giovedì 29 ottobre 2015

Che cos'è la Qabalah. E che cosa, soprattutto, non è

di Federico Pignatelli



Sentiamo spesso parlare di Qabalah e dei suoi rapporti con il simbolismo massonico. Ma che cosa è la Qabalah?

Parole spesso utilizzate a sproposito, o con significato assai lontano da quello che correntemente posseggono.

Che la Qabalah non sia una via fideista, è confermato dalle stesse modalità con cui questa disciplina indaga la dicotomia che emerge tra la formulazione di un Assoluto, o più esattamente la formulazione di un deus absconditus e il relativo, ovvero la manifestazione. Il suo procedere all’indagine è documentato tramite atti intellettivi certi e non per fede o sentimento.

Per quanto concerne il contenuto mistico che gli si attribuisce conveniamo con tale conferimento ma con il senso che dà alla parola 'mistica' Tommaso d’Aquino nella sua «Summa Theologiae», ossia  “cognito Dei experimentalis”, ovvero una conoscenza sperimentale di Dio, acquisita attraverso una esperienza viva.

Non suoni come contraddizione, noi siamo convinti che la mistica non abbia alcunché di religioso. La natura principale di una religione, dice Gershom Scholem, è quello di strappare l’uomo dallo stadio del sogno di quella unità di uomo, mondo e Dio.

Nel far ciò apre violentemente quell’assoluto e immenso abisso nel quale Dio si contrappone alla creatura finita; tanto da spingere il mistico a chiedersi: «Se Dio è Dio e io sono io, Dio è veramente Dio? (Sinesius)». La religione, spingendo l’uomo alla presa di coscienza di una dualità irreversibile negherebbe, di fatto, qualsiasi possibilità di esistenza della mistica.  E quando la religione riceverà nella storia la sua espressione classica, con una comunità e con un determinato credo, non potrà impedire l’insorgere di nuovi genuini impulsi religiosi, che minacceranno di mettersi in contrasto con i suoi valori tradizionali, e non credo necessario aggiungere nulla di più sui motivi che tanto spesso hanno trasformato i mistici in eretici.

La mistica, quindi, sembrerebbe emergere quale tentativo di ristabilire su di una nuova base l’ 'Unità' distrutta dalla religione.
Proprio come la Qabalah abbandonando il fondamento personalistico del “Dio vivente”, il concetto biblico di Dio, andrà alla ricerca di quel deus absconditus (En-Soph), spingendosi fino alla violenta rottura eretica determinante un autentico dualismo tra En-Soph e il Dio creatore.

La Qabalah cercherà, in ogni caso, di mantenere il contatto con il Dio vivente della Bibbia,  ma nello stesso tempo non rinuncerà a quell’altro Dio, quello nascosto che riposa nelle profondità del suo Nulla (‘imqé ha-‘àyin). Ecco uno dei motivi per cui la Qabalah venne guardata con poca simpatia dai dotti ebrei dei secoli scorsi, giacché sembrava contraddire le idee e quel modo di vedere che essi speravano di far dominare nell’ebraismo. Fu questa però una ostilità che li allontanò, pur legittimi custodi, da una Tradizione secolare, di cui si impadronì invece una ciurma di visionari e cialtroni che la rivestì di idee stravaganti e fantasiose sostenute come vera Qabalah.