venerdì 8 novembre 2013

Le cose che possiamo (ancora) dire. È ancora immaginabile, come ai tempi dei greci, una sostanziale identificazione tra ontologia e logica?



Qual è il rapporto tra l’Essere, l’Eterno e il linguaggio che lo vuole esprimere? Il Logos, cioè tutto ciò che lega, raccoglie, e di cui sono siamo letteralmente ‘incarnazione’ è Dio; spesso è identificato con la seconda persona della divinità, cosa vuol dire? In che modo, per dirla con Heidegger, il linguaggio è il pastore dell’essere? Come possiamo analizzando il linguaggio riuscire ad arrivare alla definizione del senso? È ancora immaginabile, come ai tempi dei greci, una sostanziale identificazione tra ontologia e logica? Sono domande a cui si è tentato di dare una risposta, per quanto sommaria, nell’ultimo simposio del Capitolo De Lantaarn del Rito di York, nell’ambito della rassegna «Al divino dall’umano», sulla scorta dell’omonimo libro di Mauro Cascio. Approfondisci nell'Area del Gran Capitolo sul Sitoweb del Rito di York cliccando a sinistra sulla icona del rito.

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