martedì 12 aprile 2016

Tra esoterismo e segreto

di Stefano Mazzacurati



La radice della parola esoterico (rivolto all’interno) attraverso il vocabolo latino esotericus, rimanda finalmente al greco.
Il termine greco di primo riferimento è esòteros, che significa interiore, ma anche intimo.

Interiore, in quanto comparativo di èso, o eìso, interno, all’interno. Quindi, più interno, interiore.
Intimo come superlativo degli stessi termini.

Oi esòteroi mathetài, erano detti, per esempio, i discepoli di Pitagora, ed esoterici erano definiti i testi di dottrina per eletti di Aristotele (per altro gli unici testi che ci sono stati tramandati).
Un termine derivato è il sostantivo esotèrion, con cui si indica la interula, il giustacuore, in sintesi la parte interna del vestito. Quindi, per estensione simbolica, la parte interna, spirituale, dell’abitudine.
Anche, dunque, in senso simbolico, può essere inteso esoterico ogni elemento che costituisce una veste psicologica, o anche spirituale e perciò interiore.
Il termine di base è perciò èso, o eìso, dentro, all’interno.

Numerosi sono gli esempi in letteratura, che raffinano la comprensione del termine stesso attraverso l’uso classico che lo consolida.
In Omero, è un avverbio e preposizione di moto eghèsato Ilion  èiso, (“e condusse le navi a Ilio“).
Oppure: dùnai dòmon Aidos èiso, (“scendere nelle dimore dell’Ades“), con riferimento all’aspetto misterico racchiuso nelle viscere della terra che vengono visitate dagli eroi vivi.
Si rimanda qui ad un percorso, vorremmo dire pellegrinaggio, piuttosto centrale nel mito greco ma anche in molti altri miti, il viaggio nell’al di là che coincide ad uno spostarsi in profondità e, nel contempo, all’interno del mondo terrestre. Viaggio che per la componente misterica è, appunto, orfico, dal nome del suo principale eponimo, Orfeo, alla ricerca non tanto di Euridice, quanto della vita di Euridice.
Questo viaggio salvifico in quanto esoterico percorre (viaggia a sua volta) in buona parte della letteratura dei secoli successivi. Basta pensare a Dante, la cui Commedia è solo il più celebre di numerosi esempi di rappresentazione e pellegrinaggio nei tre mondi dell’al di là cristiano.
Ai giorni nostri, un alto esempio è fornito dal romanzo La caverna, di Saramago, premio Nobel per la letteratura, in cui si riprende l’omonimo mito platonico.

Qualcosa riporta dunque alla cultura greca.

In Eschilo mènein èiso dòmon è rimanere dentro la casa.
Ancora in Omero: èipate dèisodàita pènestai, (“dite che dentro…prepariamo il banchetto“), dice Ulisse, una volta vendicato, ai servi,  per non fare insospettire i parenti dei Proci uccisi. Così si potrà lavare il pavimento della sala dal loro sangue e dai loro visceri.

Questo dentro è l’elemento che rinchiude il senso dell’interiore, ma anche dell’oggetto fisicamente intestino. In effetti l’intestino (i visceri in genere) sono detti interiora, proprio perché sono collocati più all’interno rispetto alla superficie dell’addome e ai sottostanti intermedi fasci muscolari.

Dietro, dentro, all’interno. In questo campo semantico, che è pure un campo di allusione psicologica, troviamo oggetti-concetti derivati come: il retrobottega, il tuorlo, il nucleo della cellula, la perla dell’ostrica, l’inner-stage del teatro shakespeariano, fino al cuore, non più solo come organo, miocardio, ma come centro della vita rinchiusa.
Nel cuore di un bosco, o, meglio, di una foresta, spesso si cela ciò che non è dato a tutti di scoprire: il Mago Merlino, la grotta magica, il tesoro, un sepolcro nascosto, l’entrata dell’altro mondo, e così via.
La mitologia – e la letteratura – del mondo antico trascorrono senza discontinuità, in questo caso, attraverso il medio evo così detto barbarico, tra le saghe del nord Europa e le più meridionali leggende tardo pagane, conservando e filtrando e descrivendo su quei temi infinite variazioni.

