martedì 22 marzo 2016

Pittura Museo Città

di Valentina Marelli


Inaugurata il 13 febbraio scorso nella città di Viadana, nel Mantovano, presso la Galleria Civica d'Arte Contemporanea la mostra dal titolo: Pittura Museo Città.

Ma questa non è una mostra come tutte le altre, ha una particolarità che la rende quasi unica nel suo genere, perché rappresenta un Ritorno al Futuro dei 12 artisti le cui opere saranno visibili fino al 10 Aprile, furono esposte esattamente 25 anni fa. Paolo Conte, il direttore della Galleria Civica d'Arte Contemporanea di Viadana, alla presentazione ha spiegato i motivi di questa scelta: erano i giorni dell'impegno sociale, quelli degli anni 70, e noi allora eravamo giovani e di belle speranze. Io li conoscevo tutti o quasi i ragazzi del palazzo Bentivoglio; li conoscevo perché avevamo frequentato insieme lo stesso Liceo Artistico, come allievi i più giovani, come docenti e assistenti i più vecchi. Il clima allora era molto diverso e come clima non s'intende solo quello atmosferico, ma quello culturale, sociale, economico e naturalmente artistico. Era il tempo dell'impegno, il tempo delle piazze, il tempo di Mao Tse Tung, il tempo delle rivendicazioni sociali e salariali, del movimento studentesco, il tempo dell'impegno; il tempo in teatro del Living Theatre, di Eugenio Barba, di Jerzy Grotoswki e Carmelo Bene.

In arte era il tempo della Pop Art, dell'Iperrealismo, dei Murales di Siqueiros, dell'Arte Povera e Astratta, della Body Art e degli Happening. Ovunque si facevano studi urbanistici per la riqualificazione dei quartieri anonimi delle periferie con inserimento di sculture e dipinti sulle strade, nei parchi, nei giardini, era il tempo in cui si dava all'Arte il compito di denunciare la presunzione di risolvere i problemi di una società industriale contraddizione, in continua evoluzione.

In questo contesto gli artisti del Palazzo Bentivoglio agivano, e si confrontavano tra loro, con gli altri e con il pubblico, segnando un momento significativo della storia artistica bolognese, dimostratosi allora importanti in quella realtà ed oltre. 

Riproporre questa stessa mostra oggi, a 25 anni di distanza, con lo stesso nome e la stessa copertina di allora è un modo come un'altro forse, non solo di ricordare quei tempi di contestazione, ma forse più quello di rivivere quello stesso senso di appartenenza al tessuto sociale che nella società contemporanea sempre inesistente. Oggi , e lo diciamo con un velo di malinconia, non si parla più di impegno sociale, figuriamoci di contestazione; queste opere ci possono aiutare a rivivere lo spirito di coloro che, a livello sociale, credevano e combattevano in e per degli ideali.