giovedì 12 febbraio 2015

La vera forza della Massoneria

di Giuseppe Paino

«Siate saggi, forti e fieri e i deserti della terra diventeranno un Eden» [Mozart, Una piccola cantata tedesca]



Affermare che la massoneria consenta di accedere a un percorso di conoscenza, implica una quantità di riflessioni e considerazioni sul significato e sulle asperità di tale percorso. Considerazioni che rifuggono l’apparente banalità di tale definizione. 'Percorso di conoscenza'. In cosa consiste? Da dove parte e quale meta si propone? È dato visualizzare già in partenza tale meta, seppur lontana, quasi come un orizzonte indistinguibile e irraggiungibile? L’iniziazione, con la trasmissione dei simboli della tradizione, è una rinascita che prosegue con un lavoro personale, anche se in catena. Il cammino comincia dal punto in cui si è arrivati a quel momento, secondo il percorso già effettuato. Ma è davvero un percorso che deve necessariamente approdare da qualche parte, o sarebbe più congruo partire dalla consapevolezza che nel faticoso, improbo tentativo di darsi un punto d’approdo riconoscibile e rassicurante, forse la vera meta è il percorso che si sta compiendo? La massoneria, e quindi l’essere massoni è, tra le altre cose, prima di tutto permanere in una condizione di dubbio. io sPer dubbio non s’intende né uno stato d’inquietudine o insoddisfazione né alcuna forma di schiavitù della coscienza, né altresì un oblio del pensiero tale da renderci improduttivi o inca- paci di approdare a qualsivoglia consapevolezza. È esattamente il contrario: la massoneria ci rende capaci di convivere con il dubbio inteso come fame insaziabile di conoscenza. Il dubbio è uno strumento, non un impedimento. Tutti gli interrogativi possono essere superati da coloro che li elaboreranno secondo il percorso segnato dalla Tradizione che appartiene a tutte le scuole iniziatiche.



La segretezza esoterica è sempre stata custodita. Basta ricordare i Sacerdoti Egizi e le iniziazioni ai misteri di Osiride e di Iside, i Piccoli e i Grandi Misteri degli Ierofanti greci, i Sufi nell’Islam, i Templari, i cabalisti ebraici, i monaci ti- betani, i Guru indiani, Gli Sciamani... L’iniziato dovrebbe partire verso la scoperta di questi Misteri, conscio dei limiti umani in un Viaggio che gli darà l’opportunità di andare oltre, per comprendere la complessità del genere umano, il suo destino, e cosa vuol dire e come sia possibile 'crescere spiritualmente'. Percorrendo la Via Iniziatica si disegna un progetto che consente di procedere lungo un Percorso condividendolo con altri. Questo Sentiero non ha una mappa o navigatori satellitari che vengono in aiuto, anche perché i simboli esteriormente sono uguali per tutti. E spesso il simbolo è inteso nel suo significato più elementare. Questo senso apparente dato ai 'simboli' solitamente porta a dissertare, cosa che è generalmente antitetica alla pratica dell’Arte Reale. Per questo motivo, immersi nel quotidiano, si passa accanto alla Via senza notarla, o credendo di essere sulla Via mentre si va in senso opposto. I Simboli che abbiamo a disposizione richiedono applicazione e non sterile conoscenza intellettuale. È stato spesso detto che il percorso iniziatico volge alla ricerca della Verità perché: «La Verità ci rende liberi». Ma Liberi da che cosa? Non certo nel senso normalmente inteso, bensì nella concezione di libertà interiore, Libertà dal pregiudizio. Ogni nuova teoria o scoperta, filosofica o scientifica, è accolta in maniera diversa secondo il contesto culturale e all’interno di questo secondo la singola personalità. Qualcuno se ne impadronirà per verificare fino a che punto la teoria possa essere sostegno alle proprie idee. Altri adotteranno un atteggiamento di scetticismo scoprendo che contiene qualcosa di mai concepito. L’uomo libero che non si sente obbligato ad apparire saggio e non cerca di nascondere la propria ignoranza, approfondirà per comprendere. In tutte le scuole iniziatiche quando s’illustra un simbolo, si chiede al neofito di dimenticare ogni altra cosa di non lasciarsi influenzare da pregiudizi. Nel Silenzio Interiore si prepara la comprensione e l’accettazione del proprio pensiero rinnovato dai nuovi metodi e dalle nuove informazioni. Come lo scetticismo ci nasconde le verità, così quest’atteggiamento della mente permetterà all'intuizione, di divenire consapevole dell’esistenza di una qualche altra verità. Non sarà mai raggiunto l’equilibrio spirituale attraverso l’acquisizione di regole e nozioni mandate a memoria, la 'Conoscenza' è conseguenza di una causa generatrice, unita all’azione personale, nell’applicazione delle regole della natura che sono immutabili, e a quelle l’Iniziato tenta di avvicinarsi.



