecco quindi la ragione dei vari vangeli ognuno cadenzato maggiormente sulle esigenze di un gruppo rispetto all’altro. Inoltre non possiamo escludere che le aggiunte e i rimaneggiamenti che il nuovo testamento ha subito nel corso dei secoli, non trovino cagione nella necessità di rendere i vari libri, di cui è composto, fra loro quantomeno non conflittuali.
 Attorno a questo punto è interessante annotare come alcuni studiosi pongono il Vangelo di Giovanni come stesura indipendente, e anche precedente, rispetto ai sinottici. 
 ...Giovanni se non segue la tradizione sinottica, non la perde mai d'occhio. Giustamente ha detto il Renan che Giovanni "aveva una sua propria tradizione, una tradizione parallela a quella dei sinottici, e che la sua posizione è quella di un autore che non ignora ciò che è già stato scritto sull'argomento ch'egli tratta, approva molte delle cose già dette, ma crede d'avere informazioni superiori e le comunica senza preoccuparsi degli altri" ("Vita di Gesù Cristo" dell'Abate Ricciotti 1941, revisione del 1962)
Indubbiamente la lettura del Vangelo di San Giovanni, come dell’Apocalisse, ci pongono innanzi ad uno scritto che ha una sensibilità, una prospettiva, una ricchezza filosofica, simbolica ed immaginifica del tutto estranea dagli altri scritti del Nuovo Testamento. L’attento lettore, colui che è formato nella comprensione del simbolo e del rituale, non può che avvertire la possibilità di accedere ad una verticale spirituale, completamente assente nelle narrazioni a sfondo morale o profetico presenti negli altri testi. Siamo in presenza di un cambiamento di orientamento, di una completa inversione del paradigma. Non più la fredda testimonianza, non più la parola o il gesto, da raccogliere e ripetere, bensì l’immagine e il pensiero da fare propri e che permettono di andare ben oltre il fatto e l’evento.
Del resto la predilezione verso il Vangelo di Giovanni era presente anche in Origene di Alessandria, teologo e mistico del terzo secolo, che lo considerava il fiore dei Vangeli. Ancora il Vangelo di Giovanni ha esercitato fascino nei mistici e negli ordini monastici; suscitando interessi ben maggiori rispetto a Luca, Marco e Matteo. Per colui che è formato alla scienza esoterica, ben presto comprenderà come la base della ritualità di numerose realtà iniziatiche trova ispirazione proprio nel simbolismo e nelle cadenze di questa particolare forma del cristianesimo.
In conclusione possiamo affermare che il vangelo di Giovanni, si distanzia per contenuti dai precedenti vangeli poiché esso non ha come centro della propria narrazione gli aspetti morali ed escatologici della predicazione di Gesù, ma offre una profonda riflessione sugli aspetti teologici, sull'epifania del sacro incarnata in Gesù. Questo non significa che il Vangelo di Giovanni non contenga elementi storici, è infatti possibile trovare fra le sue pagine narrazioni dettagliate quali il processo di Gesù, con la figura di Anna e la data della morte, o i rapporti fra lo stesso Gesù e il Battista, che dimostrano come l'estensore della narrazione appartenesse a una scuola che ha tramandato tradizioni storiche attorno alla vita del messia. Quello che però lo caratterizza è il suo focus, che risiede nell'esigenza di contestualizzare non tanto l'aspetto storico, non tanto la vita e i miracoli di Gesù, quanto piuttosto delineare la struttura teologica (Prima che Abramo fosse, io sono 8,58) (Io sono la via e la verità e la vita 14,6) e metafisica (Inno al Logos) di cui Gesù rappresenta l'epifania e la divulgazione.

(continua)