Questo è anche il senso letterario del romanzo che porta il titolo emblematico di Cuore di tenebra, di Joseph Conrad, che descrive il viaggio di uno dei protagonisti lungo l’interno tenebroso di una foresta fino a raggiungere un altro personaggio, disperso e misterioso, Kurz, che alla fine viene ritrovato.
L’anima di questo viaggio e di quel pèrsonaggio si ritrovano nel film Apocalypse now, di F.Coppola, ove Kurz altri non è che un generale paranoico che ormai combatte la sua guerra personale nell’inferno delle foreste vietnamite.
Esempi, letterari e artistici diversi, di quanto sia difficile scindere il senso della potenza del cuore dal senso del profondo della tenebra. Così come scindere la tenebra dall’esistenza della luce.

È in casi come questi che è dato di cogliere il legame tra l’esoterico e il segreto.

Il segreto

Segreto è ciò o chi viene racchiuso, celato, rinchiuso, a volte imprigionato. Si pensi al termine medioevale di segrete per dire le oscure prigioni dove venivano sprofondati i prigionieri. Spesso però il prigioniero era un nobile prigioniero che si voleva fare credere morto o scomparso – si pensi al mito intorno a Riccardo Cuor di Leone ma anche alla più tarda diceria francese sulla Maschera di ferro - Personaggio segregato sì, ma anche segreto, posto – ed eventualmente raccolto, se scoperto e liberato – all’interno, più all’interno, in profondità.
Queste profondità non sono conosciute, in origine, e solamente un itinerario può svelare il loro contenuto segreto.
È questa la tesi di fondo di ogni filosofia e terapia psicoanalitica.
Segreto è infatti ciò – o chi – attende di essere scoperto. Ciò  - o chi – si cela all’interno per uscire all’esterno.
Se ciò che è segreto, se il segreto, fosse infatti destinato a essere mai scoperto o svelato, sarebbe solamente l’inconosciuto, puro sepolcro della memoria o della conoscenza.
Potrebbe sopravvivere nella fantasia, nel sogno, nell’arte o nel mito. Ma perderebbe il senso esoterico di segreto.

Il secreto

Ma se il segreto esiste solo nella possibilità di essere svelato, allora passa ad un’altra dimensione, di cui la stretta parentela semantica conferisce il significato, vale a dire il vocabolo secreto.
Ciò che viene secreto è oggetto di secrezione.
Si secerne una sostanza, dall’interno all’esterno, per esempio del corpo, o del fusto di una pianta arborea. Oppure da un punto più interno ad un altro punto più interno ancora. Si pensi, nel corpo degli animali superiori, all’insulina, o ad ormoni che vengono in-creti, cioè secreti nel sangue.
Ciò che è secreto è dunque, spesso, succo,  in quanto espressione – cioè pressione verso l’ambiente esterno – di qualcosa che era preziosamente racchiuso in un ambiente interno.
Il mondo interno racchiude ciò che è segreto per poterlo secernere nel mondo esterno.
La tesi ha un evidente estensione simbolica.
Questo crediamo sia il senso più alto del vasto concetto di esoterico.

Ritornando infine alla radice del termine esoterico, si viene rimandati a due ambiti:

1) ciò che è interno, èiso, o, più precisamente, profondo, nel senso di qualcosa che è protetto, custodito, quindi presumibilmente – o allusivamente - più prezioso.

2) ma anche – poiché -tèros è il suffisso comparativo di èiso, ciò che è più dentro, o un po’ più dentro, quasi per alludere a un itinerario, a un processo interiore.

Si coglie qui il senso del cammino iniziatico, proprio perché la parola non allude a qualcosa che è staticamente dentro ma, dinamicamente, più dentro.
Ne consegue che ciò che è esoterico racchiude un segreto che solo un cammino per raggiungerlo permette poi di esprimere.