La possibilità di perdersi nel labirinto della ricerca interiore è un’insidia con la quale ciascun fratello sa di dover fare costantemente i conti, ma è anche il motore che gli consente di percorrere la strada verso l’agognata conoscenza, quale che sia, e comunque più soggettiva che oggettiva. Il dubbio parte dal percepirsi come individui che vivono con il chiaro e preciso dovere di coesistere in armonia con altri individui. Come posso migliorarmi? Come posso modulare la mia soggettività, il mio sentire, il mio pensare, considerato che la massoneria mi chiede di farlo anche e soprattutto in funzione dell’altro da se? Io esisto in rapporto al mio prossimo, non importa se profano o fratello. Con quale arroganza mi do il compito di modellare un’umanità più giusta ed equa, votata al bene comune, rivolta a un modello accettabile di perfezionamento, se io per primo vivo dilaniato dalla profanità e appesantito dai metalli? Comunque dobbiamo agire, e scalare la montagna cercando di arrivare il più in alto possibile e protenderci verso l’Essenza delle Leggi della Natura, poiché, anche se la Luce ci riceverà sempre a braccia aperte, siamo noi a dover abbandonare la convinzione di essere il centro dell’ Universo. Presunzioni, certezze, falsa consapevolezza di essere quanto di meglio, sono la montagna piena di trappole e ostacoli. La ricerca interiore, portata avanti con i nostri strumenti, ci dà una possibilità ulteriore di arrivare al perfezionamento della propria individualità. Ed è, questo, un preciso momento di conoscenza.



Conoscere la funzione di ciascuno strumento, sapere come utilizzarlo, in una chiave quanto più possibile universale, ci avvicina a una migliore conoscenza di sé. L’uso accorto e saggio degli strumenti dà impulso a un’esistenza improntata sui precisi valori che la massoneria ci indica e intorno ai quali, come uomini e come massoni, ci formiamo. Non è forse già questo un modo di percorrere la strada della conoscenza? La massoneria non è una corrente di pensiero, non rassicura, non fornisce verità né dogmi, e per questi motivi non è nemmeno una religione, né una dottrina alla quale riferirsi senza porsi domande, in una muta e passiva accettazione di stimoli e obblighi agiti dall’esterno. È la stessa libera muratoria a essere, prima di ogni altra cosa, il percorso di conoscenza del quale stiamo parlando. Mentre, l’ombra della follia si allunga sul pianeta, trattato come una nostra proprietà, e sfruttato in ogni sua risorsa, si creano i presupposti per il suo progressivo deterioramento. Questo comportamento è proprio della stupidità umana senza distinzione tra le varie Civiltà. Basta pensare agli scontri tra etnie, popoli contro popoli, per un fine di solo sfruttamento dettato da egoismo, brama di potere, interessi. Oggi noi Occidentali sappiamo parlare di fame, dolore, sofferenze e guerre, avendo la fortuna di non aver mai provato queste condizioni nelle quali si arriva a non rispettare più l’essere umano e la natura. Parlare, facendo parte di una società che vive nello spreco dell’acqua, e dissertare della sete nei paesi in cui scarseggia è segno di coscienza sociale? Meditiamo su cosa 'Fare' oggi, singolarmente e come gruppi, non limitiamoci a parlarne o a manifestare i nostri buoni sentimenti. L’Iniziato ha il Dovere di 'Agire', non ha il diritto di limitarsi a predicare amore, il completamento dell’impegno iniziatico, è 'Azione' Spirituale unita all’'Azione' Materiale.
Rimanere saldi nelle cose in cui si crede e agire, senza mai reputare la propria verità superiore a quella proveniente da altra fonte.



