venerdì 29 gennaio 2016

Le Nuraghe di Barumini

di Valentina Marelli

Il sito archeologico “Su Nuraxi” è un complesso che dista circa 100 kilometri dalla città di Cagliari, in Sardegna; risalente al XV secolo A.C. Questo importantissimo ed affascinante sito è dal 1997 riconosciuto dall' UNESCO come Patrimonio Mondiale dell'Umanità proprio per la sua unicità.

Circa 6 anni fa conobbi lo studioso Massimo Agostini, attualmente Vice Presidente del Clan Sinclair Italia e autore di vari libri, l'ultimo ancora caldo di stampa è Nel Nome della Dea – Sulle tracce dell'Antica Religione (Tipheret). Gli studi di Massimo si sono evoluti nel corso di questi anni fino a specializzarsi su temi il cui argomento è il Sacro e la sua evoluzione nel corso dei secoli. Qualche mese prima che Nel Nome della Dea venisse dato alle stampe, in un incontro con Massimo, il discorso cadde su di un argomento per me molto interessate, i così detti Popoli del Mare, quelli che lui ha definito i Popoli che vennero da dietro al sole e dalle isole poste nel verde, questa misteriosa stirpe viene indicata con nomi diversi uno di questi è Shardana (Sardi), come Agostini scrive nei suoi libri: Una civiltà misteriosa quella dei “Popoli del Mare” che, sebbene di origine incerta, presentava caratteristiche sociali e di conoscenza talmente evolute, da essere ritenuta dagli storici responsabile dell'epocale passaggio dell'umanità dall'età del bronzo a quella del ferro... Gli Shardana erano dei coraggiosi guerrieri che ben prima del XII secolo A.C. esercitavano la loro influenza su alcuni territori del mediterraneo, avendo come principale insediamento la Sardegna.

È opinione dello stesso Agostini che la Sardegna sia una terra ricca di reperti del periodo neolitico come dolmen, le tombe dei giganti, i pozzo sacri e i villaggi Nuragici. Potevamo pensare che Shardana e Nuraghi fossero la stessa etnia?  Nel recente viaggio a Cagliari con il Rito di York essendo il sito archeologico di Su Nuraxi così vicino alla città che ci ha ospitato con queste domande in testa abbiamo colto l'occasione per andare a vedere con i nostri occhi se potevamo trovare una parziale risposta alle nostre domande. L'esigenza di una visita divenne maggiormente pressante quando, esposte le idee di Massimo a pranzo ci confermarono la vicinanza tra l'Antico popolo degli Shardana con gli abitanti dei Nuraghi e la loro presunta discendenza con il Popolo di Atlantide.

Le teorie archeologiche sui Nuraghi sono abbastanza controverse, la quasi totalità degli archeologi sostiene si tratti di insediamenti fortificati ad uso abitativo / militare, riuscendo ad argomentare questa ipotesi interessante e plausibile ma altrettanto poco veritiera, attraverso ritrovamenti e studi coadiuvati da architetti ed ingegneri che per anni hanno studiato e misurato i siti. Questa è insomma la spiegazione ufficiale sui villaggi Nuragici.
Esiste però una piccola e ristretta cerca di studiosi che invece sostengono altro, che raccontano una storia diversa, molto più complessa molto più affascinante e noi cercatori sui sentieri del senso volevamo vedere con i nostri occhi di cosa si trattava, raccogliere le nostre personali impressioni, confrontare intuizioni ed ipotesi certo non per schieraci dalla parte dell'una o dell'altra fazione, ma per verificare con la nostra mente e nozioni che cosa poteva rivelarsi ai nostri occhi.
Abbiamo avuto la fortuna di trovare un appassionato compagno di viaggio e di ricerca Gianluca Mosca che come noi aveva voglia di confrontarsi con questa realtà così importante.

Dalla nostra visita è risultato evidente che i Nuraghi erano templi e che ogni villaggio ne aveva almeno uno. Erano orientati in direzione Sud/Sud-Est, cioè verso la luce. Il Nuraghe in tal senso era per come fu costruito la manifestazione in terra dell'astro che ci da la vita, Il Sole.


Gianluca ci raccontò che questa ipotesi di uno scopo legato al Sacro veniva confermata dal fatto che ogni anno in coincidenza del solstizio estivo, dal foro apicale della torre, quando il Nuraghe è ben conservato, il raggio di luce comincia lentamente a scendere e a illuminare la nicchia centrale della camera nuragica normalmente buia (quella che tanto per intenderci gli archeologi sostengono essere un giaciglio e gli ingegneri sostengono essere un elemento di alleggerimento della portanza della struttura). L'atmosfera che si crea all'interno, per circa un'ora, diventa davvero magica.


La parte più interna del Nuraghe invece contiene un pozzo sacro che era una struttura dedicata al culto delle acque, e le acque ci riportano al culto della Luna, il connubio Luna-Acqua come simbolo di vita, di fertilità e di femminilità. Da questi due semplici e superficiali esempi si evince come in questo antico popolo fossero presenti le polarità Sacre, quella maschile e quella femminile. Il pozzo esiste attualmente e prende l'acqua direttamente dalla vena sottostante.


Quello che ha maggiormente colpito Tiziano fu, all'esterno la presenza di archi di pietra di fattura complessa, che confermano l'ipotesi che i popoli Nuragici possedessero capacità costruttive eccezionali.


Alla fine siamo entrati a Su Nuraxi con mille domande, e benché qualche risposta fossimo riuscita a trovarla, in realtà siamo andati via portandocene diecimila insieme ad una gran voglia di ritornarci in occasione del prossimo solstizio.