venerdì 4 dicembre 2015

Campo de' Fiori

di Valentina Marelli




Roma, la Città Eterna, come la chiamano, nasconde e offre tanti posti interessanti. Mi sono sempre chiesta come potesse vivere un romano questa condizione di dispiegamento storico, a Roma il tempo un po’ è come se non esistesse, anzi ad essere più precisi, non è che non esiste, c’è ma non scorre; se fosse possibile definire Roma con una sola parola io sceglierei contemporaneità. Tutto a Roma è coesistente, puoi vivere in un palazzo anni 70, ma camminare sulle strade costruite dai romani 1000 anni prima, cenare in un ristorante aperto da due settimane oppure andare al ghetto in una taverna dei primi del 800 con una storia ancora più antica.

In una città in cui ogni angolo è un luogo leggendario vi assicuro che ce n'è uno più di tutti in cui si può sentire la congiunzione tra la terra e il cielo: Campo de’ Fiori

Fino al Quattrocento la piazza non esisteva in quanto tale, e al suo posto vi era un prato fiorito con alcuni orti coltivati, da cui il nome. Secondo una tradizione inattendibile, la piazza dovrebbe invece il suo nome a una donna di nome Flora. La piazza raggiunse la sua attuale estensione dopo il 1858 quando furono demolite le case esistenti sul lato nord tra via dei Baullari e vicolo del Gallo, spostando nella nuova area recuperata la copia della fontana della Terrina, posta precedentemente al centro della piazza. Anche qui si risente di quella continuità storica caratteristica di questa città del sud, di giorno piazza del mercato grondante di bancarelle, di sera polo attrattivo della vita notturna, ma nel tempo e nell'eternità luogo in cui si è consumata una delle tante morti in nome del pensiero libero.
In Campo de' Fiori avevano luogo le esecuzioni capitali e le punizioni con tratti di corda. Giovedì 17 febbraio 1600 vi fu arso vivo il filosofo e frate domenicano Giordano Bruno, accusato di eresia. Nel 1876 si costituì un comitato di studenti universitari, ferventi repubblicani, allo scopo di promuovere in ricordo del filosofo nolano la realizzazione di un monumento bronzeo sul luogo stesso del rogo. Al comitato aderirono numerosi intellettuali di ogni parte del mondo quali Walt Whitman, Ernest Renan, Victor Hugo, Silvio Spaventa e Henrik Ibsen. Nonostante la forte ostilità del mondo ecclesiastico il monumento, opera dallo scultore Ettore Ferrari, venne inaugurato il 9 giugno 1889. Il prototipo usato per la statua originale, è custodito attualmente a Napoli nella galleria Umberto I.

Adesso il nolano è li a sovrastare le tende del mercato inglobato nella quotidianità della città di Roma. Per gli ambulanti Giordano Bruno è un vecchio amico che gli tiene compagnia. Tutti lo conoscono e tutti ne conoscono la storia.  Vado spesso in Campo de’ Fiori quando sono a Roma, per salutare Fra' Giordano e rendergli omaggio e mi sorprendo sempre di quante persone come me fanno la stessa cosa,  vanno in pellegrinaggio alla sua statua, trovo sempre fiori e biglietti o cartoline con frasi di libertà. Giordano è diventato l'icona dei liberi pensatori, dei vogliosi di libertà intellettuale.



Lo spirito di Giordano e delle persone che vivono Campo de’ Fiori consci di chi fosse e del perché della sua morte, hanno trasformato un patibolo di morte e dolore in altare alla scienza e alla libertà, sono riusciti a cambiare l'energia di quel luogo in cui si ricorda il pensiero dell'uomo e non la sua morte, perché le idee non si possono uccidere.