Tutto ciò che dobbiamo fare, è manifestare la nostra Verità, tenere alta la Luce in modo che chi brancola nel buio possa vederla. Così lavoreremo per il Bene dell’Umanità. Esiste un’unità sostanziale in tutte le religioni, tutte le Scritture riconoscono una sola Meta, anche se definita in modi differenti. Eppure questa verità fondamentale non è facilmente compresa. L’antagonismo esistente tra le diverse religioni è causato dall'ignoranza e dai mentori di turno, rendendo impossibile, per i seguaci, sollevare il velo per intravedere la Verità Unica. Le varie confessioni alimentano ostilità e divergenze utilizzando l'ignoranza e accentuando il divario che separa una fede dall'altra. Solo pochi riescono a sottrarsi all'influenza dei propri credi, di qualunque genere siano, religiosi o laici. L’iniziato non cerca il sincretismo ma tende a scorgere le identità delle verità sostenute per definire lui, da solo, le verità causanti e fondanti. Le varie formulazioni che provengono da teologi ed ecclesiastici, sia orientali sia occidentali, possono, infatti, essere tutte più o meno valide e condivisibili. La parola "spirituale" sottintende un mondo di Luce e di Bellezza, di ordine e di proposizione. Quel mondo del quale parlano i Testi Sacri. Spirituali sono tutte le manifestazioni della vita, che include energie e potenzialità che sono alla base di ogni forma della natura conferendogli qualità e caratteristiche essenziali. Il significato più semplice di spiritualità è l'idea che oltre la materia visibile esista un livello spirituale di esistenza, dal quale la materia tragga vita, intelligenza o almeno lo scopo di esistere. Questo mondo, non essendo materiale, è del tutto fuori da ogni indagine fatta con mezzi materiali ed è astratto dalla materia. Spesso i termini 'Religione' e 'Spiritualità' sono trattati come sinonimi, il che è impreciso.



Entrambi i termini si riferiscono alla ricerca dell'Assoluto (o con qualsiasi altro nome Si voglia chiamare: Dio, Energia, GADU, Altissimo, ecc.), la differenza consiste nel fatto che la religione indica un tipo di ricerca esteriore, formale, mentre la spiritualità tende alla ricerca all'interno di sé. Questo comporta che la spiritualità assume, rispetto alla religione, alcune connotazioni tipiche, con un carattere più personale, non più dogmatico, più aperta alla sperimentazione e basata sull'esperienza personale. È convinzione che esistano percorsi spirituali diversi, che non esista alcuna verità oggettiva o assoluta in base alla quale decidere quale percorso sia meglio seguire, ogni persona è diversa dalle altre, la scelta è lasciata all'individuo, alla sua sensibilità e al suo discernimento. La spiritualità, all'interno di una grande varietà di concezioni culturali e religiose, è vista come un percorso, lungo il quale si avanza per conseguire un obiettivo, quale ad esempio un più alto stato di consapevolezza, il raggiungimento della saggezza o la comunione con il Creato, con la Natura, il che presuppone la liberazione dalle gabbie dei sensi e del pensiero. Il mito della caverna di Platone, contenuto nel VII libro de La Repubblica, è una delle migliori descrizioni di questo cammino. Il cammino spirituale è un percorso che presenta una dimensione prevalentemente soggettiva e individuale. Ogni avvenimento della vita è parte di questo cammino. Nel caso il cammino spirituale coincida, con un percorso iniziatico, vi possono essere del- le prove da superare. Tali prove, in genere, sono una 'verifica' per se stessi, con se stessi, del proprio progresso sulla Via della Realizzazione del proprio Progetto per il raggiungimento di un nuovo livello.



La via spirituale si sviluppa con la crescita interiore e l’applicazione di questo risultato nell’esperienza quotidiana. Non consiste nell'andare nei luoghi così detti sacri, accendere ceri, praticare una religione, dare qualche spicciolo ai poveri o mormorare qualche preghiera. La spiritualità sottintende il vivere una vita armonica, con lo spirito si manifesta. La nostra Divinità Interiore si manifesta, per mezzo del nostro comportamento, a proposito dei Fatti della Vita, sia interiore sia di relazione. La vita spirituale necessita però di un uso di rituali e simboli. L’iniziato deve evolvere in modo che l'identità personale, così come la messa a fuoco della sua coscienza, siano sostituite da qualcosa che va oltre l'ego separatista intorno al quale, di norma, sono accentrate le nostre vite e si rivolga verso l’Unità degli intenti. Il punto culminante è il principio che fino a quando viviamo concentrati sul nostro IO e lo consideriamo come egoicamente scisso da una qualunque "esistenza" universale, restiamo nel buio e rimaniamo ciechi alla Luce che da sempre è presente in noi. Se l’iniziato raggiunge uno stato di coscienza aperto e illuminato, che gli permette di dire a se stesso “Conosco i miei pregi e i miei difetti“, è più ricco di quanto può immaginare, è parte dell’Essenza. Il materialista che non si riconosce erede e parte dell’Universo, sa di essere solo erede della sua famiglia. L’iniziato invece è chi sa essere erede e parte dell’Universo, la sua ricchezza si trova nella coscienza.



