mercoledì 13 luglio 2016

Il Caino Gnostico - prima parte

di Filippo Goti




Colui che si cimenta nello studio degli antichi testi gnostici si può imbattere in una singolare inversione di ruoli, qualità, attribuzioni, che colpiscono in modo inesorabile protagonisti, comparse, e divinità dell'Antico Testamento. L'impressione che il poco accorto lettore potrebbe riceverne, è quella di essere innanzi ad un qualche gioco di specchi intento a rovesciare le verità in cui da sempre crede, oppure il passatempo di un narratore colto da improvvisa volontà di scandalizzare.
Non di rado i nomi del Dio dell'Antico Testamento, del Dio che ha designato il popolo ebraico a popolo eletto, sono i nomi delle potenze che legano, inebriano e schiavizzano l'uomo. Potenze demoniache, i cui nomi sono Jaldabaoth, Sabbaoth, e Samael, le quali hanno forgiato le catene che imbrigliano in eterno gli uomini al dolore e all'ignoranza infinita. E' utile dire immediatamente che non siamo innanzi ad una provocazione intellettuale e neppure ad un delirio, bensì alla naturale conseguenza del modo in cui lo gnostico vive e legge ogni aspetto della Creazione, la quale è per lui ben lontana dal rappresentare un idillio, una manifestazione di benevolenza, ma assume la connotazione di feroce distopia e infida prigione.

Per lo gnostico la Creazione  è frutto di un Dio minore, cieco e arrogante, di un Demiurgo partorito da una fatalità, che di errore in errore contamina ogni azione e manifestazione. L'uomo spirituale,  immagine e somiglianza del Dio prima di Dio, ingelosisce il Demiurgo, scatenandone l’odio, che si concretizza in una farsesca tragedia ambientata in un cosmo che è parodia dell’inarrivabile mondo spirituale. Un cosmo dove l’uomo è prigioniero e stordito nella e dalla carnalità, per il diletto delle potenze che lo inganno sulla sua vera origine.

Essendo il mondo una prigione, fonte di corruzione e turbamento dello Spirito, ecco che viene letta tutta la creazione come il parto di un folle, da cui discende una interpretazione che assume forma di gioco di specchi, la quale come un sisma investe Dio, il serpente, gli attori e le comparse dell'Antico Testamento, ribaltandone ruoli e giudizi. Decidendo che la realtà tutta camuffa la verità con il simulacro della verità, e ammanta l'ingiustizia dei panni della giustizia; le antiche scritture diventano il verbo dell'Avversario per eccellenza. In esse non va più ricercata una verità letterale, un viatico di ascensione spirituale conformandosi alla Legge in essa contenuta, bensì devono essere sottoposte da una lettura critica ed allegorica  da cui emergono dei brandelli di verità, per colui che saprà leggere attraverso la luce di un intelletto sorretto dalla Santa Gnosi.
Ogni elemento, simbolo e atto, è rovesciato, per cui ne discende l'odio e la condanna per i servi del Dio dell’Antico Testamento, e del Dio stesso, e di conseguenza la predilezione, l'innalzamento a simbolo ed esempio per tutte le figure delle antiche scritture che si ribellano a questo cieco creatore, e che sono da questo giudicate, emarginate e costrette a nascondersi. Questi ribelli altro non sono che eroi pneumatici (dotati di Spirito, e consapevoli nello Spirito) che coraggiosamente hanno cercato di rompere il perverso giogo a cui, assieme all'umanità intera, sono asserviti.
A tale ruolo di guida e simbolo è ovviamente asceso anche Caino , tanto che da lui prende il nome la comunità gnostica, del secondo secolo d.c., dei cainiti a cui è stato attributo dai padri della Chiesa il “Vangelo di Giuda”.
Sotto questo aspetto è utile sottolineare come per Marcione, maestro gnostico, insegnava ai suoi discepoli che Gesù discese all’inferno, il luogo di supplizio creato dal Demiurgo-Dio Tetragrammatico, con il solo fine di elevare Caino e Korah, Dathan e Abiram, Esaù e tutti coloro che non avevano riconosciuto il Dio degli Ebrei. Diversamente  Abele, Enoch, Noè, Abramo e tutti coloro che avevano servito il Demiurgo e la sua legge venero lasciati ai supplizi infernali .
Sempre a riguardo dei Cainiti Ireneo descrive a questo modo il loro rapporto con la morale comune: «In nessun altro modo si può essere salvi fuorché passando attraverso tutte le azioni, come insegna anche Carpocrate. Un angelo è presente ad ogni fatto peccaminoso e infame, e colui che lo commette... si rivolge a lui per nome e dice: 'O angelo, sfrutto il tuo agire! O tu Potenza di N. N., compio la tua opera!'. E questa è la perfetta conoscenza che non ha paura di deviare in quelle azioni che sono addirittura innominabili» (Iren. I, 31, 2).
Utile per meglio comprendere la psicologia dell'inversione, propongo un brevissimo estratto da un testo gnostico: «Questo serpente (principio di movimento, di sovversione alla stasi, di intelligenza) universale (presente ovunque ) è anche la Parola (Logos, Verbo) sapiente ( che porta la conoscenza che libera ) di Eva. Questo è il mistero ( riservato agli adepti, a coloro che sanno essere cosa unica con il simbolo, a vivere in loro il Mito) dell'Eden: questo è il fiume ( la linea iniziatica, che porta la vita dove altrimenti vi sarebbe solamente la morte ) che scorre dall'Eden. Questo è anche il segno ( la Gnosi modifica intimamente l'uomo ) con cui è stato marchiato Caino ( il pneumatico ), il cui sacrificio non fu accettato dal dio del mondo, mentre egli accettò il sacrificio sanguinoso di Abele: perchè il signore di questo mondo si diletta del sangue.. ( è frutto di carnalità )».

Il Serpente  portatore di Luce, quindi emissario del vero Dio ovunque presente, si manifesta nell'Eden, nella prigione costruita dal Dio delle Scritture, per portare il Verbo che salva e spezza le catene dell'ignoranza. Questo salvatore viene accolto da Eva, la quale a sua volta insegna ad Adamo quanto appreso ed entrambi acquisiscono la conoscenza del bene e del male sottraendosi all’inganno. Attraverso di loro, i primi ribelli, il verbo viene perpetuato e tramandato in tutta la creazione, benché riservato solamente a coloro che lo possono comprendere: gli gnostici. Come conseguenza dello svelamento della verità suprema abbiamo l’emancipazione dell'uomo dalla carnalità,  dalle basse vibrazioni di cui è pregno, e dall'asservimento dal rito.
Può forse lo gnostico, il pneumatico, lo spirituale accettare un Dio che pretende sangue e violenza per essere glorificato? Lo gnostico disgustato allontana da se questo calice carnale, questa comunione di dolore e barbarie, e si rifugia nell'estasi filosofica, nella trascendenza dall'ordalia di carne e sangue. In una fratellanza spirituale acquisibile solamente attraverso la più totale e completa ribellione: il rifiuto del sacrificio del sangue, e quanto esso esprime e simboleggia.