Fino a che non si pervenga a uno stato di coscienza simile, si resta poveri, pieni di desideri, insoddisfatti e preoccupati di perdere la tranquillità materiale. Perseguendo la via spirituale, per mezzo del percorso iniziatico e dei suoi simboli, non abbandonandola di fronte alle difficoltà, si arriverà a una meta. Se s’interrompe questo legame, si torna nel buio, andando per il mondo con una benda sugli occhi. Forse troppo tardi ci si renderà conto che si è proceduto volgendo le spalle alla Luce. Non si ottengono mai grandi vittorie, il processo iniziatico è lento, la situazione in cui viviamo ci condiziona e si riesce a sperimentare la potenza dello spirito solo in assenza di distrazioni. Tutto ciò se è acquisito solo intellettualmente è sterile, se non ci sforziamo di agire e rendere operativo il nostro Lavoro Rituale. Per comunicare è necessario condividere il proprio percorso, i propri dubbi. La preponderanza dell’intellettualità nella nostra vita ci fa credere di crescere e non ci fa sentire. L’accidentalità deve essere vissuta senza identificazione, quando ciò è stato realizzato, lo specchio rimanderà fedelmente la consapevolezza della propria libertà. Se invece lo specchio rimanderà l'immagine di un IO aggrappato esclusivamente alle 'ragioni' del mondo della Manifestazione, dovremmo riflettere umilmente e meditare sul perché. In altre parole, nella ricerca della spiritualità 'fai da te' non si vive quel momento cruciale detto 'morte iniziatica'.



Ben diverso è lo stato di chi percorre la Via Iniziatica nella buona e leale compagnia dei propri Fratelli, che hanno il Dovere di farci da Specchio, di illuminare la nostra Immagine come noi dobbiamo fare nei loro confronti. L’essere massoni è prima di tutto un movimento vitale interiore, aspirazione indomabile a forme superiori di consapevolezza. E laddove tutto ciò potrebbe apparire un astratto esercizio di retorica, i riscontri oggettivi che ciascuno di noi ha vissuto e vivrà arriveranno a dimostrarci l’esatto contrario. Basti pensare a ciò che eravamo quando, afflitti e prigionieri della profanità, abbiamo mosso i primi passi del cammino iniziatico. E l’aspetto formidabile del nostro vivere e agire è la capacità di ciascun fratello di infondere ovunque, nelle forme dovute, le nostre intuizioni, i nostri miglioramenti, la nostra naturale predisposizione alla conoscenza. Nel faticoso tentativo di conquistare quella dimensione di probità, onestà e uguaglianza tra individui che instancabilmente tentiamo di trasmettere all’umanità, può correrci in soccorso l’inestimabile valore del dialogo. Se tra fratelli esercitiamo la virtù della tolleranza, attraverso l’accettazione delle naturali, reciproche diversità, ciò avviene proprio in virtù della capacità di dialogare senza preconcetti né forme di prevaricazione sul prossimo. Il dialogo avvicina le persone e i popoli, abbatte le barriere poiché per definizione rifiuta ogni forma di fanatismo e pregiudizio. Il dialogo risolve le guerre, pacifica ogni contrasto e genera uguaglianza tra persone che forse mai avrebbero pensato di trovarsi fianco a fianco in un percorso comune.



Da ciò che viviamo nei nostri lavori, nelle nostre agapi, nel nostro continuo desiderio di relazionarci e conoscerci proprio attraverso il dialogo, è necessario trarre esempio e spunto per agire nel mondo esterno. Il dialogo è l’antidoto all’odio, disintegra concetti divisivi come 'razza', 'confini', 'emarginazione', 'estremismo', annienta tutti quei dogmi che creano separazione anziché unione. È in funzione di queste brevi e non certo esaustive riflessioni, che si può forse trarre una conclusione: conoscenza e dialogo si nutrono dalle stesse radici e hanno sicura valenza ed efficacia sia nel percorso iniziatico sia nella profanità. Affrontare con determinazione la strada della conoscenza e padroneggiare con sicurezza lo strumento del dialogo, sono conquiste da perseguire e non già certezze acquisite. Guai a chi con estrema sicurezza si spinga ad affermare di aver già conseguito entrambi gli obiettivi: saranno le circostanze a smentirlo in modo doloroso, se non irrimediabile.
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